Chuck Close ed altri artisti fanno causa a Sotheby’s e a Christie’s

C’è gran maretta nel mercato dell’arte, Sotheby’s ad esempio è ancora alle prese con i suoi movimentatori in attesa di rinnovo di contratto. Come se tutto questo non bastasse, negli ultimi giorni si è aggiunta un ulteriore polemica che minaccia di far perdere il sonno anche all’altra blasonatissima casa d’aste, vale a dire Chirstie’s.

Un nutrito gruppo di star dell’arte contemporanea guidato da Chuck Close ha deciso di fare causa a due succursali newyorchesi di Christie’s e di Sotheby’s per aver violato il diritto di rivendita, sancito da una legge del 1977. Ma in soldoni come funziona questa legge? In pratica ogni persona intenzionata a mettere in vendita le opere di un determinato artista ancora in vita (o comunque deceduto da meno di 20 anni), deve per forza di cose versare il 5 percento del ricavato alla fondazione che detiene i diritti dell’artista o all’artista stesso. La legge riguarda lo stato della California ma è valida anche per opere vendute in altri stati, se quest’ultime sono state create da un cittadino residente in California.

Frieze, vista una fiera le hai viste tutte

A Londra c’è il sole, un sole che non riscalda ma che riesce comunque ad illuminare la frenetica vita della City e ad allungare i suoi raggi sulle vetrine scintillanti e piene di ogni mercanzia. Già perché Londra è il tempio del commercio, ma anche della cultura. E’ dunque questa la Londra dell’Hayward Gallery, della National Portrait Gallery, della Tate, dell’ICA, degli altri musei la cui collezione permanente è fruibile in maniera totalmente gratuita.

E’ la Londra di Hauser & Wirth, di Haunch of Venison, della Lisson Gallery e delle tante altre gallerie private di alto bordo che non perdono il tempo di sciorinare la crema dell’arte contemporanea all’interno dei loro grandi spazi. Ed infine è la Londra di Frieze, la grande fiera dell’arte che ogni anno invade Regent’s Park con una struttura da sogno, totalmente immersa nel verde. Anche quest’anno Frieze non ha mancato l’appuntamento con il grande stile, tra visitatori vestiti di tutto punto pronti a mettere in bella mostra le loro vesti griffatissime e stand d’ampio respiro occupati dalle più prestigiose gallerie di tutto il mondo.

La top 100 di Christie’s, Warhol e Banksy in testa

Quali sono gli artisti più quotati sul mercato? Chi comprare e su quali basi? Domande a cui è molto difficile rispondere ma c’è qualcuno che prova comunque a stilare classifiche su basi solide. Quel qualcuno è la prestigiosa casa d’aste Christie’s che sul suo sito ha da qualche tempo pubblicato una top 100 degli artisti più quotati del momento.

Al primo posto c’è ovviamente il re del mercato Andy Warhol e la classifica è zeppa di nomi oramai ampliamente consolidati come Picasso, Van Gogh e Monet. Il posizionamento più interessante è però quello Banksy, incredibilmente secondo quasi a voler confermare la grande ondata di successo del beniamino della street art. Sotto tono Koons e Hirst, scesi rispettivamente al ventunesimo e ventiseiesimo posto. Per scovare un italiano ci tocca scendere alla trentacinquesima posizione dove il grande Lucio Fontana tiene alta la nostra bandiera.

VIP 2.0, la fiera solo su internet ci riprova per il 2012

La seconda parte della stagione artistica non è ancora entrata nel vivo e già si parla della prossima edizione della VIP Art Fair, fiera d’arte interamente ospitata dal web che durante la sua prima edizione ha fatto registrare un alto numero di consensi e di polemiche. Se ben ricorderete, lo scorso anno Globartmag aveva ottenuto un pass per la fiera e vi aveva fornito un ampio reportage su cosa avevano da offrire gli stand telematici.

Il più grosso ostacolo incontrato dalla fiera è stato il boom di presenze online che durante la scorsa edizione hanno sovraccaricato il sito rallentandolo pesantemente. Anche la chat, che permetteva ai visitatori di parlare con assistenti e galleristi, appariva miseramente “impallata”. Dopo tutti questi inconvenienti la direzione della fiera decise, attraverso le parole del suo co-fondatore Jane Cohan, di stabilire un risarcimento del 50% sui costi di partecipazione sostenuti da ogni galleria partecipante. Comunque sia, anche con tutti questi bugs, molte gallerie si sono ritenute soddisfatte dell’evento pilota.

(e)merge, la fiera low cost che piace agli americani

Fiere e fierette dell’arte contemporanea sono un fenomeno in forte espansione in tutto il mondo. Nella maggior parte dei casi queste manifestazioni sono organizzate con grande cura e accolgono al loro interno solo gallerie ampliamente quotate sul mercato. Per questo motivo le opere degli artisti in mostra sono proposte a cifre non sempre abbordabili e spesso chi vorrebbe comprare è costretto a ripiegare su opere di piccole dimensioni, stampe ed altre produzioni minori.

Il secondo grande “vizio” delle fiere dell’arte riguarda proprio la presenza degli artisti che ovviamente devono essere presenti nel roster delle già citate gallerie d’alto bordo, gli artisti senza galleria di rappresentanza solitamente non sono ammessi. Esistono però delle fiere d’arte dove il lusso e l’esclusivismo lasciano il posto ai prezzi contenuti e all’apertura al mondo dell’arte emergente, incentivando così sia il collezionista casuale che quello abituale dotato di voglia di investire nei nuovi talenti.

Arte contro tutti, quando la scena diventa troppo esclusiva

 
Patinato ed allo stesso tempo ultra-esclusivo, il mondo dell’arte contemporanea non è mai stato così incastrato in tic e contraddizioni come in questi ultimi tempi. Al grido di “l’arte non può essere accessibile a tutti”, parafrasando un seppur ben più illuminato Carmelo Bene, le direzioni di molte prestigiose manifestazioni fieristiche hanno da tempo deciso di operare una scrematura delle gallerie partecipanti, permettendo l’accesso in fiera solamente a quei dealers che a loro parere rappresentano la creme de la creme della scena. Chi non fa parte della lista non può essere considerato un attore principale del mercato.

Lo stesso dicasi per molti premi e concorsi d’arte che hanno scelto di istituire una formula a chiamata diretta. Gli artisti invitati sono accuratamente scelti dai selezionatori e solitamente sono spalleggiati da gallerie private che “contano”. Nessun’altro può partecipare ed il pubblico da casa può solo leggere sui magazine del settore il nome dei vincitori dei tanto agognati premi. Nella peggiore delle ipotesi anche le cerimonie di premiazione sono a numero chiuso.

Italia declassata? In arte lo è già da tempo

L’Italia è stata declassata dall’agenzia internazionale di Rating Standard & Poor’s. Per chi di economia non ne mastica poi tanto significa che il voto sul nostro debito pubblico è sceso di un punto. Questo perché secondo l’agenzia americana il nostro Paese ha deboli prospettive di crescita economica ed è guidato da una coalizione fragile.

“E questo che c’azzecca con l’arte contemporanea?” direte voi. La risposta è che purtroppo tutto il sistema artistico nazionale è regolato dalla politica e se questa capitola, il medesimo destino, di riflesso, spetta alla nostra scena creativa. Il guaio è che questa volta il declassamento artistico ci ha colpito ben prima di quello economico. “Le istituzioni museali italiane, quasi sempre condizionate ad un “protettore” politico, difficilmente vivono sul rispetto della professionalità del direttore o della direttrice.”dichiara Germano Celant riguardo alle vicende del Castello di Rivoli, descrivendo un fallimento che di fatto ha di gran lunga anticipato quello economico.

La top 10 delle donne più “costose” dell’arte contemporanea

Intavolare un discorso su temi legati ai gender non è proprio il massimo quando si parla di arte contemporanea ma ad onor di cronaca va detto che in fatto di creatività le donne non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi maschietti. Sempre più presente alle manifestazioni internazionali e sempre più lodata dalla critica, l’arte al femminile non è più una novità ma una gradita conferma che non necessita di rivendicazioni.

Ma in termini di mercato, quanto vendono le artiste? Beh, se siete dei collezionisti sappiate che le opere prodotte dalle femminucce raggiungono delle quotazioni di tutto rispetto ed un investimento sulle loro opere è caldamente consigliato. Se siete ancora scettici provate a dare un’occhiata a questa piccola top ten che abbiamo stilato, tenendo conto delle aste internazionali dall’inizio del 2011 ad oggi:  

Come ti vendo la New Media Art

In questi giorni diverse testate online come Artinfo e Hyperallergic hanno dedicato ampio spazio ad un’affascinante questione legata al mercato dell’arte contemporanea. Il succo del discorso è: Si può vendere la new media art? La risposta non è certo così semplice. Il principale problema delle opere new media è la loro vasta accessibilità e la loro tiratura virtualmente infinita, se pensate ad esempio ad un’opera sviluppata tramite il web vi accorgerete che può essere fruita liberamente da chiunque e che essa è riproducibile per un numero infinito di volte.

Le nuove strategie per la vendita della new media art tendono quindi a ricalcare quelle della “vecchia” arte, sarebbe a dire creare un’opera a tiratura limitata e soprattutto produrre un oggetto fisico. Durante l’ultima Armory Fair Lauren Cornell, il direttore della testata online Rhizome, ha messo in piedi uno stand con un iMac che proiettava opere digitali. Tra le tante opere in vendita c’era City Inverse, opera GIF di Sara Ludy.

Fiere e Web, un veleno per le gallerie tradizionali?

Il mercato dell’arte contemporanea, formato dalla tradizionale rete di gallerie private più o meno grandi, è attualmente subordinato dei meccanismi operativi che ai nostri giorni appaiono un tantino superati se non in netto declino. Ovviamente non si tratta di giudizi personali ma di considerazioni nate alla luce di quanto pubblicato dalla Cinoa (Confédération Internationale des Négociants en Oeuvres d’Art) nel volume The Role of Art and Antique Dealers – An Added Value, pubblicato a giugno 2011.

Lo studio del Cinoa parla chiaro, il grosso delle vendite di mercato è attualmente appannaggio delle grandi manifestazioni fieristiche internazionali e delle varie realtà online che in questi ultimi tempi sono spuntate come funghi, creando non poco interesse fra collezionisti e semplici appassionati. Sempre più gallerie lamentano una crescente diminuzione di pubblico e vendite durante le inaugurazioni stagionali, ma quando si parla di fiere gli affari cambiano rotta in maniera repentina. Insomma la cara vecchia abitudine di creare una propria scuderia di artisti e programmare la consueta serie di mostre per la stagione espositiva non basta più.

COMPANY, una nuova piattaforma online per comprare giovane arte

Non molto tempo fa avevamo pubblicato un articolo sulla veloce espansione del mercato dell’arte all’interno della mondo del web. In quella occasione avevamo citato nuove gallerie esclusivamente online come   bubblebyte.orgBarmecidal Projects, Fach & Asendorf Gallery  e STATE, senza ovviamente dimenticare la ormai celebre fiera d’arte contemporanea online Vip Art Fair. Stavolta però vorremmo parlarvi di un progetto molto ambizioso, lanciato dal giovane imprenditore, collezionista e chi più ne ha più ne metta, Mr. CJ Follini.

Il celebre tycoon statunitense ha infatti creato una nuova piattaforma denominata COMPANY ( non si è certo spremuto le meningi per trovare un nome) che si è riproposta l’obiettivo di promuovere la giovane arte e catalizzare l’attenzione dei collezionisti che desiderano acquistarla.

Murakami chiede un ribasso dei prezzi e Gagosian dice no

Giusto alcuni giorni fa vi abbiamo dato notizia della nuova, grande mostra del Jeff Koons giapponese, Mr. Takashi Murakami, attualmente in visione alla Gagosian Gallery di Londra. In quel frangente avevamo parlato del ritorno del nostro agli eccessi più sfrenati con opere fortemente legate a tematiche sessuali e soprattutto dalle grandi dimensioni. Oggi Bloomberg ha rilasciato un’interessante intervista al re del pop, incalzandolo su alcune questioni riguardanti il mercato dell’arte contemporanea internazionale.

Secondo Murakami, il mercato “mette paura”, questo poiché dopo un’iniziale crisi dovuta alla ormai arcinota bolla speculativa, i prezzi sono tornati alle stelle. Per fare un esempio pratico, l’artista avrebbe chiesto al vecchio volpone Larry Gagosian di livellare verso il basso i prezzi delle sue opere in mostra.

Mostre di Arte Contemporanea in giro per il mondo

Barbara Kruger

Ecco a voi il nostro rapido tour of the world con le mostre più interessanti del pianeta. Se vi trovate in vacanza in uno dei seguenti luoghi, non mancate di presenziare agli eventi che vi andiamo ad elencare. Ovviamente tra un drink ed una giornata al sole:

A Los Angeles c’è tempo fino al prossimo 9 luglio per ammirare la personale di Barbara Kruger alla galleria L&M Arts, la grande protagonista della Pictures Generation ha riempito gli spazi espositivi con i suoi storici slogan a caratteri cubitali.  Al PS1 MoMA di New York, fino al 3 settembre 2011, c’è Ryan Trecartin con le sue derive video. Per l’occasione l’artista ha presentato due narrazioni filmiche Trill-ogy Camp del 2009 e Re’Search Wait’S del 2010.

Il “Cosa è giusto e cosa è sbagliato” dell’arte contemporanea

L’artista William Powhida, divenuto celebre per aver creato lo scorso anno una vignetta che illustrava i vari conflitti d’interesse tra curatori, galleristi ed artisti del New Museum di New York, è da poco tornato alla carica con una dei suoi piccanti interventi artistici. Questa volta Powhida ha creato un disegno dove elenca le cose giuste del mondo dell’arte contemporanea ma anche i comportamenti decisamente sbagliati che contribuiscono a creare una decisa spaccatura tra gli amanti dell’arte duri e puri e la scena internazionale. Ecco cosa c’è di giusto (sempre secondo Powhida) nel mondo della creatività:

– Esistono persone veramente spettacolari che creano arte
– Alcune di queste persone creano opere veramente spettacolari
–  vedere l’arte e le idee accessibili al grande pubblico
– Anche se si tratta di spettacolo popolari o di mode del momento
–  andare entrare nei nuovi musei creati da star dell’architettura
– Donare arte per dare supporto a spazi no profit

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