I consigli per gli acquisti che affondano gli artisti

Giornalista, critico, saggista, esperto di economia dell’arte e perfino artista. Questo il profilo professionale di Paolo Manazza, artefice della ormai lungamente discussa lista di artisti/consigli per gli acquisti apparsa sull’inserto Come investire nel 2012 del Corriere della Sera lo scorso lunedì 9 gennaio. Insomma verrebbe da dire che il bravo Manazza è un vero e proprio Player Manager alla Greame Souness, per intenderci, ma non è questo il punto focale della questione.

Ora noi non stiamo qui a disquisire sui nomi, sui presenti o gli esclusi od altro meccanismo mentale che ha portato alla composizione della lista. Quello che si dovrebbe prendere in considerazione è il reale impatto che una tale operazione potrebbe avere sul mercato italiano e sui collezionisti attualmente in cerca di un reale e soprattutto solido investimento. La lista redatta da Manazza è in realtà una classifica squisitamente personale, con tanto di quotazioni difficilmente dimostrabili usando l’unità di misura del mercato internazionale.

VIP Art fair rilancia con tre nuove fiere esclusivamente online

 

Lo scorso anno c’è stata la grande ed inaspettata inaugurazione, quest’anno si punta al consolidamento. Stiamo parlando della Vip Art Fair, la fiera dell’arte contemporanea esclusivamente online, piattaforma inventata dai volponi della James Cohan Gallery che ha già acceso i motori per il gran ritorno previsto tra circa 22 giorni e qualche ora, stando al cronometrone montato sulla home page del sito ufficiale. L’edizione 2.0 della grande kermesse virtuale partirà il prossimo 3 febbraio, per rimaner nell’etere fino all’8 dello stesso mese. I vertici della fiera sono corsi ai ripari per evitare gli spiacevoli incidenti della passata edizione, vale a dire i cospicui rallentamenti del sito e i malfunzionamenti della chat, strumento vitale per poter contattare la galleria in tempo reale e chiedere delucidazioni sulle opere in vendita.

Tutto sommato la prima edizione non è andata malissimo (problemi di connessione a parte), a riprova di ciò anche quest’anno molte gallerie hanno riconfermato la loro presenza, forti anche del piccolo risarcimento concesso dall’organizzazione. Comunque sia la VIP ha rinverdito il suo team di specialisti, in modo da ovviare ai problemi tecnici.

Il Diritto di Seguito vince negli States, ma c’è anche in Italia

Vi ricordate della questione sul diritto di rivendita delle opere d’arte? Ebbene se non vi ricordate di questa vicenda possiamo farvi un piccolo sunto per rinfrescarvi le idee. Verso la fine di ottobre un manipolo di artisti guidato da Chuck Close aveva fatto causa a due succursali di Christie’s e Sotheby’s. Le case d’asta erano state accusate di non aver rispettato il diritto di rivendita sancito da una legge vigente dal lontano 1977.

In pratica ogni persona intenzionata a mettere in vendita le opere di un determinato artista ancora in vita (o comunque deceduto da meno di 20 anni), deve per forza di cose versare una percentuale del ricavato alla fondazione che detiene i diritti dell’artista o all’artista stesso. Sulle prime, Close e gli altri avevano intrapreso una battaglia per la legge che riguardava lo stato della California (ma valida anche per opere vendute in altri stati, se quest’ultime sono state create da un cittadino residente in California).

A chi servono le fiere?

La defezione di Francesco Manacorda da Artissima Torino (verso i più fertili lidi della Tate Liverpool) ha giustamente dato inizio al totofiera. Forse Andrea Bellini tornerà  al comando o forse sarà invece Roberto Casiraghi già patron della fiera romana a riprendere in mano le redini della prestigiosa kermesse torinese? Il punto della situazione è però un altro.

Le fiere sono un innegabile opportunità per il mercato, molti dealers internazionali hanno più volte ribadito l’importanza di queste manifestazioni ed alcuni di loro le hanno addirittura elevate ad unico strumento di vendita. Il problema è che non tutti possono accedere a questo strumento. Girano infatti molte voci attorno alle fiere italiane, alcune di esse sono ormai delle conferme, altre invece non sono mai state confermate ma ad ogni piè sospinto rispuntano puntualmente dal nulla a ravvivar interrogativi mai chiariti. Le selezioni per accedere alle fiere ad esempio rappresentano un nodo mai sciolto.

Multe agli amanti dell’arte e censure online, la scena contemporanea è anche questa

Il mondo dell’arte contemporanea non è certo avaro di stranezze e singolarità. Inutile aggiungere quindi che in questi ultimi giorni ne sono accadute di cotte e di crude in tutto il globo. Ma bando alle ciance e passiamo dalle parti di Londra per vedere cosa è successo. Il sindaco Boris Johnson è insorto assieme a tutta la comunità artistica contro il Westminster Council. Il centrale della questione riguarda la decisione presa della istituzioni di far pagare il parcheggio nei weekend e la sera, con prezzi salatissimi che si aggirano attorno alle 5 sterline l’ora dalle sei e trenta del pomeriggio fino alla mezzanotte dal lunedì al sabato e dall’una del pomeriggio fino alle sei del pomeriggio di domenica.

Uno stillicidio per chi vuole recarsi a visitare importanti musei ed istituzioni come il V&A, la National Portrait Gallery, la Royal Opera House e le tante gallerie private della zona. “E’ una follia” ha tuonato Johnson, ma a rimetterci come al solito è il povero contribuente che non potrà nemmeno godersi una mostra in santa pace. Dalle parti degli Stati Uniti invece si è consumato l’ennesimo atto di censura, questa volta ai danni della performance artist Amber Hawk.

Da oggi la net art si vende

Con l’arte contemporanea non si mangia? Forse, ma con la net art le cose si complicano ancor di più. Se già le opere di video arte sono difficilmente digeribili dal mercato quelle create mediante le nuove tecnologie digitali sono ancor più ardue da piazzare. Ed allora come campano i net artisti? Beh perlopiù si sono rassegnati ad ideare creazioni per la comunità, a diffondere la loro arte in maniera virale e magari a rivendere qualche supporto fisico stampato dopo aver effettuato una semplice screen capturing.

Questo ovviamente vale per gli artisti affermati mentre i giovani e coraggiosi net artists della nuova generazione sono costretti a rassegnarsi. Questa situazione crea ovviamente dei grossi disagi a tutto il movimento, che si trova così privo delle dovute infrastrutture e supporti oltre che del dovuto sostentamento necessario al normale proseguimento della carriera creativa. Questo stato delle cose potrebbe però cambiare repentinamente visto che qualcuno ha avuto la brillante idea di inventarsi una soluzione di mercato per le opere fruibili tramite internet.

Scoperto un giro di opere false a New York

In questi ultimi giorni il patinato mondo dell’arte contemporanea è scosso da una notizia che è rimbalzata su tutte le prime pagine dei quotidiani, primo fra tutti il New York Times. Si tratta di un giro di frodi (se ne contano almento 16) a cui ha partecipato la creme della creme dei dealers della scean. Nello specifico il dealer Glafira Rosales avvrebbe rifornito alcuni suoi colleghi tra cui Ann Freedman presidente della galleria newyorchese Knoedler & Company ed il gallerista newyorchese Julian Weissman con opere di dubbia provenienza.

Le vittime coinvolte nella truffa potrebbero essere molte e sopratutto ignare, visto che persino il New York Times ha azzardato quest’ipotesi: “Chi è coinvolto in questo caso ha dichiarato che i collezionisti ed i dealers che hanno acquistato le opere incriminate potrebbero non avere nessun dubbio sulla chiara autenticità dei loro acquisti”. Nel mentre Knoedler & Company ha già chiuso i battenti, segno evidente che qualcosina di losco nell’aria deve pur esserci.

Charles Saatchi, la società dello spettacolo e l’arte in rovina

 “Sono cresciuto a pane e spettacolo, adoro l’esibizionismo ma questo mondo dell’arte è divenuto troppo esibizionista e troppo spettacolare anche per uno come me. Mi chiedo se i grandi collezionisti siano ancora innamorati dell’arte contemporanea o siano solo pronti ad ostentarla nelle loro ricche case. Curatori e galleristi invece sono privi di coraggio ed intuizione. Preferiscono esporre video noiosi ed opere post-concettuali incomprensibili”.

Queste parole comparse pochi giorni or sono sul Guardian sono di Charles Saatchi, uno dei più grandi squali del mercato dell’arte nonché ideatore della generazione Young British Artists. Parole dure ma sensate, eppure vien da sorridere se si pensa che è stato proprio il celebre dealer, una ventina di anni fa, ad inaugurare una lunga stagione costellata da opere spettacolari, votate allo spettacolo. Il boomerang lanciato da Saatchi è rimbalzato pericolosamente all’indietro, finendo per colpire il suo ignaro padrone. Oggi il povero Charles sembra aver aperto improvvisamente gli occhi, mettendosi a riflettere su ciò che fra le nostre pagine si discute ormai da tempo immemore.

Schema Ponzi nell’arte contemporanea? dove finisce il “fare sistema” ed inizia la truffa vera

Chissà se davvero esiste un “cartello” dell’arte contemporanea, una sorta di Schema Ponzi che promette forti guadagni alle vittime, sempre che esse siano disposte a gettare nel calderone altri nuovi investitori. Questa catena di Sant’Antonio mirata ad ottenere ingenti ritorni economici e soprattutto a breve termine è una sorta di marketing piramidale della truffa e come già ipotizzato nel nostro incipit, potrebbe attecchire anche nel dorato mondo dell’arte, a patto che non lo abbia già fatto.

Giusto pochi giorni or sono il Guardian ha pubblicato la notizia della scoperta di uno sconcertante giro di estorsioni nel mondo dell’antiquariato. Migliaia di dealers, organizzatori di fiere e case d’asta sono stati per lunghi anni bersagliati da un manipolo di traders internazionali che li hanno costretti a pagare migliaia di euro sotto forma di inserzioni pubblicitarie fasulle. Cosa ha spinto le vittime a pagare tali somme non è ben certo ma un’indagine internazionale sta cercando di gettare un poco di luce su questo losco meccanismo.

L’artista deve tornare ARTISTA

 Il sistema dell’arte vuole trasformare gli artisti in un manipolo di individui ansiosi e stitici che attendono disperatamente di essere scoperti e guadagnare un qualsiasi tipo di riconoscimento. Questo ovviamente potrebbe essere il giusto scotto da pagare per raggiunger celebrità e successo economico, ma giunti a questo punto i folli meccanismi presenti all’interno della scena tricolore risultano essere talmente fuori controllo ed inconcludenti che il gioco non vale più la candela.

Ragionando a mente fredda sul pasticcio Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è possibile riscontrare alcuni aspetti comportamentali che in un modo o nell’altro devono per forza di cose cambiare, se non vogliamo che i nostri artisti si disperdano nel nulla, come semplici pedoni da immolare su di una scacchiera mal concepita dal curatore-arraffone di turno. Farsi rastrellare in liste chilometriche pronte a cangiare da un giorno all’altro, farsi trattare come carne da macello senza il minimo ritegno, pagarsi le spese di spedizione delle opere ed in seguito allestire le stesse con le proprie mani, partecipare ad un progetto raffazzonato che svilisce la propria creatività ed in seguito subire l’iter burocratico di un allestimento da magazzino dell’Ikea durante il riordino merci.

La VIP art fair risolve i suoi probemi e i Big dell’arte le rinnovano la fiducia

Come già anticipato la VIP art fair, vale a dire la fiera internazionale d’arte contemporanea interamente ed esclusivamente online, ha già pronto il piano d’assalto per la prossima edizione che dovrebbe partire il 3 febbraio del 2012 e rimanere aperta sino all’8 dello stesso mese. Le grane tecniche che hanno di fatto impallato il sito della manifestazione facendo saltare i nervi a galleristi e collezionisti, saranno un ricordo del passato poiché i vertici della fiera hanno assoldato la specialista internet Lisa Kennedy.

La Kennedy non ha nessuna esperienza nel campo dell’arte ma ha già decretato il successo dell’online retailer Quidsi Inc., recentemente ceduto ad Amazon per mezzo miliardo di dollari. Inoltre Jane e James Cohan, dealers e promotori della manifestazione, hanno deciso di nominare un nuovo direttore che sarà reso noto al più presto. I problemi tecnici sembrerebbero quindi risolti e le più prestigiose gallerie del globo hanno deciso di accorrere in massa, rinnovando la fiducia ad un evento ancora sperimentale.

Continua la vendetta degli artisti californiani

Vi ricordate del pasticciaccio riguardo la legge sul diritto di rivendita delle opere d’arte emanata dallo stato della California nel 1976? Ebbene se non avete capito di cosa stiamo parlando vi rinfrescheremo un poco le idee. Ogni persona intenzionata a mettere in vendita le opere di un determinato artista ancora in vita (o comunque deceduto da meno di 20 anni), deve per forza di cose versare il 5 percento del ricavato alla fondazione che detiene i diritti dell’artista o all’artista stesso.

La legge riguarda lo stato della California ma è valida anche per opere vendute in altri stati, se quest’ultime sono state create da un cittadino residente in California. Inoltre, la legge va rispettata anche se a vendere le opere è un residente dello stato della California che vuole cedere le stesse in un altro stato. Nei giorni scorsi alcuni artisti e fondazioni, guidati da Chuck Close, hanno intentato causa a due mostri sacri del mercato internazionale, Sotheby’s e Christie’s. Ma tutto ciò è solo la punta dell’iceberg, poiché oggi anche Mark Grotjahm si è aggiunto alla lista degli artisti turlupinati.

Se FIAC batte anche Frieze

FIAC è una fiera d’arte contemporanea tra le più prestigiose. Tuttavia, la kermesse parigina non è mai riuscita a spodestare le altre manifestazioni più in voga come Art Basel e Frieze, pur restando davanti a ARCO Madrid ed Artissima di Torino. Ed invece quest’anno le cose non sono andate come al solito, visto che tutti i magazine del settore sono concordi nel dichiarare che FIAC è riuscita a scalzare Frieze, posizionandosi al secondo posto della prestigiosa classifica guidata sempre e comunque dall’incrollabile Art Basel.

Merito del cambio di location dal Cour Carée del Louvre al Grand Palais. Così, lo scorso mercoledì 19 ottobre, FIAC ha aperto i suoi cancelli per la VIP preview, cercando di superare il giro di vendite della settimana britannica di Frieze. Per quanto riguarda le grandi vendite, le cose sono andate bene sin dal giorno dell’inaugurazione. La Galleria Jerome de Noirmont, ad esempio, è riuscita a cedere l’opera Split Rocker (Pink/Blue) di Jeff Koons per la bellezza di 1 milione di dollari. Per tutta risposta Emmanuel Perrottin ha raddoppiato la posta, cedendo i quattro pannelli dell’opera As the Interdimensional Waves Run Through Me, I Can Distinguish Between the Voices of Angels and Devil di Takashi Murakami per più di 2 milioni di dollari.

ArtVerona – Pensieri sparsi sull’essere fiera

Recensire una fiera è problematico per svariati motivi: il primo, banalmente, è che sono fatte dentro a brutti edifici fieristici, il secondo è che effettivamente io non ne so nulla di come si organizza una fiera e mica è facile confrontarsi con amministrazioni pubbliche e private per cercare di far quadrare il cerchio. ArtVerona poi, non me ne voglia, non è una grande fiera e non è meramente una questione di spazi. Gli addetti ai lavori ben sanno quanto sia difficile riempire gli stand delle fiere che non si chiamano Art First o Artissima (per citare quelle italiane che hanno un po’ d’appeal sul gallerista), e va da se che se non si ha la fama per fare i preziosi, a volte ci si tappa il naso. Che poi bisogna pur sempre dire che la selezione è sempre una questione soggettiva.

Il fatto è che riguardando i miei appunti ritrovo solo i nomi di gallerie ed artisti che già apprezzavo e conoscevo, come Laurina Paperina portata da Studio d’arte Raffaelli di Trento, Silvia Vendramel da De Faveri Arte (Sovramonte – BG), Paolo Cavinato dalla Galleria Mazzoli di Berlino. Interessante lo stand della Otto gallery con Andrea Facco e Gianni Moretti. Rivelazione della fiera è stata la Jarach Gallery di Venezia: artisti originali, con una ricerca decisamente contemporanea sia per scelte stilistiche che tematiche, e una coerenza espositiva generale nello spazio della fiera. 

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