Chi vorreste al Padiglione Italia?

Questo blog ha pubblicato di recente un cospicuo numero di articoli riguardanti il padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Spesso ci siamo preoccupati per le sorti della nostra arte contemporanea ed abbiamo criticato le continue affermazioni del curatore del padiglione Vittorio Sgarbi sui possibili partecipanti. Fatto sta che nel nostro continuo attaccare le “manie dell’imperatore” ci siamo dimenticati di porre una domanda fondamentale al nostro pubblico: Qualunque siano le scelte del Vittorione Nazionale, chi pensate possa rappresentare il nostro paese ad una manifestazione così importante?

La questione è alquanto spigolosa poiché riassumere la creatività nazionale in un unico ambiente con uno o pochi attori non ci sembra comunque cosa facile. Va detto però che molte nazioni si affidano ad un unico o pochissimi artisti, il che solitamente garantisce un’unità d’insieme al riparo da incidenti estetici e ridicoli patchworks . Lo sbaglio del padiglione Italia edizione 2010 è forse stato quello di voler ostentare troppe opere per favorire il mercato e per proporre una visione a 360 gradi del nostro panorama creativo. I lodevoli intenti sono andati a cozzare con l’aberrante horror vacui generato da opere in netto conflitto l’una con l’altra e se generare contrasti è comunque una sperimentazione lecita, riprodurre una fiera all’interno di una Biennale non è certo una pratica coraggiosa o sperimentale. Magari, senza far preferenze od esclusioni faziose, sarebbe bastata la sola presenza di Masbedo e Bertozzi e Casoni, se non altro le opere avrebbero dialogato con lo spazio invece che annientarlo ed avremmo potuto realmente confrontare la nostra nazione con le altre.

Le provocazioni di Maurizio Cattelan voluto da Achille Bonito Oliva per la sezione Aperto’93 sono ormai lontane e siamo arrivati a rimpiangerle mentre prima le disprezzavamo ma anche se la nostra domanda potrebbe sembrarvi futile quanto un sondaggio su chi vorreste convocare per la nazionale di calcio, ci par sano e giusto chiamare anche il pubblico a giudicare cosa vorrebbe o non vorrebbe vedere. Forse il tanto denigrato gusto comune potrebbe riuscire dove altri curatori hanno fallito.