Nel 1509 giunge a Roma, chiamato da papa Giulio II, il talentuoso ma schivo trentenne Lorenzo Lotto. Si è lasciato alle spalle la tranquilla provincia veneta e marchigiana per il grande cantiere del classicismo rinascimentale in cui erano attivi i lombardi Bramante, Bramantino e Cesare da Sesto, i senesi Sodoma e Domenico Beccafumi, l’eccelso Michelangelo e, soprattutto, Raffaello con i suoi allievi, a fianco del quale il veneziano avrebbe dovuto lavorare.
Dopo neppure un anno, però, colui che si racconterà sessantaduenne “solo, senza fedel governo e molto inquieto nella mente”, abbandonerà ogni incarico, riprendendo quel vagabondare che lo condurrà all’emarginazione, subita in parte, in parte provocata, fino a spegnersi da padre oblato nella Santa Casa di Loreto, nelle Marche. La grande impresa vaticana, intanto, era stata affidata per intero alla responsabilità di Raffaello.
Le Scuderie del Quirinale – dopo le grandi monografiche dedicate a suo tempo a Lorenzo Lotto da Venezia nel 1963 e da Bergamo, Parigi e Washington nel 1998 – si accingono a narrare compiutamente (dal 2 marzo al 12 giugno 2011), con un serrato percorso che ne contempli tutta la produzione dalle opere devozionali alle grandi pale d’altare (assenti dalle precedenti esposizioni), l’arte di questo straordinario artista che visse da solitario in una Roma che non riuscì mai a comprenderlo e ad accoglierlo pienamente.
Il “Lorenzo Lotto” delle Scuderie del Quirinale prenderà in considerazione tutta la sua vicenda pittorica ed esistenziale (racchiusa entro il triangolo Treviso, Bergamo e alcune piccole cittadine delle Marche) evidenziando ed esaltando la poetica di un artista che, nato nel Quattrocento, riesce, in modo del tutto originale e autonomo, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi già fortemente anticipatori dell’età barocca.
Lorenzo, infatti, partendo dalle suggestioni compositive di Giovanni Bellini impara da Antonello da Messina (per il tramite di Alvise Vivarini) a guardare l’animo umano per narrarlo in una messa in scena dove a fare da riferimento primo è il grande artista tedesco Albrecht Dürer. Basti pensare a quegli sprazzi di luce fredda o al modo di tagliare i piani prospettici che, per esempio, sono agli antipodi della morbidezza di toni e della fusione coloristica del contemporaneo Giorgione.
La sua composizione si svolge invece secondo ritmi serrati, sottolineati dall’intrecciarsi di sguardi e dalle attitudini variate dei personaggi, spesso immersi in atmosfere trascoloranti ma legate dal realismo dei particolari mentre la sua visione della natura sentita come misteriosa e inquietante ha come probabili riferimenti artisti come Grünewald e Hans Holbein.Una vicenda umana complessa, in sintesi, quella di Lorenzo Lotto che la mostra alle Scuderie del Quirinale narrerà tramite una scelta di opere chiave (alcune delle quali mai prima viste in Italia), capaci di restituire l’incanto del suo estro e l’intero suo percorso artistico.