Andy Warhol e le frasi celebri del Pop

Su Andy Warhol sono stati scritti fiumi di parole: libri, testi e conferenze hanno tentato di scandagliare sino in fondo l’incredibile ascesa del genio del pop. Warhol ha decisamente cambiato il modo di produrre, fruire e possedere arte ma la sua figura carismatica, irriverente e trasognata per molti è ancora un mistero. Noi vorremmo regalarvi una selezione di frasi celebri del mitico Drella (apparse su magazine ed interviste) che in un certo qual modo aiutano a definire meglio la sua complessa personalità e persino la sua creatività:

Un artista è colui che produce cose che le persone non hanno bisogno di possedere.

Non prestare attenzione a quello che scrivono su di te, misuralo in centimetri.

La morte e la cosa più imbarazzante che possa capitarti perchè qualcun’altro deve occuparsi di tutti i dettagli.

Un giorno chiunque sarà famoso per 15 minuti.

Sono una persona profondamente superficiale.

Mi piacciono le cose noiose.

I Velvet Underground sono più famosi di Andy Warhol

 Noi tutti eravamo sicuri del fatto che Andy Warhol fosse l’unica icona capace di ispirare le nuove generazioni artistiche della sottocultura di New York. Pensavamo che la rivoluzione pop del buon vecchio Drella (come erano soliti chiamarlo gli amici unendo Dracula con Cinderella) fosse il motore centrale di ogni manifestazione creativa giovanile. Ed invece ci sbagliavamo perché stando a quanto dichiarato da Bloomberg la band dei Velvet Underground, che fu creata a tavolino proprio da Andy Warhol, ha scavalcato il maestro guadagnandosi una fama ed un’ammirazione ancor più grande dei tempi in cui Lou Reed, Nico e soci imperversavano sui palchi della grande mela con il loro sound grezzo ma innovativo.

In questi giorni Lou Reed assieme alla batterista Maureen ‘Moe’ Tucker ed al bassista Doug Yule saranno protagonisti di una piccola reunion alla New York Public Library esattamente a quarant’anni di distanza dall’uscita del loro Lp di debutto, quello con la banana creata da Andy Warhol in copertina, per intenderci. La stretta connessione tra New York ed i Velvet Underground sarà la tematica principale di questa riunione moderata dal giornalista del Rolling Stone, David Fricke.

Andy Warhol e la digital art

Screenshot dell’opera di Andy Warhol

Ai nostri giorni è possibile manipolare foto e creare opere d’arte o computergrafica comodamente da casa con l’ausilio di un comune personal computer, ma una ventina di anni fa le cose non erano certamente così facili. Certamente c’erano già stati numerosi pionieri della digital art e molti artisti usavano apparati elettronici, oscilloscopi e quanto altro per creare un nuovo tipo di immagine, basti pensare che La computer art nasce già nel 1950 grazie alla sperimentazione di Ben Laposky (USA) e Manfred Frank (Germania) due matematici e programmatori.

Il Premio Michetti diventa Pop

La 63° edizione del Premio Michetti, curata da Luca Beatrice, aprirà il 21 luglio 2012 a Francavilla al Mare (CH). In mostra le opere di alcuni interpreti della Pop Art italiana insieme a giovani artisti che per il loro linguaggio, i temi che affrontano e le loro scelte poetiche offrono una interessante visione della sua evoluzione dopo oltre cinquant’anni dalla nascita. Unica corrente artistica, insieme al Surrealismo, a essere ancora viva e in continua trasformazione, la Pop Art non ha mai smesso di essere sfruttata e apprezzata da artisti e pubblico.

In un mondo dove spesso l’arte contemporanea assume contorni intellettualistici e viene associata a un atteggiamento elitario, i colori vivaci, i temi popolari e la riconoscibilità degli oggetti rappresentati offrono a chi realizza le opere, e a chi le guarda, la possibilità di godere dell’arte come di una forma di intrattenimento. La Pop Art colora con tinte forti la realtà per raccontarla divertendo: questo fa l’arte contemporanea quando non si prende troppo sul serio.

Il Warhol che non ti aspetti

A volte è possibile scoprire dei lati oscuri all’interno della produzione artistica di maestri dell’arte ampiamente storicizzati e quindi universalmente noti. Aspetti curiosi mai notati prima, caratteristiche bizzarre che mai avremmo lontanamente sospettato. L’ultimo artista in ordine di tempo a mostrare il suo volto nascosto è Andy Warhol, già proprio lui, l’intramontabile maestro della Pop Art, il re-inventore di icone che ha trasformato ironia e tinte sfavillanti in un vero e proprio stile di vita.

Ebbene anche il frizzante Andy nascondeva nel suo intimo un’anima da vero fotografo fine art, una veste ben diversa da quella di fotografo-compulsivo con la mania della Polaroid. Proprio in questi giorni l’Affirmation Arts di New York ospita la mostra Warhol: Confections & Confessions (in visione fino al prossimo 5 maggio 2012), all’evento è possibile ammirare 53 stampe fotografiche in gelatina d’argento mai esposte al pubblico.

Takashi Murakami dice no a Cool Japan su Twitter

Il re del pop del Sol Levante, alias Takashi Murakami, è un bel furbetto e solitamente non si lascia scappare quelli che potremmo definire come “affari internazionali”. Stiamo ovviamente parlando delle varie joint venture che il nostro genietto d’oriente ha più volte innescato, coinvolgendo brand internazionali come ad esempio Luis Vuitton per il quale ha disegnato una simpaticissima linea di borse chiamando in causa i suoi caratteristici personaggi superflat.

Che dire poi del recente doodle disegnato per Google il 21 giugno del 2011. Insomma, il buon Takashi sa bene come trarre profitto dal suo genio anche al di fuori del patinato mondo dell’arte contemporanea. Eppure anche Murakami sa dire di no quando c’è di mezzo una situazione poco chiara creata da un’iniziativa governativa. Ci riferiamo alla famigerata Cool Japan, una campagna lanciata dal governo giapponese con l’obbiettivo di esportare all’estero la cultura nazionale. In questi ultimi anni Cool Japan è stata duramente criticata da più parti, nel 2010 ad esempio il quotidiano Yomiuru Shimbun ha definito l’intera iniziativa come: “una spesa inutile che non sta aiutando gli interessi commerciali del nostro Paese ed anzi rischia di far emergere la Corea del Sud al nostro posto”.

All Tomorrow’s Parties – Andy Warhol, la Factory e i Velvet Underground

Giovedì 15 dicembre 2011 alle ore 18.00 verrà inaugurata a Bologna la mostra “All Tomorrow’s Parties Andy Warhol, la Factory e i Velvet Underground” ideata, realizzata e promossa da ONO Arte Contemporanea con il patrocinio, non oneroso, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bologna.

Molte sono state le mostre su Andy Warhol e sul suo lavoro ma poche si sono incentrate su di lui; è per questo che la mostra bolognese racconterà per la prima volta in maniera intima e quotidiana il personaggio e l’uomo, non l’artista. Verrà descritto attraverso più di 85 scatti a opera di fotografi di fama internazionale come per esempio David McCabe, che sono allo stesso tempo amici, artisti e membri della Factory, l’epicentro creativo della New York degli anni ‘60. Oltre al materiale fotografico, arricchiranno l’esposizione video di repertorio, documentari e materiali cartacei originali. Le opere, documentano la vita personale di Andy Warhol, ma anche il suo rapporto di amicizia con i Velvet Underground, un sodalizio intellettuale e creativo breve, ma intenso, che va dal 1965 al 1970 anno in cui Lou Reed lascia il gruppo. Un viaggio elettrizzante nella storia dell’arte e del rock, studiato appositamente per un pubblico preparato e non.

Roy Lichtenstein e i fumetti copiati su un sito internet

Parliamo oggi di Roy Lichtenstein, uno dei più grandi esponenti della Pop Art a stelle e strisce. Come molti di voi ben sapranno, nel bel mezzo degli anni sessanta il celebre pittore aveva avviato una sperimentazione sull’uso del retino tipografico, inventato nel 1878 da Benjamin Day, attuando una cesellatura manuale talmente accurata ed elaborata da rendere ogni opera simile ad una riproduzione meccanica.

Lichtenstein era solito utilizzare delle scene cannibalizzate dal mondo dei fumetti. Riviste, giornali, albi e pubblicazioni di vario genere, queste le fonti più utilizzate ed in seguito riproposte con grande successo su tela. Sebbene furono in molti a criticarlo in vita, la fama postuma di Lichtenstein non conosce limiti tanto che le sue opere hanno raggiunto in questi ultimi giorni delle quotazioni da capogiro. Il dipinto I Can See The Whole Room!… And There’s Nobody In It!, ad esempio è stato battuto all’asta da Christie’s agli inizi di novembre, raggiungendo la cifra record di 43 milioni di dollari. Eppure anche la scena che caratterizza quel dipinto e stata copiata a piè pari da una striscia a fumetti, Lichtenstein si è guadagnato fama imperitura ma così non è stato per l’ignoto autore di quel fumetto.

Chi mi dice che questo Warhol non è una copia? Dal 2012, nessuno

Alcuni giorni fa diversi magazine d’arte contemporanea di tutto il mondo hanno amplificato una notizia assai triste che potrebbe avere dei risvolti a dir poco disastrosi per il mondo del mercato dell’arte. Ecco in breve cosa è accaduto: La Andy Warhol Foundation for The Visual Arts ha annunciato che nel 2012, a causa di problemi economici, sarà costretta a chiudere la Andy Warhol Authentication Board Inc.

Questo organismo, da sedici anni a questa parte, si è occupato di controllare e successivamente autenticare tutte le opere del grande re del Pop. Per far ciò, l’Authentication Board ha bisogno di circa 500.000 dollari l’anno, una cifra di tutto rispetto che va però ad aggiungersi ai circa 7 milioni di dollari l’anno in spese legali. Queste ulteriori spese sono causate dalle cause intentate dai collezionisti che si vedono respingere la loro opera precedentemente attribuita a Warhol da chissà quale esperto.

Claes Oldenburg e il pennello più grande del mondo

Spesso le opere di arte pubblica si tramutano in un ricettacolo di bizzarrie, errori ed orrori che le amministrazioni propinano al malcapitato cittadino, il quale non può far altro che subirle senza diritto di risposta. A tal proposito, non molto tempo fa L’Espresso ha pubblicato un divertentissimo articolo dal titolo Piazza che vai, bruttura che trovi, dove vengono elencati alcuni monumenti sparsi su tutto il territorio del nostro martoriato Stivale.

C’è l’ormai celebre statua di Papa Giovanni Paolo II di Roma realizzata da Oliviero Rainaldi, quella di Don Camillo e Peppone di Brescello realizzata da Mario Rebeschini, quella dedicata ad Indro Montanelli realizzata da Vito Tongiani nei giardini pubblici di Milano e quella dedicata a Manuela Arcuri realizzata da Salvatino De Matteis per Porto Cesareo. Ovviamente la bella abitudine di posizionare dei monumenti di dubbio gusto nelle piazze cittadine non è un marchio registrato in Italia ma una pratica diffusa in tutte le nazioni del globo.

East of Eden: il potere evocativo del reale

Dal 14 settembre al 15 gennaio è possibile visitare, presso gli spazi del Ludwig Museum di Budapest, la mostra East of Eden / Photorealism: Versions of Reality a cura di Nikolett Erőss.

Il fotorealismo, fenomeno che ha preso piede per lo più negli anni sessanta, è visto qui con un’attenzione particolare a quelle che sono le dinamiche socio-politiche che hanno attraversato gli anni della guerra fredda.

Le diverse mostre che hanno più volte affrontato questo aspetto si sono focalizzate sul versante degli artisti occidentali; invece scopo di questa mostra itinerante, che ha attraversato prima Vienna poi Aquisgrana, è di mettere in luce analogie e differenze attraverso l’analisi degli artisti che hanno operato al di là della cortina di ferro, lungo la sfera d’influenza sovietica.

CENTOCINQUANTA – mostra d’apertura del MACò

 

L’11 agosto 2011 inaugura a Lizzano e nei comuni limitrofi MACÒ, nuovo centro per le arti contemporanee della provincia di Taranto. Il progetto, su direzione scientifica di Angelo Raffaele Villani e Amelia Liana Lasaponara, si configura come struttura mobile in grado di coinvolgere capillarmente il territorio con eventi di natura multiforme e transitoria.

 Centocinquanta, la giovane arte contemporanea italiana a cura di Daniela Cotimbo è l’evento di apertura del museo.

 Per l’occasione, verranno coinvolti artisti provenienti da tutta la penisola. La mostra, che sarà visibile fino al 2 settembre, coinvolgerà tre differenti location di Lizzano: il palazzo del Municipio, il  Museo Maiorano  e il resort della Masseria Bagnara.

Andy Warhol, il tempo, la noia ed il video artista che non ti aspetti

Il re della Pop Art, l’uomo dei “15 minuti di fama”, l’artista che ha trasportato le icone dello star system all’interno dell’arte, il genio e la sregolatezza, l’innocenza e l’ironia, lo scopritore di talenti, il fautore della banalità dell’orrore. Queste e tante altre cose si potrebbero dire, parlando di Andy Warhol ma ciò che spesso si tralascia è l’argomento cinema sperimentale o, permetteteci, video arte.

Già perchè ad un certo punto della sua carriera il re del Pop ha imbracciato la telecamera ed ha cominciato a produrre pellicole visionarie, innamorandosi del mezzo filmico a tal punto da sospendere le altre attività artistiche. Le avventure in celluloide di Warhol sono in questi giorni oggetto di una bellissima mostra ospitata dal MoMa di New York, un evento dal titolo Andy Warhol: Motion Pictures, in visione fino al 21 marzo 2011. 

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