
(…) Mi avete lasciata che seguivo la folla in quella che è chiamata “la via principale”(per rileggere la prima parte ecco il link), che effettivamente, pur essendo costituita da mille vie, viottole, ponti e feritoie risponde al concetto di strada maestra e per per qualche strano motivo mentre la percorri ti sembra davvero di andare sempre dritto.
Arrivammo così al bel ponte di Rialto, brulicante di turisti in posa per la fotografia di rito e con tutte le casette che ornano il ponte chiuse, che peccato. Nel piano geniale che avevo studiato a casa il mio obiettivo era raggiungere l’isola di San Giorgio perché secondo Google Map proprio li si ubicava la sede di Tethis, fantomatica azienda ospitante la mostra Round the clock. Poco importa se Silvia Vendramel, artista presente in mostra, mi aveva anche scritto la fermata giusta del battello e io avevo anche sorriso al pensiero di dover scendere a Bacini, che evidentemente non è S. Giorgio. Io testarda ho dato ragione a Google Map e alla sua bandierina trionfante sulla sede di Tethis.
Per questo motivo a Rialto prendemmo il battello, quello lentissimo, linea 1, che si ferma ogni minuto percorrendo a zig-zag tutto il Canal Grande. Spettacolo magnifico con tutti quei palazzi a picco sull’acqua ognuno col proprio splendente striscione per pubblicizzare la mostra in corso e i moliccioli traballanti e l’invidia per quelli in taxi che ci superavano. Giacché son fortunata il vaporetto ci scarico a San Marco, da li tornava indietro e San Giorgio sarebbe stata la penultima fermata della sua corsa, era forse possibile che non ci fosse una nave che facesse il giro inverso? Stavo per scoraggiarmi, avendo superato un numero indefinito di fermate, tutte sotto il nome San Marco, quando finalmente trovai quella giusta. Erano le sei, ero nervosa perché in scontato ritardo sul piano di marcia.