Mi ha sempre affascinata il meccanismo che consente ad un’opera di arrivare allo spettatore: l’artista nel momento in cui mette in mostra un proprio lavoro deve accettare che ne conseguirà una lettura sul cui esito non può esercitare reale controllo.In quale misura è lecito lasciare libertà a chi guarda e in quale invece è necessario fornire degli strumenti affinché il proprio messaggio arrivi il più chiaro possibile, questo dipende molto dal singolo.
Simon Fujiwara ha in qualche modo ovviato a questa problematica creano un particolare mondo immaginifico in cui lo spettatore viene inserito e redarguito a proposito del soggetto. L’hype che si è creato intorno al suo nome, i premi vinti nell’ultimo anno, la sua partecipazione alla Biennale, la sua giovane età e lo scandalo che sembrerebbe produrre il suo operato: erano questi gli elementi che mi hanno incuriosita ad andare da Giò Marconi per vedere Phallusies di Simon Fujiwara.