Joe, Pane Trv, Sugo, Tuff, Koma, Heko, Game. Chi sono costoro vi chiederete voi, ebbene stiamo parlando di una scena lontana lontana, quella della street art alla romana per intenderci. In pieni anni ’90, quando gli eroi del contemporaneo come Banksy non erano ancora coccolati dalle grandi istituzioni internazionali, le metro e le mura della capitale si riempivano di tags e murales compiuti dagli street artists appena citati.
Se siete di Roma e vi è capitato di prendere la metro od il famigerato trenino per Ostia, avrete sicuramente visto le opere di Pane e compagnia cantante sui vagoni e sui sottopassi nei pressi dei binari. Molti di quei tags sono ancora li e nel bene e nel male hanno scandito le giornate (soprattutto gli spostamenti) di centinaia di migliaia di romani. Reperti archeologici di una Roma che sognava a stelle e strisce senza disdegnare un bel piatto di carbonara. Ma era comunque una street art battagliera, notturna e suburbana come è possibile leggere dalle pagine del blog pezzate: “Dipingere a Laurentina, il capolinea della metro B a Roma sud, non era cosa facile durante il servizio, perche bisognava farlo col conducente dentro al treno che aspettava di partire. In piu c’erano pulitori e treni che andavano e venivano sulle altre banchine, e la guardia di stazione che di tanto in tanto si faceva un giretto. Una volta partito il treno tutti dietro ai cespugi a bordo banchina ad aspettare il convoglio successivo e così via finche non esaurivi gli spray o eri costretto a scappare…”. Personalmente ricordo una bella mostra intitolata PLAYGROUND, TRV meets SCARFUL e curata da Barbara Martusciello in collaborazione con Alessandro Gianvenuti nel 2003 negli spazi della galleria del Mascherino. Parlando degli inizi nel lontano ’92, Pane intervistato da Gianvenuti aggiunse: “La storia dei graffiti a Roma è singolare. In Europa siamo stati tra gli ultimi a cui è arrivata questa ondata. Prima di noi ci sono stati i tedeschi, gli olandesi, i francesi…, e queste sono le prime cose che abbiamo visto direttamente. Con il tempo siamo andati a ricercare le origini e siamo arrivati là dove i graffiti erano iniziati, ovvero a New York. Attraverso questi abbiamo percepito meglio lo spirito, le motivazioni e tutta una serie di cose che ci ha coinvolto maggiormente. Da quel momento in poi (‘94 circa) abbiamo avuto il maggiore sviluppo stilistico”. Mi sembrava doveroso ricordare in questo articolo alcuni nomi che hanno praticamente fondato la street art all’italiana.