Una mostra per gli AC/DC i gioielli di famiglia dell’Australia

Avete mai sentito parlare degli AC/DC? Sicuramente si,  impossibile non aver mai ascoltato una delle loro grintose songs come Highway to Hell o Back in Black come è impossibile non aver mai visto il chitarrista Angus Young dimenarsi sul palco con in mano la sua Gibson diavoletto ed il suo completo da scolaretto di college inglese. Ebbene gli AC/DC sono un gruppo di Rock and Roll puro, formatosi a Sydney nel 1973 nel corso della loro incredibile carriera gli AC/DC hanno venduto la bellezza di oltre 200 milioni di dischi in tutto il mondo, di cui oltre 71 milioni nei soli Stati Uniti.

Gli AC/DC sono una vera e propria icona in Australia e per rendere onore agli eroi nazionali, le istituzioni  hanno  quindi deciso di organizzare una mostra tutta per loro al Powerhouse Museum di Sydney il prossimo 11 settembre.  “Non c’è dubbio che in 35 anni di onorata carriera, passata a riempire gli stadi e le arene di tutto il mondo, gli AC/DC sono gli artisti più famosi di tutta l’Australia” ha dichiarato Tim Fisher, curatore della mostra.

Hendrix Now, una mostra ed un libro dedicati alla leggenda del rock


Dal 15 settembre al 19 novembre 2010, in occasione del 40° anniversario della morte di Jimi Hendrix, la galleria Photology di Milano presenta Hendrix Now, un progetto interamente dedicato alla leggenda del rock, definito nel 2003 dalla rivista Rolling Stone il miglior chitarrista di tutti i tempi, icona di quegli anni di rivoluzione culturale, entrato nell’immaginario collettivo, scomparso all’età di soli 28 anni, il 18 settembre 1970.

Realizzata in collaborazione con M. Casale Bauer, la mostra sarà aperta gratuitamente al pubblico e presenta una selezione di fotografie scattate a Jimi Hendrix tra il 1968 e il 1970 da quattro fotografi di fama internazionale che vantano una carriera cominciata negli anni sessanta e che li ha visti partecipare in prima linea alla storia del rock e al profondo potere rivoluzionario che ha avuto sulla cultura degli ultimi decenni. Quella che si racconta e’ una vera e propria -storia per immagini- scandita attraverso la fedele documentazione di momenti fondamentali: festival e concerti leggendari dei quali Hendrix e’ stato protagonista tra il 1968 e il 1970 a San Francisco, New York, Londra, Woodstock.

Marco Brambilla e Kanye West insieme per Power

L’arte contemporanea è nuovamente al servizio della musica. Questa volta è l’artista italo-canadese Marco Brambilla ad aver scelto di produrre un video per una star del pop, o forse dovremmo dire del rap, visto che il video sarà creato per promuovere il nuovo singolo di Kanye West.  Nel video della song intitolata Power, West indossa una gigantesca collana d’acciaio, attorno a lui c’è un carosello di belle ragazze parzialmente  nude. Alcune di queste belle figliole si inginocchiano ai suoi piedi mentre altre indossano corna da diavolo e sono appese al soffitto a testa in giù.

Una sorta di spada di Damocle pende sulla testa di West e dietro di lui un carnefice si prepara a trafiggerlo con una lama. Brambilla che oltre ad aver creato numerose opere di video arte è stato anche regista di noti films come Demolition Man (che vede come protagonista Sylvester Stallone), ha dichiarato di aver deciso di dare all’intero progetto una visione apocalittica molto personale.

Viaggi in immagini, la giovane videoarte a Firenze

Viaggi in immagini è una Rassegna video dagli archivi Art Hub. Nell’ambito di Aperto alle Murate in piazza Madonna delle neve a Firenze. Tutti i lunedi’ due “ore d’aria” con intrattenimento e performance nell’ex carcere. Un’iniziativa dell’assessorato alla cultura del Comune di Firenze che ha preso il via il 14 giugno e accompagnerà fiorentini e non fino a metà settembre. Aperto Alle Murate e’ un progetto a cura di Firenze Fast Forward, Valentina Gensini, Map of Creation e Simone Fabbroni che spazierà dalla musica al teatro alla video arte. Partners: Art Hub e New York University; media partner: Current, network partner: UnDo.Net

Nell’ambito di Aperto alle Murate Art Hub presenta Viaggi in immagini, una rassegna in tre serate (21 giugno, 16 e 23 agosto 2010 ) di video tratti dall’archivio, a cura di Francesca di Nardo. il 30 agosto inoltre avrà luogo la proiezione del video documentario Rough Cut (Iran, 22’- 2007) di Firouzeh Khosrovani, alla presenza della regista. Rough Cut è un’opera pluripremiata nei festival internazionali  si tratta di un documentario corto che racconta la trasformazione dei manichini femminili nelle vetrine dei negozi d’abbigliamento di Teheran, come metafora del corpo velato e mutilato, ridefinito secondo i dettami della legge.

Omar Galliani da Monja Ercoli Arte Contemporanea

La Galleria Monja Ercoli Arte Contemporanea di Fermo inaugura, domenica 1 agosto alle ore 19, la mostra “Omar Galliani – opere scelte”.. Le opere in mostra ripercorrono le tematiche ed i cicli trattati tra gli anni Novanta e Duemila da “In natura” a “A nuovi fiori” da “Nuovi Santi” a “Nuovi Santi a Nuovi Fiori”, da “Oriente ed Occidente” alle opere dei primi Anni Novanta.  Flavio Arensi sottolinea:”-. La maieutica di Omar Galliani e’ in fondo l’invito intimo e personale che rivolge all’osservatore, e in primis a se stesso, di aprire gli occhi- chiudere gli occhi-..Nelle tavole l’attrito della grafite segna dinamiche o arabeschi, con linee che entrano ed escono dal disegno, tracciano percorsi nelle figure che schiudono poi serrano come un vortice di linee disperse fra la densità dei corpi e la leggerezza dell’aria circostante”.

Ed ancora: “Non ci sono de’i in questi lavori, solo i Nuovi Santi che occupano l’iconografia dolce delle promesse, la loro solitudine interiore, la bellezza estrema dei corpi che sfiorano l’aria e sentono epiteliale il fiato dei giorni-.. Galliani chiude tutte le storie fra le pieghe del volto, nelle pupille che spariscono e ritornano come annunci di una storia nel pieno della sua stagione migliore”. (da ” Suonano i luoghi di Galliani” Dep Art 2009).

Sesta edizione per Lugocontemporanea


Per Oscar Wilde tutta l’arte e’ completamente inutile. L’aforisma del poeta inglese resta sempre di grande attualità e nel tempo rinnova le sue interpretazioni. Eppure l’Arte spesso scrive la sua storia proprio in reazione alla sua inutilità.  Anche nel nostro tempo ci si accorge dell’Arte solo quando viene commercializzata, quindi legittimato il suo valore. Anche nel nostro tempo, di nuova depressione economica, i rami dell’ Arte sono i primi a subire amputazioni. E da sempre, in momenti di degrado come questo, alcuni artisti sopravvivono all’oppressione dell’ “utile” trovando l’ispirazione o l’esasperazione per raccontare, creare, rimanere vivi.

L’ambizione dell’Associazione Culturale “Lugocontemporanea” (fondata da John De Leo, Monia Mosconi e Franco Ranieri) e’ coagulare queste resistenze in fermento in programmazioni periodiche di eventi artistici di alta qualità e infondere nell’animo delle persone familiarità alle nuove forme espressive. La Rassegna “Lugocontemporanea” – che si svolge nel suggestivo centro storico di Lugo di Romagna dal 22 al 24 luglio 2010 – cerca la propria identità nel confronto tra i diversi linguaggi espressivi contemporanei: decine di eventi ed alcune esposizioni artistiche in quattro serate tra la fine di luglio e l’inizio di agosto dove Musica, Arti Visive, Danza e altre “manifestazioni inutili” si incontrano, dialogano o si respingono. L’evento e’ che cio’ accada.

Joseph Bertolozzi vuole trasformare la Torre Eiffel in uno strumento musicale


Conoscete Joseph Bertolozzi? No? ebbene trattasi di un compositore sui generis che usa microfoni per registrare suoni prodotti da strumenti non comuni. Bertolozzi, ad esempio, ha sonorizzato l’intero ponte Franklin D. Roosevelt Mid-Hudson vicino Poughkeespie a New York. Sulle prime l’idea sembrava piuttosto pazza ma alla fine il tutto ha funzionato. L’estroso artista ha piazzato i suoi microfoni direttamente sulle travi del ponte e su alcuni guardrails, successivamente ha cominciato a percuoterlo producendo suoni decisamente esaltanti. Il compositore ha registrato la sua opera che prende il nome di Bridge Music e le persone che desiderano ascoltarla possono farlo su una radio locale.

Il progetto ha inoltre celebrato i 400 anni del ponte intitolato ad Henry Hudson. Ora che il progetto si è concluso con tutti gli onori del caso Bertolozzi non ha deciso di restare con le mani in mano ed ha deciso di ripetere l’intero concerto a Parigi. Ovviamente il teatro della performance potrebbe essere la celeberrima Torre Eiffel, location d’eccezione tutta’ltro che facile da sonorizzare.

La licenza Creative Commons e l’arte contemporanea

L’opera d’arte appartiene all’artista che l’ha creata, egli detiene i diritti ed ha il potere assoluto di decidere sulle sue sorti. Questa semplice affermazione che in passato era un vero e proprio dogma potrebbe non essere più tale per il prossimo futuro. Stiamo ovviamente parlando della rivoluzione Creative Commons, una tempesta che ha invaso tutte le arti dalla  Fotografia alle immagini in genere passando per le  illustrazioni, i video, l’editoria e la musica.

Le licenze Creative Commons offrono sei diverse articolazioni dei diritti d’autore per creatori che desiderino condividere in maniera ampia le proprie opere secondo il modello “alcuni diritti riservati”. Il detentore dei diritti puo’ non autorizzare a priori usi prevalentemente commerciali dell’opera (opzione Non commerciale, acronimo inglese: NC) o la creazione di opere derivate (Non opere derivate, acronimo: ND); e se sono possibili opere derivate, puo’ imporre l’obbligo di rilasciarle con la stessa licenza dell’opera originaria (Condividi allo stesso modo, acronimo: SA, da “Share-Alike”).

Un solo nome: Klaus Nomi

 Un cantante dalla voce fuori dal comune, un performer selvaggio ed originale, un’animale da palcoscenico, un trasformista, un grande artista. Questo è molto altro ancora è stato Klaus Sperber, meglio conosciuto come Klaus Nomi. Nato a Immenstadt, in Germania nel 1944, negli anni ’60 iniziò a lavorare come usciere alla teatro dell’Opera di Berlino dove aveva preso l’abitudine di cantare sul palco dopo la fine degli spettacoli. Nel 1972 Nomi decise di partire per gli Stati Uniti e si trasferì a New York dove cominciò a farsi conoscere nella scena artistica dell’East Village.

Per sbarcare il lunario il giovane artista faceva il pasticcere mentre allo stesso tempo seguiva delle lezioni di canto. Nel frattempo l’artista cantava e creava performances per alcuni piccoli club. Il suo stile caratterizzato da una improbabile quanto perfetta fusione tra lirica, rock e disco, unito al suo make up inconfondibile non passò di certo inosservato e nel 1978 Nomi fece la sua irruzione nella scena dell’arte con la sua performance all’evento New Wave Vaudeville, creato dall’artista David Mc Dermott.

Synchronicity, dischi d’autore in mostra a Roma

In linea con l’obiettivo di sostenere e promuovere i rapporti tra arte e musica, il 6 luglio la Fondazione Musica per Roma inaugura negli spazi dell’AuditoriumArte la mostra Synchronicity. Record Covers by Artists a cura di Raffaella Perna. Attraverso una selezione di oltre 100 dischi in vinile, a 33 e 45 giri, provenienti dalla collezione Stefano Dello Schiavo, l’esposizione ripercorre cronologicamente la storia delle copertine realizzate da artisti, coprendo un arco temporale che va dall’inizio degli anni Cinquanta a oggi. Progettate su richiesta di case discografiche e musicisti, queste copertine assumono un interesse del tutto particolare per la specifica prerogativa di veicolare, insieme all’elemento sonoro, l’idea artistica a un pubblico di massa.

Contrariamente ai «dischi d’artista» – stampati in tirature limitate e distribuiti in luoghi tradizionalmente deputati all’arte, come musei o gallerie private – le cover ideate da artisti su commissione sono riprodotte in migliaia di copie (talvolta in milioni) e si configurano come mezzo per divulgare e promuovere su vasta scala ricerche fortemente sperimentali, altrimenti condannate a una ricezione elitaria. Sono, infatti, proprio le tendenze artistiche maggiormente impegnate ad allargare i confini della fruizione estetica a interessarsi sistematicamente alla grafica di un prodotto popolare e universale come il disco.

Il Punk californiano e l’avventura della Target Video

I nomi  Jackie Sharp, Jill Hoffman e Sam Edwards forse non vi diranno nulla in particolare ma sappiate che questi temerari personaggi, capitanati dall’artista Joe Rees furono i fondatori di una realtà che ad oggi non ha eguali. Stiamo ovviamente parlando della celebre casa di produzione di audiovisivi denominata Target Video (conosciuta anche come Target 77) nata sul finire degli anni ’70 in quel di San Francisco.

Ovviamente la Target Video non ha mai prodotto opere di video arte ma l’attenta e sperimentale ricognizione della scena musicale punk ed hardcore americana operata da questa avventurosa etichetta è paragonabile ad una creazione artistica. Sin dai suoi primi giorni di vita la Target iniziò a filmare concerti all’interno di clubs, per strada ed ai parties. Inoltre il quartier generale della Target possedeva un enorme sottoscala di quasi 500 metri quadrati dove venivano organizzati concerti che iniziavano nel pomeriggio e si concludevano a notte inoltrata.

Damien Hirst vende la sua nuova Audi A1 ad Elton John

 Ogni anno Sir Elton John organizza un grande ballo nella sua residenza, l’evento dal titolo White Tie and Tiara Ball è mirato a raccogliere fondi per la EJAF, Elton John Aids Foundation e come da tradizione vengono messi all’asta alcuni oggetti d’arte. Questa volta alla grande kermesse di beneficenza era presente un lotto a dir poco singolare. Si tratta di una Audi A1 interamente coperta di vernice rosa. L’autore del misfatto è ovviamente il nostro sempreverde folletto dell’arte Damien Hirst che ha prodotto l’opera mediante la tecnica dello spin painting ( il colore viene applicato su di un oggetto che gira sfruttando la forza centrifuga).

Hirst ha inoltre certificato che la macchina può essere liberamente guidata su strada. Certo non sarà facile girare per il Regno Unito con una macchina spruzzata di vernice rosa. “E’ meravigliosa, non ho mai messo all’asta un’opera più bella di questa” ha dichiarato con entusiasmo il celebre cantante. Nello stesso lotto dell’Audi A1 era presente un altro dipinto di Hirst, sempre eseguito con la stessa tecnica dello spin painting.

Con David Lynch e Marilyn Manson la Kunsthalle di Vienna si tinge di nero

La Kunsthalle di Vienna si prepara ad accogliere una delle mostre più bizarre ed affascinanti della stagione. Si tratta di una doppia personale dal sapore gotico ed oscuro dove saranno esposti allucinati ed allucinanti lavori della pop star Marilyn Manson e del grande regista David Lynch. I due celebri personaggi non sono nuovi nel mondo dell’arte contemporanea visto che tutti e due coltivano da numerosi anni l’interesse per la pittura e la fotografia.

Manson e Lynch sono inoltre accomunati da una reciproca stima ed il cantante ha persino partecipato al Thriller psicologico Lost Highway – Strade Perdute (in quel film Manson interpretava una porno star), uscito nell’ormai lontano 1997 e salutato come uno dei più intricati e meravigliosi film del regista. Genealogies of Pain (genealogie del dolore) è il titolo di questo incredibile evento che si aprirà il prossimo 30 giugno e sarà visibile sino al 12 luglio 2010. Alla mostra il mefistofelico Manson presenterà i suoi dipinti a tinte forti che in prevalenza raffigurano volti avvinti dalla disperazione, dallo smarrimento o dal dolore.

Captain Beefheart, cambiare l’arte con una maschera da trota

Il nome Don Van Vliet vi dice qualcosa? no? allora forse conoscerete meglio l’aka di questo grandissimo artista che da anni si cela dietro lo pseudonimo di Captain Beefheart. Nato il 15 gennaio del 1941 in California, Captain Beefheart è forse uno degli artisti più seminali della scena internazionale. Cantante, musicista,  pittore ma soprattutto grande visionario, l’estroso Vliet è stato in grado di cambiare per sempre la storia della musica contemporanea grazie ad una spontaneità ed una verve senza pari.

Dopo la sua entrata nella Magic Band nel 1965, divenne il leader indiscusso di tale formazione, sino a giungere a veri e propri attacchi di dispotismo creativo. La sua tirannia fu però ben giustificata dall’uscita di una delle pietre miliari del rock, il disco Trout Mask Replica del 1969. L’album rappresentò infatti un punto di rottura definitivo con tutto ciò che era stato prodotto in precedenza.  I 28 brani che lo componevano  erano caratterizzati da un’originale mistura di tempi dispari delle partiture, da testi surreali, sterzate di free jazz ed avanguardia totale, in sostanza una vera e propria anticipazione del punk e della new wave.

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