Ed alla fine le voci di protesta contro l’oscurantismo si sono fatte sentire, Globartmag ovviamente si unisce simbolicamente alla manifestazione e pubblica questo breve articolo proprio per ribadire che: “l’arte deve essere la libera espressione dell’animo umano“. Stiamo ovviamente parlando del pasticcio combinato la scorsa settimana dai vertici della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C.
Come già anticipato in ben due nostri articoli, l’importante istituzione aveva praticamente censurato un’opera di videoarte presente alla mostra Hide/Seek. Il video A Fire in my Belly di David Wojnarowicz, che aveva come tema le sofferenze inflitte dall’AIDS, era stato incredibilmente rimosso dalla mostra perchè accusato di offendere il pubblico. L’immagine che più ha disturbato i tranquilli sonni dei benpensanti è quella di un crocifisso sanguinante con delle formiche che vi camminano sopra. Ovviamente con questa folle strategia di negare l’evidenza dell’AIDS gli Stati Uniti hanno praticamente condannato a morte centinaia di migliaia di esseri umani, offendendo il loro orgoglio nel definire il male come “il cancro dei gay”. Questa purtroppo è storia e la memoria storica dovrebbe aiutare l’umanità a non ripetere gli sbagli commessi. Evidentemente però qualcuno ha la memoria corta ed allora ecco che si censura e si mette a tacere ciò che deve essere di dominio pubblico. Fortunatamente, come accennato all’inizio di questo articolo, l’opinione pubblica in questo frangente non è stata a guardare.
Un corteo di oltre 150 persone è infatti partito dagli spazi della galleria Transformer per raggiungere l’ingresso della National Portrait Gallery. Il corteo, ordinato e composto, ha quindi messo ben in vista una foto del volto di David Wojnarowicz davanti alla faccia di ognuno dei partecipanti alla protesta. Tutti siamo David Wojnarowicz, tutti lottiamo per liberare le diversità individuali dalle spire del belpensiero oscurantista e del perbenismo censore. Questo le istituzioni dovrebbero tenerlo bene a mente, la creatività non può essere schiava di un qualsivoglia governo.
Photo by: Natalie Cheung