Spesso a Natale i sogni si avverano per davvero. Il nostro era quello di vedere uno degli Esperimenti della Fondazione Alda Fendi di Roma libero dai barocchismi di Raffaele Curi e dobbiamo dire che la performance Some Disordered Christmas Interior Geometries di Ricci/Forte (dall’8 al 15 dicembre 2010), organizzata nei magici spazi del Silos del Foro Traiano, ha esaudito il nostro desiderio.
Difficile riassumere in un articolo la complessità di un’opera che si poggia delicatamente su molteplici discipline come performance, danza sperimentale, installazione, video arte e teatro d’avanguardia senza mai eccedere o scadere nel vuoto citazionismo. Some Disordered Christmas è un’architettura perfetta che si abbatte con veemenza ed anticonformismo davanti agli occhi dello spettatore, un ballet mecanique lisergico e disincantato che stravolge ogni retorica legata al Natale ed alla sua natura consumistica.
In soli venticinque minuti di attacco frontale, il duo Ricci/Forte riesce ad oggettivare con spietata freddezza il meccanismo alienante imposto da una Società dello Spettacolo dispensatrice di sogni e desideri preconfezionati che portano alla totale coagulazione dell’essere umano. Some Disordered Christmas è una storia comune, la memoria collettiva di un corpo divenuto ormai forma-merce che tenta disperatamente di liberarsi da un involucro autocostruito, l’infernale parabola discendente di un essere vivente che riesce ad identificarsi solamente con gli oggetti percepiti, non riconoscendosi più come soggetto o come organismo emozionale.
Dalle performance di Tino Sehgal passando per le nevrosi tecnologiche della Fura dels Baus, fino a toccare i deliri industriali dei Throbbing Gristle, il binomio Ricci/Forte riesce a creare qualcosa di unico e perfetto, una variante luciferina di A Christmas Carol in cui ognuno di noi può specchiarsi. Insomma, finalmente qualcosa di veramente emozionante e fresco è stato partorito dalla Fondazione Alda Fendi, speriamo solo sia il primo progetto di una lunga lista di eventi. In chiusura vorremmo sottolineare la maestosità degli spazi che forse dovrebbero essere utilizzati un poco più spesso per operazioni di questo genere.
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