Lebanon è un film del 2009 scritto e diretto da Samuel Maoz presentato in concorso alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Leone d’Oro come miglior film. È uscito nelle sale cinematografiche italiane il 23 ottobre 2009. di recente sono finalmente riuscito a vederlo al Nuovo Sacher, grazie ai soliti buoni consiglieri.
La storia che racconta si ambienta all’interno di un carro armato durante la prima guerra del Libano del 1982. All’interno di un carro armato nel senso che il mondo esterno è visto solo dal mirino, e questo non toglie nulla anzi amplifica la claustrofobia, l’impossibilità di ragionare agire muoversi, l’impotenza e il dolore, la paura per l’irragionevolezza della guerra.
Guerra che non soltanto c’è ed è all’esterno della cabina del carro, ma è l’unica cosa che esiste e come tale esiste anche all’interno della cabina e di se stessi in tutte le sue sfumature: la distruzione, la non chiarezza del piano, le psicologie di uomini totalmente alterati dallo stress fisico mentale e psicologico. I rumori assordanti dei motori della torretta contribuiscono alla normalità della follia e della costrizione. Ci si abitua al rumore guardando il film, ci si abitua è un pensiero da non sottovalutare.
Un piccolo capolavoro in cui la guerra, le atrocità, le insensatezze non sono esibite con musiche plateali e ralenty vistosi ma normalizzate da discussioni animate: cosa bisogna fare per sopravvivere, come bisogna essere, come bisogna muoversi, bisogna non perdere la testa, sparare quando è sottomira, queste sono le cose vere che atrocemente si infilano nel nulla claustrofobico di un luogo talmente onirico da essere un incubo del reale senza alcun controllo tranne quello apparente del mirino.