Arte contemporanea italiana? Cosa?

Le follie dell’imperatore Vittorio Sgarbi che lascia definitivamente il Padiglione Italia alla  Biennale di Venezia (seguirà un nostro dettagliato reportage alle 15:00 di oggi), i musei che crescono a dismisura e non hanno i fondi necessari al minimo sostentamento, gli stessi musei che vengono lodati o criticati per le loro programmazioni, le roventi critiche all’artista italiano che espone all’estero, le invidie per il curatore italiano che organizza una mostra all’estero, le ripicche tra colleghi, i premi ed i festival, l’andamento di una fiera, le vendite e le quotazioni.

Ed ancora: se è vero, come ha fatto giustamente notare Artribune, che Vittorio Sgarbi è il re dei risultati su Google, è anche vero che questi risultati sono relativi alla sezione italiana del celebre motore di ricerca. Ma c’è di più:  anche a legger centinaia di magazine internazionali non si corre il minimo rischio di trovare tracce di italianità, tranne che per i soliti Vezzo Vezzoli™ o Cattelan.

Sergio Limonta allo spazio O’ di Milano

Sergio Limonta inaugura il 26 aprile con GRAVITY ONE_fleeting vision, un ciclo di interventi sparsi all’interno della programmazione di O’, dedicati al suono e alla sua forma più fisica, attraversando la scultura e l’architettura utilizzando diversi strumenti analogici. GRAVITY ONE_fleeting vision è una composizione sonora. E’ un’installazione che attraverso trenta giradischi, sessanta altoparlanti di varie misure con rispettive cablature e un impianto elettrico che consente l’avvio simultaneo di tutti gli apparecchi, non è altro che l’insieme degli strumenti essenziali al suo funzionamento. Alcuni giradischi eseguono senza interruzione di continuità un lato del proprio vinile, altri sono attrezzati per riprodurre vinili modificati.

Grazie all’impiego di magneti ed altri accorgimenti, le sonorità di questi vinili sono intervallate da scratch, salti e tonfi prodotti da movimenti sussultori dei braccetti dei giradischi. Questo disordine di suoni viene prodotto secondo schemi in parte controllati e genera nuove sonorità che, accuratamente accordate dall’artista al ritmo dei giradischi e al suono dei vinili, restituiscono nell’insieme una risultanza armonica.

Arte Essenziale, un nuovo percorso etico e di libertà nel mondo e nell’arte

Il 7 maggio la Collezione Maramotti di Reggio Emilia inaugura un nuovo progetto. Arte essenziale non è una mostra di gruppo né una mostra a tema. Suo intento è riunire un insieme di artisti – quasi tutti coetanei – che nel panorama dell’arte contemporanea degli ultimi dieci anni hanno tracciato una linea poetica comune, pur non dando vita alla costituzione di un gruppo.

Federico Ferrari (1969) ha enucleato e articolato questa poetica cercando, attraverso la definizione di ‘Arte essenziale’, di indicare per l’appunto una sensibilità condivisa che, al di là delle differenze di stile, di materiali e di pratiche compositive, lascia percepire l’apparizione di un’inedita e, allo stesso tempo, immemorabile attenzione alla genesi del gesto artistico, secondo una modalità radicale ed essenziale. Arte essenziale mostra esattamente questa spoliazione del fare artistico che si spinge fino al proprio gesto iniziale, alla nudità stessa dell’apparire dell’opera e del mondo.

Ahmet Öğüt – Once upon a time a clock-watcher during overtime hours

La Fondazione Giuliani di Roma inaugura il 28 Aprile 2011 la mostra personale di Ahmet Öğüt, Once upon a time a clock-watcher during overtime hours. Con spirito acutamente perspicace e tagliente, Ahmet Öğüt esamina le casualità quotidiane, i comportamenti e i gesti informali che testimoniano le più ampie strutture globali sociali e politiche. Attraverso l’uso di diversi mezzi espressivi, dall’installazione e la performance al disegno, al video, a interventi in spazi pubblici, Öğüt intreccia racconti che si dipanano tra pratica artistica e vita sociale per provocare consapevolezza critica e sottili slittamenti di prospettiva.

In Once upon a time a clock-watcher during overtime hours, l’artista orienta la sua pratica verso una nuova direzione, usando come risorsa una collezione d’arte. Öğüt ha selezionato opere di Marina Abramovic, Giovanni Anselmo, Carl Andre, Mircea Cantor, Peter Coffin, Cyprien Gaillard, Joseph Kosuth e Sislej Xhafa dalla Collezione Giuliani, creando intorno a ogni lavoro “atmosfere” o interventi che pongono l’attenzione sulle caratteristiche dei lavori stessi e suggerendo allo stesso tempo narrazioni sovrapposte con la prospettiva di generare e potenziare nuovi significati.

FLUXUS BIENNIAL – Giuseppe Chiari

Il progetto FLUXUS BIENNIAL, curato da Achille Bonito Oliva per l’Auditorium, è strutturato in una serie di “piccole grandi mostre” di alcuni protagonisti di Fluxus. Attorno a ogni appuntamento espositivo è abbinato un calendario di concerti e performance, storiche e contemporanee, che coinvolgono artisti ai quali viene chiesta una rilettura di quello spirito di immediatezza e di relazione/interazione con l’individuo alla base della filosofia e dell’estetica “intermedia” Fluxus. Dopo George Maciunas, George Brecht, Wolf Vostell e Nam June Paik sarà la volta di Giuseppe Chiari.

La mostra, allestita in AuditoriumArte, si inaugurerà il 29 aprile e resterà aperta al pubblico fino al 12 giugno. Dopo l’inaugurazione della mostra il 29 aprile, alle ore 21 in Teatro Studio, si terrà la performance live di Alvin Curran “Chiari ossia dj Beppe meets King Kong da Beethoven”. La serata è uno degli eventi di Afterfluxus, il ciclo di performance e spettacoli organizzati in occasione delle mostre fluxus.

Tutto è connesso 2 al Castello di Rivoli

Il Castello di Rivoli presenta al pubblico Tutto è connesso 2, un nuovo allestimento della collezione permanente, in continuità con la più ampia ridefinizione degli spazi dedicati alla precedente mostra Tutto è connesso. La rassegna, che si tiene nelle sale storiche al primo piano della Residenza Sabauda, è stata ideata come ulteriore riflessione sul percorso espositivo basato sulle opere della collezione. Come ormai tradizione del Museo, le opere sono state allestite con il determinante contributo degli artisti, dialogando con la particolarità architettonica delle sale storiche del Castello.

Tutto è connesso 2 offre al pubblico la possibilità di incontrare acquisizioni inedite o depositi a lungo termine mai esposti prima al Museo. Sono esposte opere di Allora&Calzadilla, che presentano Stop, Repair, Prepare: Variations on Ode to Joy for a Prepared Piano (Fermati, ripara, prepara: variazioni all’Inno alla Gioia per un pianoforte modificato) del 2008, ambiziosa performance che viene eseguita nella sala 14 durante gli orari di apertura del Museo dal 23 maggio al 12 giugno. Domenica 5 giugno è inoltre in programma un incontro aperto al pubblico con gli artisti, che rappresentano gli Stati Uniti alla prossima Biennale di Venezia.

E TRE! RITORNA HAPPYSPRITZ@GUGGENHEIM

Dopo il lavoro? Appuntamento al museo, per stare in compagnia tra amici, opere d’arte, ottima musica, e un buon aperitivo, in una parola happyspritz@guggenheim!. È questa la formula vincente che la Collezione Peggy Guggenheim, insieme ad Aperol, ha lanciato nel 2009 e che quest’anno, per il terzo anno consecutivo, ripropone dopo il sorprendente successo delle edizioni precedenti.

Il 2, 9, 16, 23 maggio, dalle 19 alle 21.30, ingresso al museo a 7 euro (gratuito per i possessori di Young Pass, la membership Guggenheim per gli under 26) con la possibilità di visitare la collezione e la mostra temporanea dedicata agli artisti ribelli dell’avanguardia vorticista, fuori dal consueto orario di apertura. Compresi nel biglietto d’ingresso, due spritz, accompagnati da un dj set live e da invitanti aperitivi. Il programma musicale delle quattro serate sarà a cura di Ricky Russo/In Orbita.

What is a human being? – VIR Open Studio @ ViaFarini In Residence

Dovete sapere che in via Farini, a Milano, c’è proprio tutto: c’è il Brico, c’è il negozio Tutto a un euro e più, ci sono almeno una trentina di kebabbari e poi ci sono gli appartamenti dove l’associazione ViaFarini ospita le residenze d’artista. Un paio di settimane fa mi son fatta coraggio e sono andata a vedere cosa ha creato la congiuntura di questi luoghi: VIR Open open per Memories and encouters, il ciclo espositivo iniziato nel 2009 dell’operato degli artisti in residenza.

Per tre mesi Giorgio Guidi, Jaša e Matthew Stone hanno vissuto in appartamenti adiacenti e condiviso lo studio al piano terra della palazzina al numero 35 di via Farini. Il risultato? Un’esposizione fuori dagli schemi, irriverente e coinvolgente. Tre artisti che conducono ricerche estetiche diametralmente opposte, ma accomunati  dall’interesse per il rapporto che si crea tra opera e spettatore. E qui ci sarebbe da soffermarsi, perché, se tre ragazzi nati tra il ’78 e l’82, e non credo siano casi isolati, pur percorrendo strade diverse puntano allo stesso bersaglio, forse qualcosa vuol dire.

Il Guggenheim diventa il Titanic fra le mani di Dominique Gonzalez-Foerster

Dominique Gonzalez-Foerster non è certo nuova ad installazioni luminose e sonore che puntualmente riescono ad amplificare le emozioni degli spettatori. Questa volta però l’artista francese ha superato se stessa, trascinando il pubblico nelle tumultuose e gelide acque dell’Oceano Atlantico, vale a dire le stesse che nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 inghiottirono l’RMS Titanic, dopo una devastante collisione con un iceberg che costò la vita a più di 1.500 persone.

Per il 99esimo anniversario dell’infausta vicenda, Dominique Gonzalez-Foerster ha quindi  scelto il Guggenheim Museum di New York che lo scorso 14 aprile è stato teatro della sbalorditiva performance intitolata T.1912.

La Dinamica della Pizza©, ovvero una mostra per l’Italia senza italiani

Proprio ieri ho pubblicato un comunicato stampa relativo alla mostra Un’Espressione Geografica, organizzata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con l’obiettivo di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Come è possibile leggere nel comunicato: “la mostra racconterà la varietà del territorio italiano, esaltando le ricchezze e la specificità di ciascuna Regione“. A questo punto però vorrei far notare un particolare alquanto bizzarro.

Con la scusa di riproporre una sorta di viaggio in Italia alla Goethe, la Fondazione ha chiamato ventuno artisti stranieri a produrre un personale “ritratto” delle altrettante regioni italiane, il tutto sovvenzionato dalla Fondazione e da un’importante istituto bancario. La curatela di Francesco Bonami è la ciliegina sulla torta di un evento che di fatto si offre al pubblico come un vero e proprio affronto alla nostra scena artistica.

Un’Espressione Geografica, il viaggio in Italia intrapreso da venti artisti provenienti da diverse nazioni europee

In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta la mostra Un’Espressione Geografica realizzata in collaborazione con Banca Fideuram (Gruppo Intesa Sanpaolo). Un’Espressione Geografica, a cura di Francesco Bonami, ha il patrocinio del Comitato Italia 150. La mostra aprirà a Torino, negli spazi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il 19 maggio per concludersi il 27 novembre 2011. Attraverso lo sguardo di venti artisti internazionali, la mostra racconterà la varietà del territorio italiano, esaltando le ricchezze e la specificità di ciascuna Regione.

Ne emergerà un ritratto inedito del panorama sociale, politico e culturale dell’Italia dei nostri giorni. Un racconto delle meraviglie e delle contraddizioni che caratterizzano il nostro Paese, sempre in bilico tra tradizione e innovazione, storia e contemporaneità. Un’Espressione Geografica sarà il risultato di un viaggio in Italia intrapreso da venti artisti, provenienti da diverse nazioni europee, ognuno in una delle venti Regioni italiane. Ogni artista sarà accompagnato nel suo viaggio da un giovane corrispondente della Regione prescelta, che lo guiderà attraverso il territorio di quest’ultima rivelandone l’identità e le specificità.

Attenti alla Russia, parte seconda

Mentre tutti erano distratti dalle mosse della Cina noi, in tempi non sospetti, avevamo lanciato una profezia: “attenti alla Russia”. Già, perché avevamo notato un grande fermento creativo da quelle parti.  Oggi, prendendo in esame la città di San Pietroburgo, è possibile notare come a distanza di un paio d’anni questa metropoli sia divenuta ancor più potente all’interno della scena dell’arte internazionale, affiancandosi a veri e propri colossi come Stati Uniti e Regno Unito.

In pochi mesi due sponsors privati hanno sovvenzionato i restauri di ben due musei, vale a dire l’Erarta Museum e il Novy Muzei (New Museum). Tra le altre cose l’Erarta Museum è un museo non-governativo e quindi oltre a disporre di una nutrita collezione di opere cercherà in futuro di generare un mercato attorno ad esse, cosa che anche i nostri musei dovrebbero fare, dopo una tanto sospirata privatizzazione. Questi due nuovi (o rinnovati) gioielli si uniscono al Museum of Nonconformist Art, un museo fondato 20 anni fa da un manipolo di agguerriti artisti che occuparono l’edificio per lanciare una nuova ondata di arte contemporanea al di fuori dalle consone regole della scena russa.

Il collettivo Rotor alla Fondazione Prada di Milano

Ex limbo, il progetto che Rotor presenta presso la Fondazione Prada di Milano (dal 13 aprile al 5 giugno 2011), è una riflessione sugli elementi architettonici e scenografici che hanno costituito i set delle sfilate creati da Prada e OMA per più di un decennio e, dopo l’uso, sono ritornati ad essere materiali grezzi, conservati in vari depositi. Il punto di partenza della mostra è stata la curiosità per i materiali che sono stati impiegati, per le motivazioni che hanno portato alla loro conservazione e per la modalità pratica con cui si è affrontato questo aspetto.

Il lavoro di Rotor consiste infatti nel mettere in evidenza il “resto”: un mondo di elementi e di tracce che, dopo lo splendore funzionale, smontato e posto in un limbo, può tornare in vita sotto altre forme. Un labirinto di materiali che non sono semplici scarti, ma sono i portatori della memoria e dello straordinario lavoro che c’è dietro e intorno ad ogni precedente uso e costruzione: ex limbo.

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