Potete fare un riassunto dello stato della scultura contemporanea? Alquanto difficile direte voi, l’unica cosa che si potrebbe fare è un rapido elenco di quelli che sembrano essere i trend di questi ultimi tempi. La scultura, come noto, si avvale anche delle gettonatissime installazioni site specific e delle video installazioni manifestazioni sorte nella seconda metà del secolo scorso e che non hanno nessuna intenzione di mollare la presa. L’effimero sembra essere una caratteristica costante all’interno della scultura contemporanea, vediamo sempre più artisti impegnati in ricerche che implicano materiali deperibili e molto spesso provenienti dall’ambiente naturale.
Per deperibili si intende anche l’uso di organismi morti o in decadimento come lo squalo in formaldeide di Damien Hirst che ha in qualche modo spianato la strada a questo tipo di sperimentazioni. Ultimamente il Met di New York ha posizionato sul suo tetto un’immensa installazione di Mike e Doug Starn dal titolo Big Bamboo, costituita appunto da più di 32.000 canne di bambù. In altri casi le creazioni artistiche provengono da scarti industriali e questo è sicuramente un retaggio proveniente dalle ricerche effettuate negli ambiti dell’arte Minimalista e dell’arte Povera. Validi esempi di riciclo dell’elemento industriale sono le cannucce di plastica di Tara Donovan e gli assemblaggi vari di Bruce High Quality Foundation, Paper Rad e tutto il resto della nuova ondata newyorchese senza contare i caleidoscopici ammassi di oggetti realizzati dagli anglo-tedesdchi Artists Anonymous. Molto gettonata è anche la cattura dello spazio con suoni, luci e vapori di ogni sorta è questo il caso di artisti come Krzysztof Wodiczko, Olafur Eliasson, Martin Creed o James Turrell.
Ovviamente tutte queste manifestazioni artistiche implicano un uso in larga scala della superficie espositiva. Già perché le dimensioni maestose sono un’altra prerogativa della scultura/installazione contemporanea ne sa qualcosa Anish Kapoor che lo scorso anno ha letteralmente invaso tutto lo spazio della Royal Academy di Londra, cospargendola di cera rossa. E non è un caso che gli inglesi siano anche detentori della Turbine Hall, spazio gigantesco destinato appunto ad accogliere opere che non potrebbero essere contenute all’interno delle consone sale museali. Inoltre si fa strada la scultura mediante stampanti e torni digitali che collegati ad un computer riescono a scolpire materiali provenienti da modelli in 3D. Niente spazio per le piccole sculture quindi? Ovviamente nulla di più sbagliato, a volte le grandi dimensioni non riescono a rendere grande un’opera d’arte.
Lucrezia 1 Aprile 2011 il 12:04
Non ero una grande appassionata di arte contemporanea, ma lo sono diventata. Negli ultimi anni ho frequentato uno spazio espositivo fiorentino chiamato EX3 e devo dire che mi sono “arresa” alle contraddizioni e soprattutto alle provocazioni degli artisti contemporanei. E’ per questo che sto pensando di supportare il centro, credo sia importante, soprattutto di questi tempi. ciao