Painlessly Consumed e’ il nuovo progetto di Lara Favaretto in occasione della sua terza personale alla Galleria Franco Noero di Torino (dal 23/9/10 al 30/10/10) , che si ispira all’ampio archivio di immagini raccolte nel tempo dall’artista, e in particolare ad appunti di viaggio e fotografie scattate in India alle impalcature in legno usate per la costruzione degli edifici. L’aspetto precario e vulnerabile di queste strutture e l’apparente casualità nella loro costruzione, contrapposte alla loro precisa funzione di sostegno, sono le caratteristiche che attraggono l’artista e che le permettono di indagare la molteplicità di visioni nell’esperienza estetica, di introdurre un dubbio o un momentaneo inganno tra cio’ che sembra e cio’ che e’.
Nei cinque piani della galleria e’ installata una nuova serie di opere realizzate con tubi Innocenti di recupero: vere e proprie impalcature assumono una funzione diversa da quella originaria e suggeriscono una dilatazione tridimensionale all’interno dell’edificio, apparendo come ipotetici puntelli di una sua immaginaria precarietà. Come segni essenziali le impalcature definiscono nuove volumetrie, inquadrando letteralmente porzioni dello spazio. Alcuni elementi delle strutture in ferro vengono in parte coperti, sostituiti, riempiti da fili di lana. Il loro colore puro corrisponde all’essenzialità del sistema di tubi e giunti, come una scomposizione spaziale di una policromia pittorica. L’impalcatura che taglia lo spazio al pian terreno, e’ aperta nel mezzo per permettere al visitatore di attraversarla e di intravedere i fili di lana che ne riempiono interamente le sezioni troncate. Ai piani superiori, alla solidità di una porzione di un elemento in ferro si sostituisce una massa di fili di lana colorati, mentre sulla parete adiacente un quadro e’ ‘negato’ alla vista dai fili che lo ricoprono interamente. Filamenti colorati spuntano dalle estremità di una lunga struttura e da un foro che rivela il contenuto interno dei tubi, mentre una lama di colore riempie il sottile taglio praticato in una parete.
Al fondo di una stanza un’impalcatura costruita con elementi fittamente ricoperti di lana blu e nera inquadra visivamente la parete bianca, con una dichiarata valenza pittorica. All’ultimo piano la struttura che e’ sospesa del tutto da terra, crea in modo ancora piu’ evidente un senso di precarietà attraverso la completa negazione della sua funzione originaria. Nel Project Space di Piazza Santa Giulia 0/F, mimando i metodi costruttivi osservati in India, una ‘foresta’ di tubi Innocenti invade completamente lo spazio, un ambiente intricato e denso che crea uno spiazzamento visivo in cui la funzionalità si confonde con la natura effimera dell’intervento.