Matteo Basilé alla Guidi & Schoen di Genova

Venerdì 18 maggio, alla galleria inaugura Landing, la nuova mostra personale di Matteo Basilé.  C’è chi sogna di dominare il mondo e chi dedica tutta la vita alla creazione di una spada. E se c’è un sogno a cui sacrificare tutti se stessi, c’è anche un sogno simile a una tempesta che spazza via migliaia di altri sogni. Non c’entra la classe, né lo status, e neppure l’età. Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore… fino alla morte. Se si nasce uomini, si dovrebbe desiderare una simile vita. Una vita da martiri spesa in nome di un dio chiamato “sogno”. (Kentaro Miura).

Da sempre viaggiatore che attraversa le geografie umane e terrestri raccontando storie di luoghi e persone di tutto il mondo, attraverso il suo lavoro Matteo Basilé ha nel tempo dato vita alle proprie visioni, riportando il suo immaginario in luoghi reali.

Quando manca il supporto

Queste sono le copie delle tue foto, i negativi sono nascosti in un posto sicuro, per averli dovrai sborsare una bella sommetta!”. Chissà quante volte avrete sentito questa frase, magari all’interno di qualche film noir o di qualche romanzo hard boiled. Nel film in questione, solitamente, al protagonista di turno venivano mostrate delle fotografie scottanti che avevano l’amaro sapore del ricatto.

 Ai più giovani questa storia dei negativi potrebbe sembrare alquanto bizzarra. Già, nell’epoca del digitale abbiamo definitivamente perso il supporto, e questo non vale solo per la fotografia ma anche per la video arte. Fino a poco tempo fa si poteva salvare tutto su nastro magnetico, poi si è passati al DVD, ora vanno di gran moda gli Hard Disks multimediali

Pensiamo che i fotografi siano dei cogl**ni

Lo scorso anno il fotografo freelance Tony Sleep pubblicò un illuminato post sul suo sito. Il post fece in breve tempo il giro del mondo, rimbalzando su tutti i social network della rete. Alcuni semplici ma diretti concetti sciorinati dal buon Tony sullo “sporco” mestiere del freelance mi sembrano decisamente illuminanti, tanto che ho deciso di ripostare alcuni stralci qui sotto, tanto per ribadire a tutti alcuni punti fermi. Ovviamente il discorso è valido anche per altre categorie di lavoratori freelance legati all’arte contemporanea e non solo alla fotografia:

Ogni settimana, ricevo in media un paio di proposte di lavoro da parte di gente che “non ha soldi” per pagare le mie foto. Case editrici, riviste, giornali, organizzazioni, aziende affermate o appena avviate: tutti pensano che la fotografia non costi niente, o peggio che mi stiano facendo un favore ad offrirmi di pubblicare il mio lavoro offrendo come compenso di aggiungere il mio nome qui o là.

World Press Photo al Museo di Roma in Trastevere

In mostra le immagini selezionate all’ultima edizione del Premio World Press Photo (dal 28/4/2012 al 20/5/2012), uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito del Fotogiornalismo. La Foto dell’anno 2011 è dello spagnolo Samuel Aranda.  Ogni anno, da 55 anni, una giuria indipendente, formata da esperti internazionali, è chiamata a esprimersi su migliaia di domande di partecipazione provenienti da tutto il mondo, inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam da fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste.

Tutta la produzione internazionale viene esaminata e le foto premiate che costituiscono la mostra sono pubblicate nel libro che l’accompagna. Si tratta quindi di un’occasione per vedere le immagini più belle e rappresentative che, per un anno intero, hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo. Per questa edizione, le immagini sottoposte alla giuria del concorso World Press Photo 2012 sono state 101.254, inviate da 5.247 fotografi professionisti di 124 diverse nazionalità.

Klaus Pichler e l’arte del cibo marcio

A nessuno piace vedere il proprio cibo marcire. Eppure, stando ad un rapporto stilato nel 2011 dalle Nazioni Unite, un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo viene letteralmente gettato nei rifiuti o lasciato a marcire. Il bello è che circa 925 milioni di persone in tutto il mondo muoiono letteralmente di fame e tutto quel cibo sprecato dalle società per così dire votate al consumismo potrebbero salvare milioni di vite umane semplicemente evitando questi sprechi.

Lo sdegno derivato da questa incredibile situazione ha spinto il fotografo Klaus Pichler a creare una serie di immagini emblematiche. E’ così nata One Third, una serie di fotografie che descrivono la connessione tra lo spreco individuale di cibo e la produzione globalizzata di generi alimentari.

Arte e copyright, un bus a due piani nel centro del mirino

Come si diceva nel nostro articolo di ieri, l’artista ruba. Ovviamente si tratta di un furto visivo e concettuale, l’artista ruba attimi di esperienza umana, estetiche e meccaniche creative, impasta tutto all’interno del suo substrato emozionale per poi creare qualcosa di totalmente diverso. Eppure qualcuno rubacchia davvero, ne sa qualcosa il povero Patrick Cariou, vittima di una scopiazzatura portata a termine da nientemeno che Richard Prince.

 Ma la giustizia terrena esiste e come molti di voi sapranno, Prince è stato condannato a risarcire il furto di immagini perpetrato ai danni di Cariou. Il caso ha aperto nuove prospettive (allarmanti per qualcuno) per quanto riguarda i diritti d’autore. Come se non bastasse proprio in questi giorni un giudice inglese ha emesso un’ulteriore sentenza che ha già sollevato numerose e roventi polemiche.

La fotografia che cambia

Andiamo a vedere cosa accade nel mondo della fotografia, visto che in questi ultimi mesi alcuni grandi cambiamenti sembrano voler rivoluzionare in maniera drastica un processo creativo che per moltissimo tempo si è unicamente affidato alla magica consistenza della pellicola. Parlando del classico “film”, giorni or sono vi avevamo girato la triste notizia del fallimento della Kodak.

Oggi è arrivata l’ulteriore mazzata, la storica azienda ha infatti annunciato di voler cessare la produzione di apparecchi fotografici, macchine fotografiche e cornici digitali. Il tutto è stato annunciato con serenità ma un’azienda che è costretta a ridurre ai minimi termini la gamma dei suoi prodotti non è certo messa bene. Nel frattempo il mercato fotografico è stato invaso dalle mirrorless camera, una curiosa ibridazione tra le portatili e le DSLR. Tali fotocamere riescono a ridurre gli ingombri grazie all’assenza del celebre specchietto ed al contempo sono capaci di produrre pregevoli immagini per merito di ottiche intercambiabili e sensori di grandi dimensioni.

La Kodak dichiara bancarotta, fine di un’epoca?

I primi segni del collasso li avevamo registrati qualche tempo fa, quando la Polaroid aveva definitivamente dismesso la produzione delle sue storiche pellicole istantanee. In seguito anche la Kodak aveva lanciato disperate grida di soccorso, terminando la produzione della storica pellicola Kodachrome, emulsione che dal 1935 aveva praticamente scritto la storia della fotografia mondiale. Oggi, dopo 131 anni di gloriosa attività è la stessa Kodak a dichiarare bancarotta.

La domanda è stata presentata dalla Eastman Kodak Company e da tutte le sue società controllate negli Stati Uniti  alla corte distrettuale del Southern District di New York.Per quanto riguarda il resto del mondo, le filiali della grande azienda continueranno a tener fede agli impegni presi con clienti e fornitori, almeno stando a quanto dichiarato da Philip Cullimore, Direttore di Kodak Europe:

Di cosa sono fatte le stelle? Marco Morici e Ignazio Mortellaro per CO2

 

Marco Morici - "My heart is a minereal" - 2010 - stampa fotografica su carta di cotone - courtesy CO2 Gallery

Lo scorso venerdì 14 ottobre è stata inaugurata, presso la CO2 contemporary art di Roma, la doppia personale di Marco Morici e Ignazio Mortellaro: Ossidiana.

Il titolo si riferisce ad un materiale d’origine lavica, le cui antitetiche caratteristiche di affilatura e fragilità, oltre che la sua appartenenza organica alla crosta terreste, alludono alla condizione stessa di esistenza dell’essere umano.

Se la fotografia digitale ha nostalgia di quella analogica

Una foto scattata con Hipstamatic per iPhone

C’era una volta la fotografia analogica. Sembra un inizio nostalgico ma purtroppo è così, il mercato del digitale ha in breve tempo soppiantato una storia ultracentenaria fatta di acidi, pellicole e liquidi di fissaggio. La Polaroid ha lasciato in vita solo un piccolo ricordo delle sue storiche pellicole istantanee, qualcosina è ancora disponibile in casa Fuji. La Kodak da par suo ha eliminato molte celebri emulsioni e si prepara a cancellarne la restante parte. Agfa e Ilford fanno ormai parte di una gloriosa storia.

Per quanto riguarda le macchine fotografiche, anche le più note aziende come Canon, Nikon, Leica e persino Hasselblad hanno abbracciato il digitale in quella che sembra essere una strada senza ritorno. Nessuno ha più voglia di aspettare lo sviluppo delle foto al minilab, in pochi (ma buoni) hanno ancora la voglia di chiudersi in camera oscura per sviluppare e stampare manualmente. Eppure gli appassionati dell’analogico sono sempre di più e hanno preso la buona abitudine di acquistare vecchie (ma sempre buone) macchine su Ebay o procacciarsi le migliori Toy Cameras del momento via internet.

Cosa salvare quando la casa brucia?

Una casa che brucia è un bel problema ed è noto che nel momento della fuga non si ha il momento di fermarsi a riflettere, bisogna agire, scappare, salvare le persone care. Molti però hanno perfino il tempo di salvare dalle fiamme qualche oggetto prezioso o semplicemente qualche caro ricordo. Ebbene, forse traendo ispirazione dalla grande song dei Talking Heads dal titolo Burning Down the House o forse per puro spirito dissacratorio è ultimamente nata una nuova piattaforma web dal titolo The Burning House, come ci fanno notare i nostri cugini d’oltreoceano di Hyperallergic.

La domanda che il fantasioso blog The Burning House rivolge ai fotografi che animano le sue pagine è assai diretta quanto spiazzante: “Se la tua casa stesse bruciando, cosa porteresti con te? Si tratta di un conflitto tra il materiale ed il sentimentale. Quello che porti con te riflette i tuoi interessi, il tuo passato e le tue priorità”.

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