A quattro anni di distanza dalla mostra negli spazi di Monitor nel 2006, la galleria romana il 4 ottobre inaugura la terza personale di ZimmerFrei. La ricerca di questo trio dal sodalizio decennale è fortemente connessa all’idea di una permanenza, di un lasso di tempo passato a stretto contatto con un luogo specifico.
L’ultimo lavoro video del gruppo, What we do and what we are, che Monitor presenta per la prima volta in Italia, è stato girato in una singolare strada di Bruxelles, che come sempre nella città belga ha un doppio nome in francese e fiammingo: rue de Laeken/Lakensestraat. La via ha una storia paradigmatica: dopo la grande fioritura negli anni ’60, evocati da tutti i suoi “abitanti” come la belle époque, solo venticinque anni dopo ha visto una vera e propria decadenza con la costruzione dei grandi centri commerciali della vicina rue Neuve/Nieuwstraat e una sfortunata operazione immobiliare del gruppo Alliance.A poco è valso il tentativo di ravvivare Rue de Laeken con affitti convenzionati a gallerie d’arte e associazioni no profit: l’economia stenta a riavviarsi e la strada si è assestata in una sorta di tempo lento in cui convivono botteghe tramandate da generazioni (la drogheria, il fiorista), famiglie di panettieri e solitari barbieri che abitano nel retrobottega, prostitute e papponi, un bar dedicato a Che Guevara e uno al cane del proprietario, e poi agopuntori, architetti, spacciatori, collezionisti e ristoratori dalle alterne fortune, la sede del teatro fiammingo, il museo della franco-massoneria e tre dei più antichi templi massonici della città.
“What we do and what we are” ha molte anime: una documentaria e dialogante, una contemplativa e silenziosa, una misterica e muta. Con queste diverse lenti deformanti il film entra ed esce da luoghi pubblici di proprietà privata chiedendosi cosa si vede da dietro il bancone, chi sono le persone che animano questi commerci e queste attività, cosa succederà dopo, quali tracce rimangono sulle cose, cosa resta del lavoro e della vita stessa.
Insieme al video, saranno presenti in mostra quattro lavori inediti: gli spazi sterminati e struggenti di Coney Island, New York, ambientazione della splendida serie fotografica “Tomorrow is the question” (2009/10), il sapore rubato di una conversazione privata da ascoltare immergendosi in un dispositivo acustico d’altri tempi, il semplice e irresistibile gesto di spiare uno spazio segreto suscitato dall’intervento concepito espressamente per gli spazi della galleria (entrambi “Untitled”, 2010) e lo ieratico “The Guardians”, altro lavoro fotografico quasi contraltare e leit motiv del film.