Arte politica e politica dell’arte

Fare arte vuol dire fare politica. Più che lecito parlare di arte politica o politica dell’arte, anche se per qualcuno l’arte rimane un momento di creatività slegata dal linguaggio politico. Eppure oggi più di ieri l’artista non può non tener conto degli aspetti per così dire “burocratici” della vita creativa. I musei, i ministeri, gli assessori, gli addetti, i direttori e persino i collezionisti, tutti appartengono ad un colore politico e purtroppo bisogna sapersi accodare se in qualche modo si vuole continuare a lavorare.

Citarsi addosso

La citazione è il male del secolo, l’equivalente della panna in cucina: buona solamente ad uccidere qualsiasi sapore. Il citazionismo è però una delle pratiche più in voga tra le nuove schiere di giovani artisti e tra le masse in movimento della critica per così dire moderna. La regola è molto semplice, si prende un filosofo o un fatto storico di grande importanza e lo si inserisce all’interno di una ricerca altrimenti vuota e fuori da ogni contesto.

Largo ai gggiovani, anzi no!

Strano Paese, l’Italia. Siamo sempre pronti a criticare ogni tipo di lobby, di massoneria, di nepotismo e di favoritismo, ma saremmo anche  i primi a voler partecipare a questo imbandito desco, qualora ne avessimo il privilegio. La cosa che più odiamo è il vecchio, il passato che continua imperterrito ad impedire al nuovo di avanzare. Eccoli li, i tromboni ancora saldamente al comando sulle loro poltrone, eccoli i baroni delle università e delle farmacie.

Artissima: il trionfo/tonfo del New Industrial Minimalism

Artissima si è conclusa lasciando dietro di sé le solite gioie ed i soliti malcontenti. C’è chi dice che il livello delle gallerie e delle opere in mostra è stato incredibilmente alto, c’è invece chi è pronto ad affermare il contrario. C’è chi dice che il volume delle vendite è stato più che soddisfacente e chi invece si lamenta per non aver raggiunto nemmeno i fatidici “nuovi contatti”. Una certezza però l’abbiamo: l’ondata di New Industrial Minimalism che da tempo tentiamo di arginare in tutte le maniere sulle pagine del nostro blog, ha cominciato a stancare anche gli addetti ai lavori.

Il meteo e l’arte contemporanea

La politica è divenuta sin troppo noiosa e piatta, in poche parole non fa più notizia. Ecco allora che il telegiornale, in assenza di serial killer e naufragi vacanzieri, deve per forza di cose trovare un modo per catalizzare l’attenzione dei poveri italioti. La scelta, in questi ultimi tempi, sembra esser ricaduta sul meteo.

Il tracollo delle fiere italiane

La maggior parte delle fiere d’arte in Italia non hanno un progetto. E’ per questo che il loro appeal è drammaticamente diminuito in questi ultimi anni. Avere un progetto non significa solamente regalare gli stand alle gallerie più prestigiose ed escludere sistematicamente quelle emergenti (trattenendogli però la famigerata quota di “spese di organizzazione”). Prima di tutto bisognerebbe effettuare una reale ricerca sulle gallerie che ambiscono ad entrare in fiera.

Fumo di Londra 2 – Artisti Italiani a Frieze? ma dove?

 

Ma voi a Londra avete incontrato qualche artista italiano? Perdonateci la domanda a bruciapelo, ovviamente la capitale del Regno Unito è zeppa di artisti nostrani, emigrati in cerca di miglior fortuna e soprattutto di un minimo di considerazione. La questione che volevamo porvi riguarda Frieze, la fiera d’arte che ha tenuto banco la scorsa settimana in quel di  Regent’s Park.

Fumo di Londra 1 – Pittura e scultura? vive e vegete!

Dalle nostre parti pittura e scultura sono divenute una metafora, anzi una banalità. Una massa informe di critici ed addetti del settore anemici ed annoiati ci ha da tempo convinto che essere un pittore equivale ad essere un reazionario, essere scultore significa essere un retrogrado, uno zombie che attende solamente il classico colpo in testa.

Arte, differenze tra l’Italia e…Londra

Durante la nostra settimana pre-Frieze a Londra abbiamo avuto modo di girare in lungo ed in largo la grande metropoli, organizzando un vero e proprio tour dell’arte contemporanea. Sulle prime abbiamo tentato di fare un confronto tra il Regno Unito e la nostra cara vecchia Italia ma qualsiasi paragone sarebbe troppo ridicolo per esser portato avanti.

Chi critica la critica?

A volte la critica si sbaglia e quando lo fa, prende delle cantonate assurde. Anzi, la frase più corretta sarebbe questa: la critica si sbaglia. Si sbaglia nel suo buonismo ma anche nel suo voler per forza stroncare opere ed artisti che in seguito riescono a sovvertire il risultato, portando a casa la vittoria finale.