Video Sicilia, rassegna di video arte

Si è inaugurata ieri al Palazzo della Cultura ex Convento San Placido di Catania VIDEO_SICILIA, rassegna di video arte a cura di Renato Bianchini. L’evento organizzato dalla galleria GATE21 presenta un ricco calendario di appuntamenti dislocati in tre diverse sedi, fino al 28 marzo.

Per questa rassegna, nata come una sorta di omaggio alla video arte quale nuovo modello creativo del sistema artistico contemporaneo, capace di stimolare un gran numero di autori e di attrarre l’interesse di un pubblico sempre crescente, è stata ordinata una raccolta di video di noti artisti internazionali, un vero e proprio caleidoscopio di documenti, linguaggi e significati di altissimo profilo, che delinea le forme d’interazione tra concettualità, azione, narrazione, animazione ecc. approfondite con grande attenzione nel tempo dagli artisti del settore.

Personale di Phil Frost alla Jonathan LeVine gallery

Phil Frost, già presente sulla copertina del numero 66 di Juxtapoz, magazine-bibbia dell’arte lowbrow (ed inventore di questo termine)  esporrà dal 4 aprile al 2 maggio alla Jonathan LeVine Gallery di New York in una mostra personale intitolata Paperweight.

In occasione della mostra, Frost ha creato una serie di dipinti e disegni originali su carta. Per i suoi lavori l’artista ha utilizzato una vasta varietà di media come l’inchiostro, la vernice spray ed i colori ad olio. Frost è largamente conosciuto per le sue elaborate installazioni pittoriche che includono l’uso di oggetti trovati in strada come mazze da baseball, finestre e vecchie porte sulle quali interviene a mano libera con ampie stesure di bianco applicate con del comune liquido correttivo o bianchetto che dir si voglia.

Venezia: Bruce Nauman al verde, Padiglione Nordico e Danese insieme si vince

Ancora importanti novità dalla 53esima Biennale di Venezia che si preannuncia più appetitosa del solito. Dopo l’articolo di Globartmag sulla presenza di Bruce Nauman alla biennale, abbiamo appreso dal New York Times che il Philadelphia Museum of Art, a cui quest’anno è stato affidato il padiglione degli Stati Uniti, sarebbe a corto di fondi per coprire i costi dell’ambizioso progetto dell’artista. Sembrerebbe infatti che la scorsa settimana il museo abbia inviato ad un gruppo di collezionisti nazionali ed internazionali una lettera con richiesta di supporto al grande evento.

Gossip a parte, la notizia del giorno è l’unificazione del Padiglione Nordico con quello Danese. L’artista danese Michael Elmgreen e l’artista norvegese Ingar Dragset cureranno insieme il progetto The Collectors che si svolgerà all’interno dei due spazi dei differenti padiglioni. Sarà la prima volta che un singolo artista o un singolo gruppo artistico rappresenterà due padiglioni di due differenti nazioni alla Biennale.

The Don Gallery, street art a go-go

Ricca serie di appuntamenti per The Don Gallery che ha inaugurato la scorsa settimana la sua sede stabile a Milano. La galleria nasce da un’idea del gallerista Matteo Donini che da oltre un decennio colleziona arte urbana mondiale e si prefigge l’obiettivo di promuovere tale disciplina artistica in tutto il territorio nazionale ospitando artisti del panorama internazionale.

Si parte quindi con Alifrance mostra inaugurata appunto il 18 marzo che si protrarrà sino al 30 aprile 2009. L’evento, il cui titolo gioca in maniera ironica ed irriverente sulle vicissitudini di Ailitalia legate al colosso aeronautico Airfrance, presenta i lavori di tre grandi nomi della street art francese: Space Invader, Alexone e WK Interact. I tre artisti che racchiudono l’essenza della nuova realtà lowbrow, street art e pop surrealism sono da tempo rappresentati da prestigiose gallerie di tutto il mondo e fanno parte del listino di importanti case d’asta come Bonhams e Phillips.

Julian Opie, Una nuova serie di ritratti basati sulla tradizione Barocca

 Il 19 marzo si è inaugurata a Roma alla Galleria Valentina Bonomo la mostra di Julian Opie. Per l’evento l’artista londinese ha esposto il nuovo ciclo di ritratti ispirati al lavoro del pittore olandese Sir Peter Lely (1618-1680) che emigrato in Inghilterra, diventò uno dei maggiori ritrattisti del XVII secolo. Le opere che rispettano gli stilemi della pittura Barocca sono però realizzati secondo lo stile tipico di Julian Opie, basato sulla riduzione all’essenziale dei lineamenti e sono realizzati con diversi media.

Attraverso un processo di minimizzazione del segno, Julian Opie arriva all’essenza digitale della forma. Nei suoi ritratti gli occhi diventano dei puntini, le teste dei cerchi, i corpi sono resi attraverso linee sinuose in cui si riconosce la postura caratteristica della modella. Si tratta di opere che seppure stilizzate non perdono in espressività e la cui freschezza e’ esaltata anche dall’estrema immediatezza con cui si offrono allo spettatore.

Andrei Molodkin, la morte ti fa bello

copyright Andrei Molodkin

La biennale di Venezia non è ancora cominciata ma noi siamo già in grado di informarvi sulle ultime notizie riguardanti uno dei protagonisti dell’atteso evento artistico. Ed ecco quindi a voi la seguente notizia a dir poco stupefacente e non poco raccapricciante:  l’artista russo Andrei Molodkin esponente di punta del panorama della giovane arte contemporanea ed ovviamente punta di diamante della Russia alla biennale, ha intrapreso una sperimentazione che porterà la body art ai livelli più estremi di ricerca. Mediante l’uso di una speciale macchina in grado di portare ad ebollizione carcasse e cadaveri l’artista è in grado di produrre niente meno che petrolio che poi potrà essere versato in appositi stampi per produrre speciali sculture ed alimentare persino automobili.

Molodkin afferma di aver già provato con la carcassa di un cane defunto il famigerato macchinario che sarebbe in grado in tre/sei mesi di produrre petrolio. Adesso aprite bene le orecchie: Molodkin sarebbe in cerca di volontari post mortem, sembrerebbe che la reporter della BBC Sasha Gankin abbia già siglato un accordo per essere tramutata nella scultura di un cervello dopo la sua morte ed anche la porno star francese Chloé des Lysses vorrebbe far parte di una macabra scultura.

Torna a Torino, ovvero l’epopea di Adel Abdessemed

Adel Abdessemed nel suo studio di Parigi

Da pochi giorni è stata finalmente riaperta al pubblico alla fondazione Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino la mostra Le ali di Dio dell’artista franco-algerino Adel Abdessemed, classe 1971. La mostra che doveva aprirsi a febbraio è stata per molti giorni al centro di numerose polemiche che erano culminate con la sospensione a data da definirsi dell’intero evento. Pietra dello scandalo il video Trust me che l’artista ha girato nel 2007, all’interno del video immagini certamente forti che ritraggono mucche, maiali, cavalli, cerbiatti e capre soppressi da uno scioccante e secco colpo di martello. L’artista non è nuovo a tali scottanti tematiche visto che nei suoi precedenti lavori ha compiuto ricerche sulla violenza e sul terrorismo.

Francesco Bonami, curatore della mostra già famoso critico ed esperto d’arte, difende il progetto presentato asserendo che ciò che Abdessemed descrive è  «La nuda brutalità del morire, senza alcun sottinteso romantico», ed ancora aggiunge:

“Abdessemed si muove autonomamente dentro le convenzioni del sistema sociale. Portare un leone in giro per strada non credo sia illegale. Confondiamo la parola illegalità con la parola paura. Abdessemed lavora con la paura collettiva o forse contro di essa”.

Al centro Pompidou una mostra senza opere

copyright centro Pompidou, Georges Meguerditchian

Parigi – Quasi mezzo seocolo fa Yves Klein organizzò quella che fu certamente la prima mostra senza opere della storia. Nel 1958 infatti, nella galleria Iris Clert non c’era assolutamente niente da vedere salvo che delle pareti vuote. Per festeggiare l’anniversario di tale evento il centro Pompidou di Parigi ha organizzato dal 25 febbraio al 23 Marzo 2009 una grande mostra dal titolo Voids: A Retrospective esibendo 50 anni di mostre senza opere che da settembre si sposterà al Kunsthalle Bern, di Berna in Svizzera. La mostra alquanto controversa non fa altro che alimentare una serie di domande: Quali sono i limiti di una mostra? Quale è l’esatta definizione del termine mostra? Quale ruolo ricopre il museo o la galleria che la ospita? E parlando degli spettatori, possono essere considerati essi stessi la mostra?

In più l’evento al centro Pompidou fa sorgere un altro quesito: tali eventi così effimeri possono essere ricreati con successo?

Fatto sta che l’idea di creare una mostra senza opere rappresenta comunque un limite estremo oltre il quale è molto difficile andare.

Vanessa Beecroft al PAC di Milano

Copyright Vanessa Beecroft

Vanessa Beecroft (Genova 1969; vive a Los Angeles), artista italiana di fama internazionale dal 16 marzo sarà ospite per la prima volta in uno spazio istituzionale milanese. La mostra che si terrà al PAC padiglione d’arte contemporanea a cura di Giacinto di Pietrantonio è prodotta dal Comune di Milano-Cultura e da MiArt.

La mostra presenterà al pubblico una nuova performance dal titolo VB65 creata appositamente per lo spazio e 16 video di precedenti performances dell’artista, tra cui le più recenti VB61 e VB62, ma anche alcune dei suoi esordi come VB16 e VB35.

Rebecca Warren in mostra alla Serpentine Gallery

copyright Rebecca Warren

La Serpentine Gallery presenta la più grande mostra personale di Rebecca Warren (Londra, 1965) mai esposta in una  galleria inglese. Rebecca Warren è conosciuta nella scena dell’arte contemporanea internazionale per le sue esuberanti e graffianti sculture in bronzo, argilla  e per delle eccentriche vetrine contenenti oggetti accuratamente assemblati che l’artista colleziona nel corso della sua vita.

Apostrofata come artista originale dal talento formidabile, Rebecca Warren riesce a combinare le influenze artistiche del passato con quelle contemporanee. L’artista sfida le convenzioni scultoree e si confronta con figure storiche quali Edgar Degas e August Roden, maestri cui il lavoro della Warren costantemente fa riferimento, senza negare le influenze di artisti contemporanei quali Fischli/Weiss e Charles Ray.

Sheperd Fairey e le noie del copyright

a sin. foto di Mannie Garcia copyright AP - a dex. Hope di Sheperd Fairey

L’Associated Press ha contro citato in giudizio ieri Sheperd Fairey in merito alla famosa immagine di Barack Obama manipolata dall’ artista, illustratore e designer già famoso per la sua serie Obey. L’Associated Press afferma che l’artista ha usato impropriamente la foto in questione infrangendo ogni diritto d’autore e minacciando i principi cardine del giornalismo. Le opere di Fairey erano divenute talmente famose durante la campagna elettorale presidenziale americana da tanto da guadagnarsi una lettera di ringraziamento a supporto della campagna stessa da parte di Barack Obama in persona.

Shepard Fairey aveva citato il mese scorso l’AP in merito alle sue opere intitolate Obama Hope e Obama Progress affermando di non aver violato nessun diritto d’autore poiché l’immagine in questione era stata pesantemente manipolata apportando modifiche nelle forme e nei colori  che ne avevano cambiato l’essenza stessa.

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