Taiyo Onorato e Nico Krebs alla Galleria Riccardo Crespi di Milano

La Galleria Riccardo Crespi presenta End of an Era (Fine di un’Era), in mostra dal 23 febbraio al 7 marzo 2012,  personale degli artisti svizzeri Taiyo Onorato e Nico Krebs.  I due artisti collaborano fin dall’anno 2003, utilizzando la fotografia come mezzo espressivo principale, benché la loro produzione comprenda scultura e istallazione. Materia della loro ricerca sono spesso oggetti tratti dal quotidiano, caricati di significati inattesi e disorientanti per creare immagini in cui realtà e finzione collidano.

Fine di un’Era è una selezione di opere fotografiche e sculture, che ruota attorno al concetto di Fotografia come medium, ma anche come meccanismo di creazione. Questi lavori riflettono sulla percezione dell’immagine fotografica, nella sua ambivalenza tra mera registrazione del dato visivo e rappresentazione di un mondo immaginario. Il titolo Fine di un’Era si riferisce all’insistente dibattito sulla morte della fotografia analogica, recentemente intensificato in seguito al fallimento di Kodak.

ORI GERSHT – Still and Forever

Brand New Gallery di Milano inaugura il 1 marzo la mostra Still and Forever, prima personale italiana dell’artista israeliano Ori Gersht. Attraverso la creazione di scenari sublimi che diventano precipitosamente inquietanti per mezzo di una decadenza improvvisa e graduale, le opere di Ori Gersht rendono momenti prolungati di suspense grazie all’uso della fotografia in stop-motion e del film al rallentatore. Rifacendosi nelle composizioni a quadri storici di grandi maestri, l’artista offre una meditazione sulla vita, la perdita, il destino ed il caso. Catturare un attimo, fermarlo nel tempo e nello spazio per renderlo percettibile in modo chiaro e preciso è una prerogativa di questo artista.

Nella serie Blow Up, che prende il nome dall’omonimo film di Michelangelo Antonioni, la composizione floreale richiama le tinte del tricolore di Francia e si rifà all’opera di Henri Fantin-Latour. Ori Gersht accelera la scomparsa di questo still-life facendolo letteralmente saltare in aria, attraverso una tecnica che prevede un preventivo congelamento dei fiori e la successiva creazione di una violenta esplosione attraverso piccole cariche di nitroglicerina sapientemente posizionate. L’azione viene catturata in modo assai vivido per mezzo di una speciale camera ad alta risoluzione ad 1/6000 di secondo: i momenti cruciali di quest’immagine, allo stesso tempo affascinante ed inquietante, vengono selezionati dall’artista ad evocare la dicotomia tra caos e serenità così come gli atti casuali di violenza, non solo della storia europea, ma anche del suo paese d’origine.

Short stories 12 – Billboards NY-MI A/R

CHI: Maurizio Montagna, milanese classe 1964, fine fotografo e appassionato di pesca. L’anti-divo della fotografia, è uno di quelli che lavorano tanto e vengono premiati; tante le mostre personali e collettive, ha esposto alla Triennale di Milano, al Museo dell’Ara Pacis di Roma, al Museum of Modern Art di Zilina Bratislava. Contemporaneamente alla mostra da Photographia espone alla galleria Bertha and Karl Leubsdorf dell’Hunter College di New York nella mostra “Peripheral visions: italian photography in context, 1950s – present”.

DOVE: Photographia – Milano

QUANDO: 09 – 25 febbraio 2012

COSA: In mostra troviamo la serie Billboards, immagini raccolte anche in due bei volumi editi Damiani Editore. Il progetto, frutto di quattro anni di ricerca sul paesaggio urbano di Milano, si concentra sugli scheletri vuoti dei cartelloni pubblicitari, cosa succede quando manca il messaggio? Sono fotografie che riflettono su se stesse, il vuoto delle strutture pubblicitarie è rettangolare, come il mirino della macchina fotografica, il paesaggio circostante è indifferente a quella vacuità momentanea, il bianco e nero dell’immagine è netto. Partendo da artefatti umani ingombranti e fastidiosi, l’artista ha ripulito la realtà dal disturbo circostante, rendendoli quasi dei porti nella nebbia, confortanti rettangoli di vuoto.

Short stories 11 – About Leigh Bowery

CHI: Difficile spiegarlo il chi: coloro che scattarono le fotografie tra il 1986 e il 1994 sono Fergus Greer (Regno Unito) e Johnny Rozsa (Nairobi), ma pare che a nessuno importi. Il vero protagonista di questa mostra è Leigh Bowery (1961-1994), eccentrico, trasgressivo, visionario  personaggio che segnò indelebilmente la scena artistica londinese degli anni ’80, per poi andarsene precocemente a causa del virus dell’HIV nel 1994.

DOVE: Camera16 – Milano

QUANDO: 10 febbraio – 31 marzo 2012

COSA: È molto difficile considerare le fotografie in mostra dei semplici ritratti, sono immagini trasformiste come il loro protagonista. Leigh Bowery andò ben oltre il concetto di transgender, come se la divisione maschile/femminile fosse solo un limite per la creatività; indossati abiti sartoriali, accessori, paccottiglia e parrucche nelle sue performance metteva in scena l’eterno conflitto tra il corpo e ciò che di esso appare. Un lavoro sul corpo in relazione alla società, non solo.

Fabrizio Passarella – Retrophuture

Retrophuture è un progetto musicale/mediale con cui Fabrizio Passarella si presenta per la sua nuova personale romana presso The Gallery Apart (inaugurazione il 20 febbraio) nelle vesti non solo di artista visuale, ma anche di compositore e poeta. Messi da parte per una volta i pennelli, ma non certo il metodo di creazione di immagini per campionature, Passarella dà vita ad una sua interpretazione di quell’universo di suoni, stili, visioni e suggestioni ben noto agli appassionati di musica elettronica.

Arte e musica sono per Passarella le passioni più grandi fin dall’infanzia e, in questa occasione, egli porta ad estreme conseguenze il suo approccio tecnico e teorico volto a decostruire o rifiutare i linguaggi tradizionali. Ne emerge, quale primo step concettuale del progetto, la mostra che sta in una scatola, secondo una visione popolare della fruizione del processo creativo, un multiplo d’artista contenente ognuno l’intero corredo creativo di cui Retrophuture si compone, vale a dire un cd con 24 brani musicali composti dall’artista, un libretto recante 24 poesie e 24 immagini corrispondenti ai brani e infine un dvd contenente un video.

Notes On Camp, ciclo di tre mostre alla Jarach Gallery

La Jarach Gallery di Venezia inaugura l’11 febbraio il progetto Notes On Camp, ciclo di tre mostre che caratterizzeranno la sua programmazione primaverile. L’idea di Andrea Bruciati, che ne è il responsabile scientifico, parte dalle premesse concettuali del celebre saggio di Susan Sontag ponendolo in relazione con la produzione artistica più aggiornata ed evidenziando sia la singolarità che la stringente attualità dei suoi assunti.

The essence of camp is its love of the unnatural: of artifice and exaggeration, dichiarava Susan Sontag (Notes On Camp,1964). Ma di quale artificialità, innaturalità, si può oggi parlare; in un’epoca dove il postmodernismo ha rimescolato le carte di qualsiasi analisi strutturale ed etica concernente la ricerca in ambito estetico, e non solo. Il Camp si colloca in modo ambivalente in questo discorso di potere: è un processo veicolare mirante a la trasgressione/rivoluzione tout-court o un’ambigua pratica nei confronti della cultura dominante, perché si pone all’interno delle sue stesse modalità ed ha come oggetto la rivisitazione dei suoi stessi contenuti? Sta di fatto che un atteggiamento camp ben si adatta alla creatività narcisistica dell’artista che rivendica l’autonomia della sua creatività da ogni infingimento inquinante per poi dover di fatto trovare forme di compromesso plausibili per la sua accettazione.

Sandro Kopp e gli Skype Portraits

Restando in tema internet e arte contemporanea, se fruire arte tramite la rete risulta un poco difficoltoso e deludente, creare arte mediante il web non è poi così male. Anzi, se si prende ad esempio la net-art, il new media e la digital art è facile rendersi conto delle pressoché infinite possibilità creative offerte dal World Wide Web e dai computers in genere.

Ne sa qualcosa Sandro Kopp, artista tedesco trapiantato in Nuova Zelanda che ha deciso di utilizzare i mezzi offerti dalla tecnologia digitale con un approccio decisamente analogico. Innanzitutto va detto che Kopp è un pittore che ha creato numerosi ritratti di celebrità ed in seconda istanza è lui stesso una piccola celebrità, visto che ha impersonato la parte di un elfo ne Il Signore degli Anelli parte III e quella di un centauro ne Le Cronache Di Narnia. Gossip a parte, Kopp è attualmente in mostra alla Lehmann Maupin Gallery di New York ed i ritratti che ha scelto di esporre sono accomunati da una caratteristica assai bizzarra. Da Michael Stipe (leader dei Rem) a Zang Huan (noto performance artist) passando per Kirsten Dunst (celebre star di Hollywood), tutti i soggetti ritratti sono stranamente avvolti da una desaturazione imperante e da un“disturbo” dell’immagine che rende tutto simile alla visione prodotta da una webcam.

Luca Padroni – Favorevoli convergenze astrali nel giorno in cui sono stato concepito

The Office Contemporary Art di Roma inaugura il 2 marzo la mostra personale di Luca Padroni, a cura di Giorgia Fileni. Per questa occasione l’artista si confronta con gli spazi inusuali della galleria realizzando un nuovo progetto, dal titolo Favorevoli convergenze astrali nel giorno in cui sono stato concepito. Da sempre impegnato a sperimentare le potenzialità della pittura, Luca Padroni usa le sue tele per esplorare altri mondi possibili, luoghi interiorizzati e restituiti attraverso il filtro dell’esperienza, del ricordo, in una visione intima legata alla percezione emotiva degli eventi della vita.

Partendo dalle forme dei crateri che l’artista ha indagato negli ultimi anni, attraverso un percorso ascetico e contemplativo, la mostra condurrà il visitatore fino alla serie inedita di dipinti dedicati ai paesaggi astrali, opere visionarie e suggestive che emanano un senso di catarsi e di realizzazione. Questa visione poetica, questa proiezione della sensibilità più istintiva, restituisce un mondo in continuo divenire, in cui la pittura è intesa come mezzo espressivo capace di veicolare emozioni e sensazioni vissute, materia creativa che trascende la rappresentazione.

Inattese Vedute Svelate da Esther Stocker

Percorrendo velocemente e distrattamente le vie dello storico Rione Ludovisi l’occhio è catturato da un’insolita vetrina, dove è allestita un’installazione ambientale costituita da innumerevoli fili neri generati dalla scritta ‘In defence of free forms ’ (‘In defence of free forms – part 2’, tecnica mista, installazione ambientale, 2011), titolo della prima personale di Esther Stocker (Silandro, 1974 – vive e lavora a Vienna) presso OREDARIA Arti Contemporanee.

Già nota nella capitale per il suo recente intervento al MACRO (Destino comune), Esther ha esordito alla fine degli anni Novanta con alcuni dipinti astratti in cui segni geometrici e griglie ortogonali si sovrappongono attraverso l’uso di tre tinte: bianco, grigio e nero. Composizioni che richiamano il concetto di ‘camouflage’ con lo scopo di esplorare le facoltà percettive dell’uomo. Una poetica che pone le proprie radici nelle esperienze della Op Art, rivisitandole e oltrepassandole. Il suo camuffamento, infatti, si svela tramite irregolarità che caratterizzano i suoi lavori, anomalie create per asserire che nulla è prevedibile.

Daniela Di Maro – Cuprum

Venerdì 9 marzo alle ore 18.00 la Galleria Dino Morra Arte Contemporanea di Napoli inaugura Cuprum, mostra personale di Daniela Di Maro a cura di Chiara Pirozzi. La giovane artista torna a Napoli all’indomani della recente vittoria al concorso “Un’Opera per il Castello 2011”, con il progetto intitolato Anastatica Sensibile che entrerà a far parte della collezione permanente di Castel Sant’Elmo.

In occasione dell’evento Daniela Di Maro presenterà una serie di lavori inediti e realizzati site-specific per gli spazi della galleria. Cuprum, che dà il titolo alla mostra, è un’installazione interattiva frutto delle ricerche condotte dall’artista sulle relazioni che intercorrono tra i processi vitali, propri dei sistemi naturali, e le opportunità intrinseche al progresso tecnologico. Le sue sperimentazioni, infatti, conducono alla forte connessione tra le dinamiche della natura e le potenzialità dovute alle tecnologie nate nell’ultimo secolo.

Febbraio e le mostre in giro per il mondo

Yayoi Kusama

Visto che l’avete richiesta a suon di email eccoci alla nostra consueta panoramica sulle mostre in giro per il mondo. Eventi da non perdere che vi terranno connessi all’arte contemporanea anche durante le vostre vacanze invernali. Partiamo da Los Angeles e del LACMA che fino al prossimo 6 maggio presenta al pubblico In Wonderland: The Surrealist Adventures of Women Artists in Mexico and the United States, vale a dire una delle più grandi (e complete) retrospettive sul surrealismo visto dalle donne. Opere di Frida Kahlo, Louise Bourgeois, Dorthea Tanning e tante altre che sapranno certamente stupirvi.

Alla Tate Modern Di Londra, fino al 5 giugno, c’è  la grande mostra dedicata all’artista giapponese Yayoi Kusama. Occasione imprendibile per ammirare i celebri dots colorati e le divertentissime installazioni della principessa dei polka dots. Sempre a Londra, Alla National Portrait Gallery (dal 9 febbraio al 27 maggio 2012) potrete ammirare la grande retrospettiva dedicata a Lucian Freud.

When (Italian) Responsibilities Become Form

Inaugura il 9 marzo 2012 negli spazi della Galleria OltreDimore di Bologna il progetto When (Italian) Responsibilities Become Form a cura di Raffaele Quattrone che, attraverso l’esposizione di opere di artisti affermati ed emergenti e un fitto programma di incontri, indaga il ruolo di responsabilità delle mostre d’arte accanto alla loro immancabile componente mediatica e mondana che attrae inevitabilmente un pubblico composto per gran parte da “turisti dell’arte“.

Il taglio ironico e critico del progetto è evidente fin dal titolo con il quale il curatore cita la mostra When Attitudes Become Form curata da Harald Szeemann presso la Kunsthalle di Berna e l’Institute of Contemporary Art di Londra nel 1969, invitando in questo modo i visitatori a riflettere sulle attuali sovrapposizioni tra il ruolo istituzionale del Museo e quello commerciale della Galleria privata e su quelle forme artistiche di responsabilità – anche sociale – in un momento storico nel quale il mondo culturale sembra distratto da una diffusa esigenza di divertimento ed intrattenimento tralasciando spesso la qualità delle opere e dei loro autori. 

JANDEK – ROME SUNDAY

Motelsalieri di Roma ospiterà dal 19 al 23 febbraio la prima mostra al mondo di Jandek. L’artista texano, conosciuto finora come originale musicista, espone 7 opere fotografiche che testimoniano quanto complesso e profondo sia il suo progetto poetico. Jandek, sara’ presente il giorno dell’inaugurazione e si esibira’ in un concerto acustico con chitarra e voce per un pubblico ristretto.

Jandek: si è dubitato persino della sua esistenza. Di lui si conosceva un recapito, una casella postale registrata con il nome Corwood Industries e una lunga serie di album in vinile di cui è unico responsabile; musiche, testi e immagini, interprete vocale e musicista. Questi dischi si possono ordinare scrivendo a quel fermo posta e la Corwood Industries si occupa di spedirteli a casa, i costi di invio sono a loro carico. Ma la cosa più fuori dal comune accade quando si riceve il pacco: la musica contenuta e le immagini delle copertine sono così straordinarie da lasciarti sbigottito: Jandek è nel mezzo di un viaggio unico e ci manda questi dischi che sono come cartoline postali.

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