Hernan Bas e il fagottone Louis Vuitton

Avete presente il classico fagotto? Stiamo parlando di quel bagaglio di fortuna formato da un tovaglione ed un bastone, comunemente usato da girovaghi e pellegrini. Ebbene, sappiate che ne esiste uno con il classico monogramma di Louis Vuitton. Strano a dirsi ma l’idea è venuta a Hernan Bas, scoppiettante artista di stanza a Detroit.

Il fagottone griffato Vuitton è infatti parte integrante dell’installazione intitolata A Traveler, in visione fino al prossimo novembre alla location Vuitton situata all’Aventura Mall di Miami.

Il taciturno annullamento dei ‘No Name’

Rievocazione di crudeli memorie, non lontane nel tempo, difficili da perdonare. Numerose vittime sacrificate per il volere di un singolo egoista. Roma, 1943: l’occupazione nazista, i bombardamenti, le persecuzioni ed il rifugio della popolazione locale presso cunicoli e sotterranei divenuti sinonimi di morte.

Per non dimenticare il clima terroristico diffuso nella capitale durante la Resistenza il vincente binomio Navarro-Arévalo, proposto alla 53° Biennale di Venezia, torna in Italia con il progetto “Nacht und Nebel” ovvero “Nella nebbia e nella notte” esposto nel flessibile spazio della Fondazione Volume!, in collaborazione con l’Ambasciata del Cile.

Iván Navarro (Santiago del Cile, 1972 – vive e lavora a New York) è un artista di fama internazionale, conosciuto per le sue sculture di luce prese in prestito dal Minimalismo per attuare una denuncia socio-politica. In esse indaga il rapporto simbolico tra l’energia elettrica, usata per attivare tali apparecchi, e le ‘correnti’ di una paura occulta innescata da dittature o democrazie di stampo autoritario. Un’innata sensibilità, sorta grazie alla dittatura di Pinochet, con cui ha convissuto fin dall’infanzia, divenendo in seguito elemento influente e caratterizzante nella sua formazione e produzione artistica.

Yifat Bezalel – SOUGHT CITY

Lunedì 12 marzo 2012, la galleria Marie-Laure Fleisch di Roma presenta la mostra personale di Yifat Bezalel dal titolo Sought City. Questo è il secondo dei quattro eventi previsti in galleria nell’arco di un anno dal progetto About Paper. Israeli Contemporary Art, a cura di Giorgia Calò. Il programma espositivo prevede la partecipazione di sette artiste impegnate su tematiche eterogenee, il cui trait d’union è la carta declinata secondo le proprie indagini personali.

Yifat Bezalel, partendo dal disegno e dalla carta, realizzerà un lavoro site-specific in cui gli elementi usati vengono sapientemente inseriti in un complesso contesto installativo che analizza il senso dello spazio, attraverso l’esposizione di oggetti sospesi al soffitto insieme ad una moltitudine di disegni. Il lavoro è incentrato sul senso del desiderio che la giovane artista dispone in fasi successive che si strutturano dal concreto allo spirituale. Metafora di questi passaggi di stato è la città di Gerusalemme, terra promessa e luogo fisico concreto, ma allo stesso tempo luogo immaginato, desiderato e cercato dall’artista come sede di un tempio interiore.

(R)EXISTENZ – 3D2D Tridimensional Today

Torna Pi.Co. con un nuovo appuntamento dal titolo “(R)existenz – 3D2D Tridimensional Today”. Protagonisti dell’appuntamento con l’espressione artistica contemporanea sono 21 artisti, selezionati nell’ambito delle forme espressive più interessanti della generazione nata negli anni Settanta e formatisi culturalmente negli anni Novanta. Artisti noti, apprezzati e seguiti dalla critica, richiesti dalle più prestigiose strutture espositive internazionali, dalla Biennale di Venezia al MACRO. Con le loro opere: scultura, design e installazioni, animeranno il complesso di Sant’Agostino, Palazzo Panichi e Piazza del Duomo, dal 23 marzo al 29 aprile.

L’evento fa parte del progetto “Archelogia del Futuro” dedicato alle arti plastiche nelle loro molteplici componenti, sostenuto dalla Regione Toscana, concepito dalla Fondazione Centro Arti Visive e sviluppato in collaborazione con il Comune di Pietrasanta, l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Artigianart Pietrasanta. Si tratta di artisti hanno saputo creare un proprio linguaggio, sintesi delle varie istanze artistiche, dedicando particolare attenzione alla dimensione relazionale, non rifuggendo quella estetica, ritagliando una porzione importante per la componente autobiografica e la dialettica con la storia e la memoria.

Ormai solo le dimensioni contano

Siete artisti minimal? Amate le piccole sculturine o gli interventi appena percettibili all’interno dello spazio?  Beh, prendete in considerazione l’idea di cambiare metodo operativo. Già perché il trend del momento è tutto basato sulle dimensioni. Un numero sempre più folto di protagonisti del contemporaneo ha deciso di orientarsi sulla scultura e sull’installazione di grandi dimensioni, in modo e maniera da catalizzare subito l’attenzione dello spettatore, lasciando al contempo una duratura immagine della propria opera nella mente dei critici e degli addetti al settore.

 Ecco quindi che, come all’interno di una tragicomica sindrome da spogliatoio, gli artisti fanno gara a chi ce l’ha più lungo, tentando di surclassare ogni record mondiale. Proprio in questi giorni Adrian Villar Rojas ha piazzato la sua mastodontica scultura A Person Loved Me (2012) al New Museum per l’attuale edizione della pluriblasonata Triennial.

Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma


Il progetto a quattro mani di Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli “ Né qui né altrove” in visione al Museo Hendrik Christian Andersen , ha per oggetto il museo: non solo l’istituzione storico – culturale, ma il museo quale è oggi, al tempo della crisi.

Concettualmente il lavoro proposto si fonda sul tema dello spazio e sull’alterazione della sua funzionalità e percezione: un intervento che propone una reinterpretazione della collezione permanente dell’Andersen, e dei suoi spazi espositivi, attraverso la firma di due artisti contemporanei: un’installazione mossa dall’idea di addizione e sottrazione, realizzata con tecnica grafica, fotografica e uso di materiali eterogenei. 

John Locke e la biblioteca in cabina

Nel precedente articolo abbiamo parlato, tra l’altro, della disastrosa condizione in cui versano le nostre biblioteche. Si faceva appunto riferimento alla mancanza di personale, di tomi e di spazio. Se in Italia le biblioteche pubbliche non vanno affatto bene, in Inghilterra queste preziose istituzioni hanno subito una sostanziale trasformazione con gli Idea Stores. Si tratta di biblioteche organizzate come strutture commerciali dove vengono offerti servizi più attraenti e contemporanei come learning centers, caffè, connessione internet e soprattutto una ricca scelta di libri nuovi di zecca.

Un’altra proposta per svecchiare un servizio ormai poco appetibile dalla popolazione locale, arriva dagli Stati Uniti e più precisamente da Los Angeles, dove l’artista John Locke ha deciso di rimodernare sia il concetto di biblioteca che quello di servizio pubblico, praticamente come prender due piccioni con una fava.

Arthur Duff – Sintax Parallax

La galleria OREDARIA Arti Contemporaneee il 9 marzo SYNTAX PARALLAX, la prima personale nei suoi spazi dell’artista americano Arthur Duff vincitore del concorso MACRO 2%. La ricerca di Duff si concentra sulle potenzialità derivate dalla sperimentazione e da giochi semantici sul linguaggio nelle sue svariate forme. La sua tendenza è quella di lavorare per sovrastrutture. Differenti livelli di lettura si posano su una stessa opera sprigionando una sottile eloquenza. Una ricerca che, se analizzata sotto un profilo storico, in alcuni casi può essere ricondotta all’Arte Concettuale, di cui però Duff sviluppa e amplia gli apporti.
La tendenza di alcuni dei più noti artisti concettuali nel servirsi della sola idea, il più possibile smaterializzata dalla forma, viene da Duff deviata e condotta, senza nessuna esuberanza, anche ad un recupero dell’aspetto visivo ed estetico. La sua ricerca artistica è spesso tesa verso le stratificazioni dei livelli semantici riguardo al linguaggio codificato della scrittura e, quindi, della sintassi. Questo conduce ad un atteggiamento che, citando il titolo della mostra, potremmo legare al fenomeno della paralasse – dal greco “accavallamento”.

Quattro chiacchiere con Christo

Oltre ad essere un grande artista, Christo Javacheff è un gran signore. Un uomo di altri tempi verrebbe da dire, pronto ad aprirsi al pubblico dell’arte, ad informarlo e perché no anche formarlo. Proprio ieri si è tenuta una lecture del nostro “impacchettatore” preferito all’ Art Forum Würth di Capena, evento che tra le altre cose ha fatto da corollario alla mostra in essere Christo and Jeanne-Claude, opere nella collezione Würth, in visione fino al prossimo 8 settembre 2012.

Christo, purtroppo orfano di Jeanne-Claude, ha parlato per più di un’ora, illustrando dettagliatamente il suo nuovo progetto Over The River. Il discorso è stato inoltre animato da aneddoti e metodologie riguardanti celebri opere del passato come The Umbrellas e Running Fence, inutile dire che questi ed altri progetti sono stati più volte rifiutati dalle varie istituzioni pubbliche ed hanno comunque richiesto duri anni di lavoro.

Iván Navarro – Nacht und Nebel

Dal 2 marzo al 5 maggio 2012 la Fondazione VOLUME! presenta Nacht und Nebel di Iván Navarro a cura di Antonio Arévalo. La mostra, attraverso un intervento istallativo, vuole rievocare l’atmosfera della città di Roma tra il settembre 1943 e il giugno del ’44, quando, occupata dalle truppe naziste, fu esposta ai bombardamenti e alle persecuzioni e la sua popolazione cercava rifugio in sotterranei, cunicoli, tunnel. Anfratti bui che divennero salvezza ma a volte anche sinonimo di morte, come nel caso delle fosse Ardeatine che furono scenario di un efferato eccidio nazista.

Il progetto dunque, insiste proprio su questa duplice interpretazione e su questo concetto di memoria. L’artista Iván Navarro (Santiago del Cile, 1972) nel suo lavoro sviluppa il concetto di conversione dell’energia attraverso la costruzione di oggetti ed installazioni luminose con neon e materiali d’uso quotidiano, rimettendo in discussione gli stilemi dell’arte modernista con un’attenzione ad un risvolto socio-politico. Per gli spazi della Fondazione VOLUME! ha concepito sette pozzi in mattoni e cemento dalla forma circolare, quadrata o triangolare, contenenti ognuno una scritta al neon: ODIO, OCCHIO, ECCO, ECO, EX, BECCO ed ECCIDIO.

Christoph Buchel ha intenzione di sotterrare un Boeing 727

Nel 1977 Walter De Maria realizzò l’opera The Vertical Earth Kilometer, vale a dire un palo di ottone lungo esattamente un chilometro, seppellito nel parco di Friedrichsplatz a Kassel in Germania. Questo ardito esperimento, realizzato in occasione di Documenta VI, non mancò certo di stupire pubblico e critica, per il suo tentativo concettuale di percepire distanze invisibili o comunque astratte. Oggi l’artista Christoph Buchel ha deciso di compiere un’operazione analoga a quella di De Maria, vale a dire quella di seppellire una forma, ma l’oggetto in questione è decisamente molto più imponente di un palo di ottone lungo un chilometro.

Buchel, con il suo progetto Terminal, ha infatti deciso di sotterrare un intero aeroplano, credeteci o meno è così. L’aviogetto in questione è un Boeing 727, un bestione capace di trasportare circa 189 passeggeri ed il nostro artista vuole installarlo a Kern County a poche ore dalla città di Los Angeles in California. Buchel ha intenzione di finanziare a proprie spese l’intera impresa che comprende anche la costruzione di un parcheggio visto che l’area si trova nel bel mezzo del Deserto del Mojave e quindi non molto accessibile per chi viaggia in automobile. A differenza dell’opera del grande Walter De Maria, che è di fatto inaccessibile visto che la parte sotterrata del palo di ottone non è visibile, Terminal sarà un’opera fruibile.

Inattese Vedute Svelate da Esther Stocker

Percorrendo velocemente e distrattamente le vie dello storico Rione Ludovisi l’occhio è catturato da un’insolita vetrina, dove è allestita un’installazione ambientale costituita da innumerevoli fili neri generati dalla scritta ‘In defence of free forms ’ (‘In defence of free forms – part 2’, tecnica mista, installazione ambientale, 2011), titolo della prima personale di Esther Stocker (Silandro, 1974 – vive e lavora a Vienna) presso OREDARIA Arti Contemporanee.

Già nota nella capitale per il suo recente intervento al MACRO (Destino comune), Esther ha esordito alla fine degli anni Novanta con alcuni dipinti astratti in cui segni geometrici e griglie ortogonali si sovrappongono attraverso l’uso di tre tinte: bianco, grigio e nero. Composizioni che richiamano il concetto di ‘camouflage’ con lo scopo di esplorare le facoltà percettive dell’uomo. Una poetica che pone le proprie radici nelle esperienze della Op Art, rivisitandole e oltrepassandole. Il suo camuffamento, infatti, si svela tramite irregolarità che caratterizzano i suoi lavori, anomalie create per asserire che nulla è prevedibile.

Nuove grane per Christo ed il suo Over The River, stavolta il problema sono le “buche”

Orfano della grande Jeanne-Claude, Christo ha deciso di non gettare la spugna e come molti di voi ricorderanno ha successivamente rialzato la posta con il suo progetto Over The River. Si tratta di un faraonico progetto ideato assieme alla moglie circa 18 anni or sono e prevede l’impacchettamento del letto del fiume Arjansas in Colorado con la sospensione di migliaia di pannelli in tela traslucida.

Dopo numerose polemiche da parte degli ambientalisti ed alcuni dubbi delle istituzioni locali, le autorità del Colorado hanno definitivamente approvato il progetto lo scorso autunno. A questo punto Christo ha cominciato le fasi preparatorie di un’impresa che costerà 50 milioni di dollari e che si prevede porterà nelle regioni interessate più di 400.000 turisti, con conseguente guadagno per tutto lo stato. Nei giorni scorsi però, un ulteriore colpo di scena ha scosso le ormai placide acque in cui stava navigando Over The River.

Daniela Di Maro – Cuprum

Venerdì 9 marzo alle ore 18.00 la Galleria Dino Morra Arte Contemporanea di Napoli inaugura Cuprum, mostra personale di Daniela Di Maro a cura di Chiara Pirozzi. La giovane artista torna a Napoli all’indomani della recente vittoria al concorso “Un’Opera per il Castello 2011”, con il progetto intitolato Anastatica Sensibile che entrerà a far parte della collezione permanente di Castel Sant’Elmo.

In occasione dell’evento Daniela Di Maro presenterà una serie di lavori inediti e realizzati site-specific per gli spazi della galleria. Cuprum, che dà il titolo alla mostra, è un’installazione interattiva frutto delle ricerche condotte dall’artista sulle relazioni che intercorrono tra i processi vitali, propri dei sistemi naturali, e le opportunità intrinseche al progresso tecnologico. Le sue sperimentazioni, infatti, conducono alla forte connessione tra le dinamiche della natura e le potenzialità dovute alle tecnologie nate nell’ultimo secolo.