Dal 10 gennaio al 5 marzo le ex officine di via Ghisleri di Roma, nel quartiere romano del Pigneto, ospiteranno Reload, prototipo di un modello d’intervento culturale nella città, diffuso in tutta Europa, e anche negli Stati Uniti del dopo-crisi economica, che riutilizza temporaneamente spazi vuoti ricaricando di energia creativa edifici che hanno esaurito la propria funzione originaria.
Tre gli obiettivi: mettere a disposizione degli artisti uno spazio estremamente flessibile; portare interventi culturali in aree cittadine e sociali nuove; creare una micro-sistema economico nel settore della cultura. Per la prima volta a Roma 3000mq di un’ex officina automobilistica saranno il centro propulsore di Reload, progetto che si sviluppa in due mesi di sperimentazione artistica dedicati alle arti visive e alle contaminazioni con l’architettura e la performance.Costruire il prototipo di una nuova struttura culturale flessibile è simile a progettare un software open source estremamente leggero e versatile che possa girare nel “sistema operativo” di una città per proporre soluzioni più avanzate a problemi atavici. In un momento di difficoltà nell’investimento economico sulla cultura la riflessione di Reload porta alla volontà di realizzare un prototipo a bassissimo budget che si basa su un sistema di partnership tecniche che pur non avendo nessun costo reale rendono possibile l’iniziativa. Da un punto di vista culturale, invece, Reload cerca di confrontarsi principalmente con le domande che restano senza risposta all’interno del sistema dell’arte attuale. In questo caso sono due: la crisi degli spazi no-profit a Roma determinata dalla mancanza di un supporto istituzionale e la necessità di maggiore dialogo fra critici e artisti.
Per dare risposta a queste urgenze Reload organizzerà i suoi spazi e la sua attività secondo quattro progetti:
Share: la sala principale dell’edificio sarà gestita a rotazione da quattro delle principali associazioni no-profit di arte contemporanea della città sul modello dei grandi spazi nord-europei messi a disposizione di diversi gruppi di curatori ed artisti che li co-gestiscono. Ogni due settimane sarà realizzata una mostra a cura di un gruppo diverso tra: 26cc, Condotto C, 1:1 projects, Opera Rebis.
Tunnel: un tunnel lungo 50 metri e largo 5 viene messo a disposizione di otto curatori che svilupperanno mostre di una settimana ognuno. Lo spazio cerca di assolvere il ruolo di quelle project-room che, pur auspicate da tutto il sistema dell’arte romano, non hanno ancora trovato modo di essere inserite nelle strutture istituzionali. Inoltre il ritmo serrato della proposta tende a creare indirettamente un confronto e un dialogo fra i principali critici dell’ultima generazione: Angel Moya Garcia, Cecilia Casorati e Cecilia Canziani, Emilia Giorgi, Ilaria Gianni, Alessandro Facente, Micol Di Veroli, Gianluca Brogna, Pietro Gaglianò.
Perform: i diversi spazi dell’intera struttura saranno aperti ad un programma di performance “di confine” realizzate da artisti provenienti dalle arti visive e dalle arti performative, due mondi che si osservano reciprocamente molto poco. Questo spaccato è un modo per avere l’occasione concreta di tentare uno sguardo trasversale sulla performance contemporanea attraverso il lavoro di: Myriam Laplante, Muta Imago, Stefano Taiuti, Gianni Piacentini.
Windows: è un ciclo di due tavole rotonde “tecniche”, ma aperte al pubblico, legate ai temi propri di Reload che vedranno impegnati tutti gli attori del sistema della cultura, dalle istituzioni, ai direttori di musei pubblici, ai collezionisti, fino alle realtà indipendenti. Il primo incontro verterà sulla situazione degli spazi no-profit in Italia, il secondo sull’uso temporaneo degli spazi.
Ogni lunedì, durante i due mesi di attività, inaugureranno due eventi all’interno dello spazio per un totale di 12 mostre, 4 performances, 2 tavole rotonde + un archivio aperto. Per tutte le info visita il sito.