Nate Lowman – Swiss Cheese and The Doors: A One Night Stand

La mostra personale dell’artista americano Nate Lowman Swiss Cheese and The Doors: A One Night Stand inaugura l’11 aprile presso la galleria Massimo De Carlo a Milano. Rispecchiando i diversi flussi di pensiero dell’artista, nella sua prima personale a Milano sono presenti circa quaranta nuovi lavori, organizzati in una narrazione sperimentale attraverso gli spazi della galleria.
Nel corso di diversi anni di carriera prolifica, che vede la sua partecipazione a mostre collettive e personali presso le principali sedi espositive dedicate all’arte contemporanea di New York, Oslo, Londra, Roma e Hydra, Lowman affina tecniche e approfondisce temi che vengono ora sviluppati e riproposti.

L’artista è solito prelevare ritagli di immagini da una collezione, tuttora in corso, di giornali e riviste, cose trovate online, per la strada o nel suo studio. I suoi dipinti, così particolareggiati da sembrare stampati, sono in realtà creati attraverso l’utilizzo di pittura alchidica o ad olio, utilizzando come supporto il lino o la tela. Attraverso i suoi lavori Lowman esprime il potenziale metonimico delle immagini, creando un perfetto parallelismo tra visione iconica della rappresentazione e ricerca di differenti livelli di significato personali, culturali e storici.

ALESSANDRO ROMA – Il sole mi costrinse ad abbandonare il giardino

Brand New Gallery di Milano inaugura l’11 aprile Il sole mi costrinse ad abbandonare il giardino, mostra personale di Alessandro Roma, primo artista italiano ospitato ad esporre nell’intero spazio della galleria. Il giardino è un luogo magico, di concezione antichissima, che porta con sé una metamorfosi perenne nella costruzione e nel significato, in cui l’uomo crea un punto d’incontro e di perfetta armonia con la natura. Ciò che resta inalterata nel tempo è la visione paradisiaca di questo luogo incantato e fertile, Eden cercato e ricreato dall’uomo sulla terra (basti pensare che gli antichi Persiani chiamavano il giardino pairi-daeza). A differenza di un paesaggio che si apre a chi lo osserva, il giardino per essere scoperto deve essere attraversato, esplorato, scrutato a fondo, in quanto è celato nel suo recinto che ne determina e custodisce la forma.

Questo genere di approccio è la chiave per comprendere le opere di Alessandro Roma ospitate presso lo spazio milanese, che suggeriscono allo spettatore una catarsi e una predisposizione mentale attraverso cui calarsi nelle forme che si intersecano, in un collage di ricordi e nelle suggestioni che prendono vita sulla superficie scultorea e pittorica. Il tema del giardino è preso in considerazione solo idealmente e non in modo documentaristico, allo stesso modo in cui Paul Klee per lunghi anni ha affrontato nella sua pittura l’archetipo del giardino, pur senza mai descriverlo nella sua forma realistica, o come Monet, che addirittura giunse a realizzarne uno vero e proprio alle porte di Parigi che divenne il principale soggetto del suo studio. Alessandro Roma nel suo lavoro restituisce la duplice forma del paesaggio e del giardino, completezza e frammento, di uno spazio definito che custodisce al suo interno elementi di richiamo che non sono però di immediata assimilazione. La pittura vive in equilibrio tra figurazione ed astrazione, la scultura restituisce al contempo forme antropomorfe e la memoria di contenitori atavici di elementi naturali, mentre i collages si configurano come bozzetti che tracciano visioni surreali.

Le Mostre in giro per il mondo del mese di aprile

Eccoci finalmente giunti al consueto appuntamento delle mostre in giro per il mondo, una gustosa panoramica che vi servirà di sicuro se in questo periodo vi trovate in trasferta e non volete perdere contatto con il fantastico mondo dell’arte contemporanea. Partiamo con subito con una nuova serie di opere di Jenny Holzer, in mostra fino al prossimo 7 aprile alla Skarstedt Gallery di New York.

Tempo fino al 31 marzo per ammirare le installazioni di David Altmejd, ospitate dalla Brant Foundation di Greenwich nel Connecticut. Figure umane coperte di resina e pelliccia che sembrano quasi comiche sono il marchio di fabbrica di un artista che non mancherà di stupirvi. Sempre a New York fino al 14 aprile c’è Bearti Kher, alla prestigiosa galleria Hauser & Wirth.

Ai Weiwei alla Lisson Gallery Milan

Lisson Gallery Milan inaugura l’11 aprile una mostra dedicata alle opere in ceramica e marmo di Ai Weiwei, una delle aree di ricerca nella vasta produzione dell’artista, all’origine dei suoi lavori più celebri. La mostra includerà alcune opere in ceramica realizzate da Ai Weiwei nel 2006, durante un intenso periodo di lavoro presso Jingdezhen, città dove si concentra il cuore della produzione cinese di ceramiche. Le tecniche tradizionali, tramandate dagli artigiani locali ad Ai Weiwei, sono state alla base di una svolta radicale nella sua produzione e nella creazione di Sunflower Seeds, installazione realizzata dall’artista per la Tate Modern.

Il valore storico e culturale delle tecniche e dei materiali utilizzati è un elemento essenziale nella maggior parte delle sculture di Ai Weiwei. Molta della sua produzione in ceramica si basa sul concetto di ready-made: adattando, dipingendo e distruggendo antichi vasi e urne. Al contrario, la mostra alla Lisson Gallery Milan presenterà sculture interamente create a mano dall’artista. La porcellana è tradizionalmente considerata come la più alta espressione dell’arte cinese; Ai Weiwei ha messo a lungo in discussione ogni forma di deferenza nei confronti di questa tecnica, così come il suo alto valore economico. Allo stesso tempo però il suo lavoro dimostra un profondo rispetto nei confronti degli artigiani del Jingdezhen e della loro abilità, rispettando nel suo lavoro i rigorosi standard delle loro perfette rifiniture.

UNCONVENTIONAL TWINS #2 – claudioadami e Giorgia Fincato

Lo Studio d’arte Contemporaneo Pino Casagrande di Roma inaugura il 16 aprile il secondo appuntamento espositivo del progetto “unconventional twins – doppio personale” ideato e curato da Flavia Montecchi, presentando le opere dell’artista claudioadami in dialogo con i lavori della giovane artista Giorgia Fincato.

La mostra dal titolo “Soliloqui” affronta il processo grafico non-verbale di claudioadami, partendo dalla ultima serie dei blacknotes in cui le stesure di inchiostro nero arrivano a sovrapporre una visione logica del segno, per racchiudersi in un mondo astratto di parole mute, risonanti solo nella mente dell’artista. L’accumulo della carta, lo spessore dell’inchiostro e l’avvicendarsi di storie silenziose sono i punti cardine dell’incontro tra l’artista romano d’adozione e i lavori di Giorgia Fincato, dove misurando la lunghezza di un tratto in metri d’inchiostro, la giovane artista traccia in modo certosino minute spirali di pensieri: ecco che le lettere appena decifrabili dell’uno si uniscono alle immagini filiformi dell’altra.

WILL BENEDICT – Bonjour Tourist

La galleria Giò Marconi di Milano inaugura il 13 aprile la prima personale di Will Benedict (1978, vive e lavora a Vienna) negli spazi di Via Tadino 15. Nel 2008 Will Benedict inizia la serie “Post Card”: imitando su foamcore – uno strato di poliuretano espanso racchiuso da 2 fogli di cartone bianco – il retro di una cartolina vuota, Will lavora sul tema della comunicazione e del ruolo della pittura nella contemporaneità.

La linea verticale che separa lo spazio dell’indirizzo da quello del testo e il piccolo dipinto nell’angolo solitamente destinato al francobollo si prestano a questo gioco: spesso le sue “cartoline” non hanno un destinatario, o in alcuni casi si limitano o più genericamente al classico messaggio “Vorrei fossi qui”; altre invece, come quella per Silvio Berlusconi (2011), contengono una nota scritta a mano, poco leggibile, che recita “Buona fortuna con l’indigestione”.

Kees Goudzwaard – Setting for White

Lunedì 26 marzo la galleria Cardi Black Box a Milano presenta Setting for White, prima personale in Italia dell’artista olandese di fama internazionale Kees Goudzwaard (Utrecht, Netherlands, 1958), a cura di Art At Work. Il lavoro di Kees Goudzwaard è facilmente riconoscibile e la volontaria ripetizione strutturale nelle sue composizioni, caratterizzate da forme piane di colori tenute insieme attraverso nastro adesivo di carta, diventa un modo di incrementare la sensibilità dello spettatore verso leggere variazioni nella superficie, nei bordi, nei contorni e anche nelle dimensioni. Al limite tra astrazione e rappresentazione, i suoi lavori possono essere letti sia come quadri astratti composti da grandi campiture di colore che come nature morte composte di carta e nastro adesivo.

Le sue composizioni grandi e piccole dimostrano, come la complessità pittorica possa essere raggiunta anche attraverso un vocabolario estremamente ristretto. Infatti la profonda tridimensionalità e il realismo di questi lavori, la loro capacità di ingannare lo spettatore attraverso l’uso di diversi piani, trasformano le singole tele in dei paesaggi prospettici. Il segno del nastro adesivo sulla tela ha una doppia funzione: da un lato infonde un senso di equilibrio e di realtà alla composizione, dall’altro creando differenti griglie e spazi si sostituisce alla linea. In questo modo lo stesso nastro adesivo diventa l’elemento che contiene, traccia, seleziona e porta il segno della mano dell’artista e della sua decisione.

Pronti per l’Art weekend a Tel Aviv?

Tel Aviv è la protagonista dell’arte, la città si sta preparando all’art weekend che inizierà domani. La città israeliana, fucina della scena artistica nazionale, ha lanciato l’iniziativa ”2012 Anno dell’Arte” e i prossimi giorni ne costituiranno l’evento di apertura. Un lunghissimo Art Weekend partirà domani (per concludendersi sabato) e farà di Tel Aviv il posto per promotori culturali, artisti, esperti e mercanti d’arte, ma anche semplici turisti.

In calendario ci sono happening, installazioni, spettacoli, conferenze, visite gratuite e una maratona di 24 ore al Museo di Tel Aviv. L’Art Year – spiega Tania Coen-Uzzielli, curatrice del Museo Israele ed esperta di arte israeliana – è un modo per celebrare il rinnovo delle tre principali istituzioni culturali di Tel Aviv: il Museo di Tel Aviv, la Cinemateca e il Teatro Habima. Tre luoghi-chiave della geografia artistica e storica della città: addirittura il museo e il teatro sono sorti prima ancora della fondazione dello Stato ebraico”. Non sorprende dunque che una simile iniziativa sia nata a Tel Aviv.

Trieste, cinque artisti varcano la soglia dell’ignoto e dell’impossibile

Federica Schiavo Gallery inaugura il 31 marzo la mostra TRIESTE che riunisce nuovi lavori, realizzati appositamente per la mostra, degli artisti internazionali Matthew Day Jackson, Jessica Jackson Hutchins, Jay Heikes, Karthik Pandian ed Erin Shirreff.

Trieste è il nome del batiscafo di costruzione italiana che nel 1960, con un equipaggio di sole due persone, stabilì un record di immersione, tuttora imbattuto, nelle acque dell’Oceano Pacifico, raggiungendo il punto di maggior profondità del pianeta: la fossa delle Marianne. Trieste è anche la piccola città portuale dell’Adriatico, situata al confine con la Slovenia, conosciuta per il suo fascino mitteleuropeo e un’insolita atmosfera malinconica che, citando Jan Morris, “porta le persone che la abitano a porsi tristi domande. A che scopo sono qui? Dove sto andando?“ (Trieste and the Meaning of Nowhere, Simon & Schuster, 2001). La mostra è metaforicamente ispirata da queste due realtà ‘borderline’ e richiama l’idea di una forza misteriosa che spinge inevitabilmente l’uomo a varcare la soglia dell’ignoto e dell’impossibile. Gli artisti in mostra, legati tra loro da rapporti di amicizia e stima reciproca, negli anni hanno dedicato frequenti e intense conversazioni a questi temi.

ALI KAZMA – INTIMACY

Dopo Obstructions, prima personale dell’artista da Francesca Minini, Ali Kazma presenta dal 21 marzo INTIMACY, seconda mostra presso la galleria in cui espone tre lavori video: Taxidermist, Cuisine e Absence. I primi due fanno parte della serie Obstructions che racchiude 17 video attraverso i quali Ali Kazma documenta varie attività umane legate ad aspetti quali produzione, creazione, manutenzione e riparazione indagando la condizione di lavoro dell’uomo, sia esso artigianale che industriale.

I video della serie Obstructions sono stati girati in macelli, fabbriche di jeans, laboratori, acciaierie, importanti aziende, l’artista stesso ha lavorato con macellai, ballerini e artigiani: tutte queste figure, anche se da prospettive diverse, si relazionano in qualche modo con l’uomo e il ‘corpo’. Taxidermist (2010) prosegue questa ricerca attraverso una riflessione sul processo di imbalsamazione. La storia di questo procedimento è molto ricca e affascinante e in essa si può ritrovare il nostro approccio spesso confuso e contraddittorio con la morte e ovviamente con il suo opposto, la vita. Per questo video girato in collaborazione con la Fondation d’Enterprise Hermes per il progetto itinerante H-Box, Ali si è recato a Fuhlendorf in Germania dove ha seguito il lavoro di Dirk Opalka.

MARINA ABRAMOVIĆ – WITH EYES CLOSED I SEE HAPPINESS

La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la mostra di Marina Abramović With Eyes Closed I See Happiness che si inaugurerà il 20 marzo 2012 nella sede di Milano. La mostra è il secondo dei grandi eventi che l’artista, indiscussa protagonista della Body Art, realizzerà in città. Il giorno precedente al museo PAC avrà infatti inizio The Abramović Method.

Si tratta, in entrambi i casi, di progetti inediti – “un artista non dovrebbe mai ripetere se stesso” si legge d’altronde nel suo “Artist’s life Manifesto” – i primi ad essere presentati dopo la titanica performance The Artist is present tenutasi al MoMA di New York nel 2010, dove per tre mesi, ogni giorno, sette ore al giorno, l’artista si è donata al pubblico rimanendo seduta, immobile e rigorosamente in silenzio, di fronte ad una sedia che non è mai rimasta vuota. Su quella sedia si sono avvicendate migliaia di persone e soltanto attraverso lo sguardo si è dato vita ad uno straordinario flusso di energia.

Epipedon, una diversa percezione della scultura

La Galleria CO2 di roma inaugura il 21 marzo Epipedon, una mostra a cura di Ludovico Pratesi. Epipedon riunisce dodici artisti italiani delle ultime generazioni Salvatore Arancio, Francesco Arena, Francesco Barocco, Sergio Breviario, Chiara Camoni, Francesco Carone, Giulio Delvè, Ettore Favini, Francesco Mernini, Marco Morici, Giovanni Oberti e Luca Trevisani, chiamati a riflettere sulla possibilità di una diversa percezione della scultura, non più osservata a 360 gradi o dal classico punto di vista di una persona di media statura.

Ogni artista coinvolto nel progetto ha, infatti, lavorato sul concetto di traslazione della linea dell’orizzonte, per offrire allo spettatore un panorama sensibilmente visionario, modificando così la collocazione dell’opera nello spazio, secondo un assunto già messo in atto dal maestro Giorgio de Chirico nel celebre quadro “Le Muse Inquietanti”. Il capolavoro, dipinto a Ferrara nel 1918, pone l’osservatore a una distanza ravvicinata con due manichini e una serie di oggetti misteriosi dispersi nello spazio prospettico, posti sopra un piano inclinato composto da travi in legno parallele. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a un paesaggio asettico basso e surreale che riproduce il Castello Estense contornato da fabbriche e torri.

Quando la videoarte brilla….di luce propria

arsprima prosegue il proprio sostegno a favore della divulgazione e conoscenza della video arte ospitando alla Nur gallery di Milano a partire dal 21 marzo e per un totale di 3 serate (18 aprile e 23 maggio, sono le date successive) una rassegna a cura di Alessandro Trabucco con 13 video dedicati alla luce di 13 artisti del panorama contemporaneo.

Non a caso si è scelta la tematica della luce per una sala di progettazione e sperimentazione che porta il nome arabo di Nur, che significa appunto “luce”. Gli artisti presenti in rassegna, in ordine di presentazione dei rispettivi video, saranno: Isobel Blank , Elisabetta Di Sopra, Umberto Corni, Jessica Iapino, Leonardo Genovese, Silvia Camporesi, Irina Gabiani, Silvio Giordano, Alessia De Montis, Silvia Serenari, Andrej Mussa, JOYKIX, Francesca Arri.

Sought City – geografie immaginarie di Yifat Bezalel

Sempre più spesso si parla di cattiva gestione del contemporaneo, di gallerie il cui unico scopo si dimostra essere finalizzato al commercio e sempre meno alla ricerca; mi sembra anche doveroso sottolineare che ci sono gallerie e istituzioni che invece continuano a muoversi privilegiando un ambito scientifico di notevole interesse. Questo è il caso, a mio parere, di Marie-Laure Fleisch, di cui seguo da tempo le mosse artistiche e che mi sembra dimostrarsi ogni volta all’altezza delle aspettative.

Particolarmente interessante in questo senso è il ciclo espositivo  About paper. Israeli Contemporary Art a cura di Giorgia Calò che, attraverso il lavoro di sette artiste che utilizzano la carta come mezzo espressivo dalla natura multiforme, mette in scena la problematicità dell’appartenenza al contesto Israeliano.

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