Design Rivoluzionario: arriva Eko, il semaforo con le barre di avanzamento

 Sapete cosa è una progress bar o barra di avanzamento? La barra di avanzamento è quella simpatica funzione che hanno tutti i computer che descrive graficamente il progresso di una data funzione. Con la progress bar possiamo capire quanto manca al caricamento di un tale programma, all’installazione del software e semplicemente al download della nostra canzone preferita. Questa piccola ma simpatica funzione alle volte evita la frustrazione di un’attesa indefinita e ci aiuta a capire se il computer sta lavorando o si è definitivamente bloccato senza speranza.

Ora immaginate se i semafori della vostra città avessero la barra di avanzamento, certo non servirebbe a diminuire il traffico ma almeno solleverebbe  l’ansia di un’attesa che sembra interminabile oppure ci farebbe comprendere quanto “verde” è rimasto per sgomberare in fretta un incrocio pericoloso. Ebbene la brillante invenzione potrebbe tramutarsi in realtà visto il progetto Eko traffic light presentato dal designer Damjan Stankovic che con tale manifestazione creativa ha vinto quest’anno il Red Dot design awards. Il semaforo disegnato da Stankovic è in realtà tale e quale ad una comune luce semaforica tranne che per una differenza a dir poco cruciale, le luci che lo compongono sono state dotate di una barra di avanzamento che aiuta a comprendere la durata dell’attesa.

Metti un giorno a colazione da Ai Weiwei

 Uno degli artisti più celebri e controversi del momento ha deciso di trasformare il Mies van der Rohe Pavilion di Barcellona in una gigantesca tazza di caffellatte. L’istituzione museale aveva infatti deciso di ospitare alcuni artisti capaci di compiere un intervento atto a riflettere sull’uso degli edifici e sulla nostra visione degli stessi come spazi inalterabili.  La scelta è ricaduta sul cinese Ai Weiwei che ovviamente non ha potuto che confermare la sua fama di artista eccentrico e visionario. L’artista ha infatti riempito le due famose piscine del museo (una posta all’esterno ed una posta all’interno) rispettivamente con latte e caffè.

Ai WeiWei ha così spiegato questa insolita scelta:”il mio intervento esplora il metabolismo di una macchina vivente, l’edificio non è completamente statico: il contenuto delle due piscine viene infatti continuamente sostituito ma i visitatori non possono notarlo, il movimento è impercettibile. Controllare il livello di latte e caffè all’interno delle piscine sarà come tenere in vita un corpo in uno sforzo contro aria e luce”. Le piscine sono state riempite con 65 tonnellate di latte e 15 tonnellate di caffè che saranno tenute all’aria aperta.  L’intervento fa parte di una serie di installazioni che artisti ed architetti provenienti da ogni parte del mondo hanno creato e creeranno all’interno dello spazio museale.

Un cubo di anidride carbonica invade Copenhagen

 L’arte contemporanea trae molte volte spunto da tematiche politiche e la spigolosa questione del riscaldamento globale non fa certamente eccezione a questa regola. A riprova del fatto l’architetto di Los Angeles Cristophe Cornubert ha deciso di installare il suo CO2 Cube a Copenhagen dove sta avendo luogo il summit delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale.  La struttura e alta come tre piani di un normale edificio ed è stata collocata sul lago St. Jørgens, vicino al planetario Tycho Brahe. Secondo il suo creatore il cubo rappresenta lo spazio che occuperebbe una tonnellata di anidride carbonica se fosse immagazzinata in uno spazio con pressione atmosferica standard.

La dimensione dell’installazione ( circa 3 metri quadrati) è altamente simbolica poichè una tonnellata di anidride carbonica rappresenta la quantità prodotta dalla popolazione di una nazione industrializzata al mese. A causa delle attività umane, la quantità di CO2 scaricata nell’atmosfera sta aumentando intensamente durante gli ultimi 150 anni. Va detto che Insieme all’idrogeno, l’anidride carbonica è il principale gas serra (responsabile dell’effetto serra). Mia Hanak, direttore della Millenium Art ( una delle organizzazioni che ha supportato la costruzione del CO2 Cube) ha recentemente dichiarato ai microfoni della stampa: “La maggior parte della conferenza sul riscaldamento globale si svolgerà a porte chiuse. Volevamo quindi far in modo di portare questa importante tematica all’esterno dei palazzi e di avvicinarla alla gente”.

Talking IED, Giacomo Costa racconta la sua arte

Talking IED about future è un ciclo di conferenze pubbliche in cui IED Roma invita personaggi del mondo della cultura e delle professioni creative a raccontare attraverso il proprio lavoro le questioni legate alla costruzione di un futuro possibile. Questi incontri, insieme agli altri eventi che scandiranno l’anno accademico, anch’essi incentrati sul medesimo tema, costituiranno un terreno comune ed interdisciplinare di indagine per la comunità creativa che rappresenta lo IED, con i suoi 1200 studenti e circa 500 docenti, capace di stimolare ed indirizzare le occasioni progettuali concrete – tesi e workshop – che si svilupperanno durante l’anno verso un orizzonte di ricerca comune.

Il 26 novembre per il primo appuntamento di Talking IED, ciclo di conferenze pubbliche con personaggi del mondo della cultura e delle professioni creative, IED Roma ospita Giacomo Costa, eclettico artista fiorentino che si muove tra la fotografia, il disegno digitale, il render di spazi e il collage, concentrando la sua poetica sul paesaggio urbano contemporaneo. Attratto fin dagli inizi dalla fotografia, il suo lavoro trova la massima realizzazione nella scoperta delle possibilità di manipolazione delle tecnologie digitali.

Reed Seifer e l’arte dell’ottimismo

 Avete mai sentito parlare di Reed Seifer? Il celebre graphic designer ed artista concettuale statunitense è balzato agli onori della cronaca alcuni anni fa (esattamente nel 1995) quando ha deciso di varare un suo personale quanto creativo progetto denominato Project Optimism. L’artista ha iniziato con la produzione di spillette con su scritta la frase Optimism ed in seguito la sua popolarità è talmente cresciuta che Seifer ha deciso di creare una serie di oggetti artistici in grande tiratura sempre con la stessa frase inneggiante all’ottimismo. Nel corso degli anni Seifer ha prodotto lattine ed altri oggetti di uso comune sempre con la sua cifra stilistica.

Certo il progetto dell’artista non combatterà la fame del mondo e non aggiungerà nulla di nuovo alla storia dell’arte concettuale ma da oggi potrà sicuramente potrà in qualche modo tirar un poco su il morale dei cittadini newyorchesi. La Metropolitan Transportation Authority, la società che si occupa della metropolitana della grande mela, ha deciso infatti di iniziare una proficua collaborazione con Reed Seifer ed ha quindi stampato a chiare lettere la parola Optimism sul retro dei biglietti della metropolitana.

Il centro Pompidou si trasforma in un circo mobile

 Dimenticate Leoni, tigri, giocolieri, acrobati e clowns, la notizia arriva fresca fresca dall’AP: il Centro Pompidou di Parigi ha intenzione di istituire un grande circo mobile si ma con opere di Pablo Picasso, Henry Matisse, Alexander Calder e chi più ne ha più ne metta. Tale maestoso circo artistico porterà i capolavori dell’arte contemporanea e moderna nelle regioni della Francia e nei sobborghi che non godono di una degna offerta culturale.

L’iniziativa prenderà il nome di Pompidou Mobile e si preannuncia come un progetto di avanguardia anche sotto il profilo architettonico proprio come l’audace centro omonimo che fu al centro di numerose polemiche quando aprì al pubblico nel 1977 la sua nota struttura con i grandi tubi. Per ora sono stati utilizzati parte dei fondi stanziati per il progetto e l’itinerario non è stato tracciato ma è certo che il Pompidou Mobile porterà, in maniera del tutto gratuita, un bagliore di speranza in quartieri attanagliati dal crimine e periferie abbandonate a se stesse.

Barbara Kruger e gli slogan dell’arte

 Sia che riusciamo ad accorgercene o meno, la nostra vita di tutti i giorni è piena di segni grafici e di informazioni visive. Mentre leggiamo un giornale, guardiamo la televisione o camminiamo per strada, assorbiamo informazioni costantemente. Questo aspetto della sfera pubblica e sociale è parte della nuova ricerca creativa di Barbara Kruger, attualmente presente alla Lever House art collection di New York con l’installazione Between Being Born and Dying, in mostra fino al 21 novembre 2009. Il progetto è stato commissionato dal magnate Aby Rosen, boss della Lever House la cui collezione conta tra le sue fila nomi del calibro di Jeff Koons, George Condo, John Chamberlain, Keith Haring e  Barnaby Furnas.

Non è certo per pura coincidenza che Barbara Kruger ha utilizzato il contesto verbale e testuale per la sua cronaca quotidiana della società contemporanea. L’artista ha infatti studiato arte e design con Diane Arbus alla Parsons School of Design di New York e successivamente si è dedicata con successo al graphic design come direttore creativo della casa editoriale Conde Nast. Il compendio creativo dell’artista esplora da sempre le nozioni del consumismo e della comunicazione di massa. Il tratto distintivo di Barbara Kruger sono i suoi slogan, frasi e domande che aprono un confronto, informano e divertono il fruitore in totale semplicità e linearità di intenti.

Un’opera d’arte a 10 euro? Succede ad Artissima 2009

Dal 6 all’ 8 novembre a Torino una selezione di opere realizzate da trenta artisti internazionali saranno esposte e messe in vendita in un negozio davvero speciale all’interno di Artissima, 16° fiera d’arte contemporanea a Torino. THE STORE darà al pubblico della fiera l’opportunità unica di acquistare oggetti d’arte altrimenti difficilmente accessibili a prezzi particolarmente vantaggiosi o perfino portare a casa gratuitamente le opere esposte.

Tutta una serie di oggetti creati appositamente per Artissima: multipli, poster, shopper, fette di torta, chiavi, riviste, cd audio e video, cartoline, libri d’artista, tazze, balloons e una serie di caramelle e lecca-lecca. Da 0 a 450 euro, passando per 2-5-9-10 euro se non addirittura tramite il baratto.

Olafur Eliasson progetta un ponte e…uno skateboard

Il celebre artista Olafur Eliasson che nel 2007 ha collaborato alla creazione del Serpentine Pavillion darà ancora una volta prova delle sue abilità di architetto. Ritt Bjerregaard il sindaco di Copenhagen ha chiesto infatti all’artista nordico di disegnare un ponte per la capitale danese, l’importante progetto sarà realizzato nel cuore della città sopra il Christianshavn Kanal.

Il ponte permetterà di mettere in contatto un quartiere commerciale disegnato da Henning Larsen con l’industria Danisco. Descrivendo il suo progetto Eliasson ha dichiarato  che il suo intento sarà quello di far avvicinare i pedoni il più possibile all’acqua durante l’attraversamento del fiume. L’artista in passato ha lavorato a diversi progetti tesi ad unire l’arte e l’architettura come ad esempio la facciata della concert hall di Reykjavik (attualmente in costruzione) e l’installazione per il foyer della casa dell’opera di Oslo. Il ponte di Copenhagen costerà approssimativamente 25 milioni di marchi danesi e parte dei fondi saranno donati dalla banca Privatbanken che aveva già devoluto i soldi alla città nel 1967 ma gli stessi non erano mai stati usati.

Le maschere di Shin Murayama contro l’AIDS

 Shin Murayama è un ibrido, la sua istrionica personalità lo porta ad essere a volte un fashion designer che gioca a fare l’artista ed altre un artista che gioca a fare il fashion designer. Dal 2004, data ufficiale della sua prima linea personale dal titolo Wore Dance il talentuoso e giovane designer giapponese non ha mai smesso di stupire il mondo dell’arte e dell’haute couture con le sue bizzarre e sfrontate creazioni. Nel 2007 Murayama ha fatto parte del gruppo artistico The Library Police Group ed ha preso parte alla scoppiettante mostra dal titolo The Royal House.

Dal 2008 Murayama si è trasferito negli Stati Uniti ed ha iniziato la produzione di una fantastica e grottesca serie di maschere riunite in un progetto denominato Valhalla. Tali composizioni hanno dato enorme rilevanza al nome del creativo designer tanto da fargli guadagnare recentemente la copertina di Vogue edizione giapponese dove figura una delle sue maschere dal titolo The Beast Within.

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