Arte, musica e non solo a THIS IS ROME 2012

Il 17 ed il 18 ottobre torna a Roma il festival che riunisce le nuove correnti creative presenti nella capitale. Stiamo parlando di THIS IS ROME, manifestazione nata nel 2007 nella dimensione del ‘club’, divenuto oggi un cult nel panorama romano. Snob e Progetto ABC Arte Bellezza e Cultura della Provincia di Roma, in collaborazione con Provincia Creativa, Carhartt, Fandango Incontro e Settembrini presentano la nuova edizione dell’evento nato con l’obiettivo di dare visibilità alle realtà culturali che caratterizzano il contesto capitolino.

Quest’anno ampio spazio sarà dato alle mostre di visul art, illustrazione, urban art, installazioni audiovisive e, in collaborazione con AFRODISIACA ed Ornella Cicchetti, degustazioni di street food. Il Festival, totalmente gratuito, avrà sede all’interno degli spazi di Palazzo Incontro, dove, dalle h17, il pubblico potrà visitare molteplici esposizioni di giovani artisti locali, sia emergenti sia già affermati. Al primo ed al secondo piano della location si alterneranno opere di urban pianting, graphic design, illustrazione e visual art.

Eddie Peake ritorna alla Lorcan O’Neill per dissacrare spazi e luoghi comuni

Provocare e sorprendere. Sono i due termini su cui ruota l’intera ricerca di Eddie Peake (Londra, 1981), giovane artista inglese che si è prepotentemente e rapidamente affermato conquistando l’attenzione del pubblico d’oltremanica. Per la seconda volta, la galleria Lorcan O’Neill presenta i suoi lavori attraverso la mostra Call 2 Arm, in cui si rileva immediatamente la sua anima eclettica. L’eterogenea produzione del londinese, infatti, spazia dall’utilizzo del neon, alla pittura, dalla fotografia, alla performance. Adottando i diversi ruoli di pittore, scultore, performer, coreografo e, perfino, curatore con il fine di offrire una riflessione sulla vita urbana moderna, ponendo particolare attenzione nei confronti dell’ambiguità e dell’identità sessuale.

Eddie Peake, classe 1981, nasce a Londra ma ha vissuto a Gerusalemme, Roma e Londra. Oggi vive e lavora a Londra, dove sta completando un Master alla Royal Academy. Si è diplomato nel 2006 alla School of Fine Art e dal 2008 al 2009 è stato residente alla British School di Roma. Nonostante la giovane età ha all’attivo una serie di performance alla Royal Academy e al Cell Projects. A fine 2011 è sbarcato oltreoceano, a Los Angeles per la precisione, dove ha inaugurato la sua personale ‘Boydem’ presso la galleria di Mihai Nicodim. Inoltre, il suo lavoro è stato esposto in numerose collettive tra cui: ‘March’ presso Sadie Coles HQ a Londra, ‘Glaze’ da Bischoff Weiss a Londra, Chez Valentin a Parigi e ‘Re-Generation’ al MACRO Testaccio di Roma, quest’ultima visitabile fino al 9 settembre. Per di più, lo scorso 26 Luglio, ha realizzato una performance alla Tate Modern per la mostra inaugurale di Oil Tanks, nuova ala espositiva del museo, e alla Chisenhale Gallery di Londra.

Ma il crowdfunding funziona veramente?

Nelle nostre pagine abbiamo più volte parlato delle piattaforme di crowdfunding, vale a dire dei siti internet dove è possibile illustrare il proprio progetto che verrà in seguito realizzato grazie a piccole o grandi donazioni da parte del popolo della rete. Grazie a websites com IndieGogo e Kickstarter, l’artista o il creativo squattrinato può presentare un suo progetto e farsi aiutare dagli utenti per la realizzazione dello stesso. In cambio l’artista mette sul piatto una serie di gadgets, stampe o quanto altro in base all’entità economica della sovvenzione di ogni singolo utente.

In Italia il crowdfunding è ancora in via di sviluppo, anche perché l’immaginario collettivo è saldamente ancorato alle vecchie sovvenzioni statali ed al fantomatico “impresario” che prima o poi scoprirà il nostro talento creativo. Eppure anche dalle nostre parti sono comparsi alcuni websites come Cineama ed Eppela, vere e proprie piattaforme di crowdfunding all’italiana che pian pianino stanno aprendo un varco in questa generazione 2.0 del fundraising. Ora però la domanda è la seguente:

Charles Saatchi lancia il progetto 100 Curators in 100 days

Charles Saatchi non è certo un tipo a corto di risorse e di idee. L’inventore della Young British Artists generation e, di conseguenza, il primo “papà” di Damien Hirst, Tracey Emin e compagnia cantante ha deciso di organizzare un evento senza precedenti sulla sua piattaforma online, che fra l’altro si appresta a festeggiare il suo sesto anno di vita.

Questa settimana Saatchi Online lancerà il progetto 100 Curators in 100 days, pensato dal nuovo capo esecutivo Margo Spiritus. Il progetto è semplice, 1000 curatori provenienti da ogni parte del mondo selezionano ognuno 10 artisti da mostrare sul sito per un intero giorno. I 1000 artisti partecipanti sono stati scelti tra i 60.000 presenti sul sito. Secondo Margo Spiritus: “100 curators in 100 days è esattamente in pieno spirito Saatchi, la nostra piattaforma mira a scoprire nuovi talenti e se a presentarli sono celebri curatori, tanto di guadagnato”.

Fingersi giovani artisti

 

Se ancora non ve ne eravate accorti, il mondo dell’arte perpetra continue discriminazioni riguardo l’età dei suoi protagonisti. Questa assurda pratica è talmente diffusa che il primo consiglio da dare ad un artista è quello di rimuovere la propria data di nascita da curriculum vitae, account Facebook e sito web personale. Prendiamo ad esempio gli artisti attivi in Italia agli inizi degli anni ’90, quelli della generazione pre-internet o magari quelli attivi agli inizi del 2000.

Ebbene, è facile notare che molti di quei nomi si sono persi nelle sabbie del tempo. Anche loro sono stati giovani artisti, vezzeggiati dal mercato e dalle gallerie di grido, ma una volta superata la soglia dei quaranta sono stati messi in soffitta e completamente dimenticati. Certo i più abili sono riusciti a salvarsi e a trasformarsi in maestri del contemporaneo ma una nutrita schiera è caduta nell’oblio.

Valentina Vannicola rivela i segreti di Tor Pignattara

Amore a prima vista è stato quello tra Valentina Vannicola (Tolfa, 1982) e la Wunderkammern, che ospita per la seconda volta, nella medesima stagione, i suoi lavori. Fino al 28 giugno la galleria propone la nuova serie fotografica della romana che, armata dell’inseparabile reflex, ha immortalato siti e abitanti del caotico e graffiante quartiere di Tor Pignattara dando vita a scatti surreali. La mostra s’inserisce all’interno della terza edizione del progetto ‘Living Layers’, realizzato in collaborazione con il MACRO, con lo scopo di attivare letture del contesto del Municipio Roma 6 e del suo Living Heritage attraverso il coinvolgimento di artisti provenienti da diversi ambiti di ricerca per proporre interazioni trasversali e inedite dello spazio urbano.

La nostra fotografa, regista, costumista e scenografa offre al pubblico un linguaggio riconoscibile caratterizzato da un costante studio nei confronti delle inquadrature, delle pose dei personaggi, degli oggetti inseriti e degli indumenti di scena. Affascinata dalle fiabe e dai mondi incanti, Valentina è solita scegliere un territorio specifico in cui ambientare le sue istantanee, dove la popolazione locale diventa l’indiscussa protagonista. Se nella precedente mostra Su(L)reale la Vannicola si è lasciata ispirare dal genere della favola riattualizzandola attraverso usi e costumi contemporanei, per Living LayersIII ha impressionato nella sua pellicola luoghi noti al fruitore (come l’aeroporto militare Francesco Baracca, il centro commerciale o i numerosi parchi della zona) connessi tramite un legame di tipo emotivo da cui scaturisce un viaggio mentale in chi osserva l’immagine.

Anche Ad Rock si mobilita per le Pussy Riot

Pochi giorni fa avevamo parlato del terribile atto di ritorsione perpetrato dalle istituzioni russe ai danni del gruppo artistico al femminile delle Pussy Riot. Le battagliere artiste avevano organizzato una performance davanti la sede della chiesa ortodossa del Patriarca di Mosca Cirillo I. l’azione in questione consisteva in una Punk Prayer, una preghiera Punk per salvare la russia dalle spire di Putin.

Purtroppo Cirillo I non ha gradito e le forze dell’ordine hanno prontamente arrestato Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina ed in seguito anche Yekaterina Samutsevich, terzo componente del gruppo. Le tre donne rischiano fino a 7 anni di reclusione Ebbene, anche se la notizia dell’iniquo arrestonon ha ancora raggiunto l’eco mediatico delle disavventure del povero Ai Weiwei, molti protagonisti dell’arte e dello spettacolo si sono mossi per tentare di  tirar fuori dalla gattabuia le povere malcapitate.

Artisti in Condominio contro la stasi del sistema romano

Giusto ieri la scrivente si è recata in quel di Portonaccio, animato quartiere di Roma, per assistere ad Artisti in Condominio, mostra collettiva curata da Achille Bonito Oliva. Il condomino in questione è ovviamente quello di via Giusepe Arimondi numero 3, l’ex deposito di autoveicoli oggi trasformato in un pulsante nucleo di studi d’artista. “Nella seconda decade del terzo millennio, il secondo piano del Portonaccio è totalmente abitato da artiste e artisti dell’ultima generazione, ognuno portatore di una poetica individuale e singolare, ma tutti partecipi ad un quotidiano intessuto di solidarietà, scambio e dialogo”

 queste parole del Pelide Achille presenti nel testo in catalogo riassumono al meglio la vivacità del collettivo di Portonaccio formato da Alessandra Amici, Veronica Botticelli, Marco Colazzo, Mauro Di Silvestre, Francesca Romana Pinzari, Seboo Migone e Caterina Silva. Tra la musica e l’atmosfera festosa la mostra si è rivelata un gran successo ma vorrei soffermarmi su due punti che secondo il mio parere rappresentano il sunto di tanti discorsi già fatti su questo blog.

Ma l’artista chi l’ha visto?

Come ben saprete, il sistema dell’arte contemporanea è costituito da una serie di attori più o meno importanti. Gli artisti ovviamente ricoprono un ruolo fondamentale all’interno di questo sistema, visto che senza di loro l’arte esso non avrebbe ragione di esistere. Eppure i poveri artisti sono sempre più schiacciati all’interno di meccanismi infernali che spesso e volentieri li retrocedono e comprimari di una competizione senza tregua.

Già, i curatori stilano i loro lungimiranti progetti che puntualmente non tengono conto delle opere in mostra, le fiere e le altre grandi manifestazioni di mercato sono orientate ad ingraziarsi le gallerie, le Biennali sparse per il mondo mirano a riunire un sempre più crescente numero di nomi possibili per attirare il pubblico, anche i testi sull’arte contemporanea sono divenuti una sorta di libercoli satirici che nulla hanno a che vedere con uno studio scientifico della materia.

Sing Sweet Songs of Conviction, ultimi giorni per finanziare la mostra

Abbiamo più volte parlato di crowdfunding tra le pagine del nostro sito. Si tratta di una nuova forma di finanziamento collaborativo, vale a dire che un gruppo di persone utilizza il proprio denaro per sostenere sforzi e progetti di altre persone od organizzazioni. Negli States, piattaforme come Kickstarter hanno già aiutato molti giovani artisti a realizzare i propri progetti ma in Italia esistono alcune piattaforme come Eppela, ma fino ad ora nessuno si era cimentato nella raccolta di fondi per sostenere il proprio progetto espositivo.

Finalmente l’idea è balenata a sei agguerrite artiste,  Alessia Armeni, Helena Hamilton ,Denise Hickey, Francesca Romana Pinzari, Pernette Scholte e Lisa Wade, riunite per il progetto Sing Sweet Songs of Conviction Le 6 artiste porteranno il loro lavoro nelle reciproche citta’ natali o di residenza con una mostra estremamente articolata.

Alice Schivardi alla The Gallery Apart di Roma

The Gallery Apart è orgogliosa di presentare Equazione Uno, l’ultimo complesso progetto di Alice Schivardi, alla sua prima personale romana (dal 10 maggio al 10 luglio 2012).  Equazione Uno nasce da un percorso di incontri e da un processo di fiducia e di affidamento che ha convinto sei persone diverse, per età, sesso e storia individuale, ad aprire porte rimaste a lungo chiuse, per raccontare e donare all’artista sei storie di vita vera, incise su nastro magnetico.

 Storie drammatiche ma anonime, che non intendono provocare il pubblico, quanto piuttosto sensibilizzarlo su un piano d’ascolto multiplo. Quest’operazione artistica consente di raccogliere ciascuna singola storia oppure di viverle tutte insieme come un’esperienza uditiva e sensoriale complessiva, composta da parole che si sovrappongono a suoni che le accompagnano.  L’installazione audio che invade lo spazio della galleria è composta da sei altoparlanti connessi ad altrettanti fonti emesse da un computer.

Freelance, la fattura chi la paga?

Qualche giorno fa avevamo pubblicato un articolo circa un sondaggio operato dall’associazione americana W.A.G.E. Nel frangente l’associazione aveva redatto un sondaggio prendendo in esame 577 giovani artisti. Obiettivo del sondaggio era ovviamente quello di capire quanti di essi venivano in qualche modo retribuiti (o le loro spese vengono coperte ad esempio la produzione delle opere) dalle gallerie che ospitano le loro mostre. Alla domanda: avete mai ricevuto qualche forma di pagamento per la partecipazione ad una mostra?

Le risposta è stata No per il 58.4% degli artisti intervistati e SI per il 41.6% un dato a dir poco vergognoso, visto quanto costa produrre una serie di opere per una mostra. Ebbene, se si estende il discorso a tutto il mondo del freelance culturale, vale a dire al giornalismo, alla fotografia, alla moda e quanto altro le cose peggiorano di gran lunga. Eppure il freelance rappresenta una realtà lavorativa in continua espansione.