La scena dell’arte in Perù è stata per molto tempo strumentalizzata da una sorta di grande famiglia di gallerie d’arte che in sostanza ha gestito fino a pochi anni fa l’intero mercato nazionale, decidendo quale arte proporre e quale bocciare. In sostanza questa sorta di sacra corona unita dell’arte (ovviamente non stiamo parlando di organizzazioni mafiose vere e proprie) ha scelto di vendere solo arte tradizionale, condannando all’oblio una nutrita schiera di creazioni del tutto sperimentali.
Questa situazione di costrizione ha acuito le doti creative di molti giovani ed effervescenti artisti. Eppure in Perù si sta facendo largo una nuova generazione di collezionisti appartenenti al ceto medio alto che sarebbe ben disposta a comprare opere d’arte strettamente contemporanee. A riprova di ciò possiamo citare il successo di una fiera di tre giorni ospitata da un hotel di lusso a Lima ed organizzata dai curatori del Desenfranquiciados Colectivo, solitamente in lotta contro l’establishment artistico locale con l’obiettivo di cambiare il mercato artistico peruviano. Alla fiera sono presenti 45 artisti peruviani che mettono in vendita le loro opere a 500 dollari o meno. “l’obiettivo di questa piccola manifestazione fieristica è quello di rendere l’arte accessibile al pubblico ed ai collezionisti. In venti anni il mercato è caduto preda di un piccolo gruppo di gallerie con poco interesse nell’arte contemporanea, esse sono circa 30 e non è facile entrare nel loro giro. Con Desenfranquiciados stiamo tentando di dare alla creatività sommersa un giusto trampolino di lancio. Inoltre vogliamo mostrare al mondo intero che in Perù ci sono anche bravi e coraggiosi artisti e non solo talentuosi artigiani” hanno dichiarato alcuni membri del Desenfranquiciados Colectivo.
Certo la situazione peruviana è un poco asfissiante ma provate a spostarvi dalle nostre parti ed osservate bene cosa succede nella nostra scena dell’arte contemporanea, a noi sembra che le cose funzionino più o meno allo stesso modo. Con l’aggravante che dalle nostre parti le gallerie d’arte si fanno guerra a vicenda invece di fare sistema.