Porta a casa il mattone!

Venerdì 20 novembre alle ore 19 la galleria romana Mondo Pop inaugurerà la mostra collettiva Muro Pop – The Wall: 20 anni dopo la Caduta.

La mostra intende ricordare lo smantellamento del Muro di Berlino del 9 novembre 1989 ma attraverso una dedica agli innumerevoli interventi grafici operati su di esso, sia da artisti che da gente comune, nel corso dei decenni. L‘Urban Art internazionale così come quella italiana che MondoPOP rappresenta in Italia e soprattutto a Roma, nata dall‘ispirazione del Pop di Andy Warhol e dalla Street Art di artisti come Keith Haring e Barry McGee, trova le sue origini anche in questi numerosi interventi artistici operati sul muro di Berlino (in cui lo stesso Keith Haring ha lasciato il suo segno).

Sam Bassett, l’artista che voleva impacchettare Sotheby’s

L’artista Sam Bassett è una figura emergente della street art newyorchese, fra le numerose e folli imprese di guerrilla art il nostro beniamino ha collezionato un buon numero di interventi che gli hanno valso una discreta fama. Bassett è infatti noto per le sue sculture ed installazioni realizzate con del semplice nastro colorato che svetta dall’alto dei pali della luce o dai cartelloni pubblicitari della grande mela.

Ultimamente l’artista ha adornato il Chelsea Hotel con una delle sue sculture minimal mentre il mese scorso ha tenuto in scacco un’intera strada con alcune linee di nastro appese ai lampioni. Alcune installazioni di Bassett sono state inoltre avvistate in quel di Parigi dove nottetempo l’artista ha compiuto un’altra delle sue scorrerie. Pochi giorni fa però Sam Bassett si è reso protagonista di una bravata che gli è costata piuttosto cara.

Peru Ana Ana Peru, la street art in galleria non perde la sua potenza

 La street art, lo dice già il suo nome, deve la sua fama e la sua potenza espressiva al contesto metropolitano. E’ nella strada che graffiti, murales, posters e stencils trovano terreno fertile per comunicare al meglio una rabbia artistica ed una carica estetica capace di affascinare l’intero mondo dell’arte. Solitamente però, quando la street art viene costretta all’interno delle mura di una galleria, perde i suoi magici poteri, come depressa da un ambiente artificiale ed artificioso non consono alla sua proverbiale bramosia di libertà.

Diciamo solitamente poiché non è questo il caso di Peru Ana Ana Peru, duo artistico in netta ascesa ed attualmente alla Brooklynite Gallery di New York con una mostra dal titolo quanto mai estroso:…And Then We Jumpted Into the Abyss of Numbers: Memories in Absurdity from the Bowels of…Peru Ana Ana Peru. I due artisti propongono un universo dai colori sgargianti dove ruotano immagini assurde e psichedeliche con un tocco di horror. L’anima street non perde la sua natura selvaggia poiché Peru Ana Ana Peru ripropongono esattamente ciò che solitamente creano in strada, anzi si potrebbe dire che alla Brooklynite le loro opere ci sembrano ancor più fantastiche e pervase da un luminoso senso dell’assurdo e del grottesco.

I Cerchi sulla città di Felice Varini e la Paris Hilton di Rene Gagnon

Novità sul fronte della street art e questa volta si parla delle alpi svizzere. Già perché alcune case della città di Vercorin fanno da oggi parte di un’opera di Felice Varini dal titolo Cercle et suite d’éclats. Le case sono attualmente ricoperte da una pattern circolare che le appiattisce su di uno stesso piano, rendendo il paesaggio simile ad una cartolina postale. Il procedimento usato per questa insolita installazione che ci ricorda quella dello street artist JR ma in chiave meno sociale è alquanto semplice.

Varini ha infatti proiettato le pattern sulle case e successivamente ha dipinto sopra la traccia lasciata dalla proiezione. Alla fin fine c’è da dire che la resa prospettica non è affatto niente male. Passiamo ora ad un beniamino della street art, parliamo infatti di Rene Gagnon che ultimamente ha preso d’assalto New York con le sue installazioni piene di bolle.

Operatori museali in sciopero creano un’installazione artistica

I dipendenti del Canadian Museum of Civilization di Ottawa sono attualmente in sciopero e fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Il fatto è che tanto per rimanere in tema artistico gli scioperanti hanno deciso di allestire una vera e propria mostra di arte contemporanea proprio di fronte all’entrata del museo dove attualmente sorge la loro linea di picchetto. La mostra prende il titolo di Striking Treasures, traducibile come I tesori dello sciopero, e si compone di una grande installazione con 200 foto degli operatori museali in rivolta dallo scorso 21 settembre.

Come recita il titolo della mostra l’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione del pubblico sui veri tesori del museo e cioè i suoi impiegati, almeno questo è quello che Patrice Remillard, collection manager del museo canadese, a dichiarato in una recente intervista. Lo strambo titolo è in realtà una parodia di Afghanistan: Hidden Treasures, mostra che il museo inaugurerà il prossimo venerdì e che ospiterà più di 200 pezzi tra gioielli, sculture ed altri reperti provenienti direttamente dal National Museum di Kabul.

Shepard Fairey: “E’ vero, ho copiato la foto di Obama”.

 Shepard Fairey, come abbiamo più volte scritto nelle nostre pagine, è stato durante i mesi passati protagonista di una brutta vicenda giudiziaria legata ai diritti del famoso poster Hope, quello con l’effige di Barack Obama per intenderci. L’opera che è stata un vero e proprio emblema della scorsa campagna presidenziale americana ha subito cocenti accuse dalla Associated Press che in febbraio aveva chiesto una grossa cifra in denaro Fairey per aver indebitamente usato  una fotografia di cui non deteneva i diritti di riproduzione.

Per tutta risposta lo street artist americano aveva citato in giudizio la A.P. perchè di par suo l’opera in questione non intendeva infrangere i diritti di copyright ma era da intendersi come utilizzo di una foto di pubblico dominio apparsa su numerosi quotidiani e riviste. In Marzo l’A.P. aveva infine spiccato una contro-denuncia per effrazione e appropriazione indebita della foto. Oggi la triste e penosa vicenda sembra dirigersi verso un finale ancor più mesto, visto che Fairey ha ammesso di aver copiato la fotografia di Barack Obama usandola nel suo poster e successivamente ha fatto sparire ogni traccia del file usato per l’opera dal suo computer. Non pago di questo deprecabile comportamento l’artista avrebbe poi creato falsi documenti per coprire la vera fonte della foto.

La giacca di JR, i murales di Boston ed i premi di ArtPrize

 Dopo Bristol, un’altra città (dall’altra parte del mondo ) ha deciso di prendere di petto il problema dei graffiti. Boston ha infatti preso in considerazione l’idea di combattere il vandalismo degli scarabocchi e degli inutili quanto obbrobriosi tags sui muri contrapponendo ad essi dei magnifici murales. Secondo Julie Burns, direttore dell’ufficio del turismo cittadino, solitamente i taggers imbrattano muri intonsi ma hanno profondo rispetto per i graffiti artists che si impegnano in opere più complesse.

In parole povere i taggers dovrebbero tenersi alla larga dalle pareti impreziosite dai murales. “la maggior parte dei giovani che eseguono graffiti si considerano artisti, quindi per rispetto nei confronti dei loro colleghi non imbratteranno i murales” ha dichiarato Julie Burns. Lo stretto giro di vite della città di Boston è iniziato lo scorso febbraio quando la polizia ha arrestato il celebre artista Shepard Fairey proprio nei giorni della sua mostra all’Institute of Contemporary Art. Lo scorso martedì inoltre la corte cittadina ha condannato Danielle Bremner, accusata di aver imbrattato i muri con il suo moniker “Utah”.

The Art of Rock, i Green Day in mostra a Londra

 La celebre rock band Green Day ha commissionato 21 opere d’arte originali ispirate al loro ultimo e popolarissimo disco che prende il titolo di 21st Century Breakdown. Le opere saranno messe in mostra in un evento del tutto speciale dal titolo The Art of Rock che avrà luogo alla StolenSpace Gallery di Londra dal 23 ottobre fino al 1 novembre, data che coincide con il nuovo tour inglese dei Green Day e con il concerto della band alla O2 Arena di Londra. Ovviamente sia la O2 che il resto del tour hanno registrato vendite da tutto esaurito.

Billie Joe Armstrong (chitarra e voce), Mike Dirnt (basso e voce secondaria) e Tré Cool (batteria) si sono conosciuti nel 1989 e successivamente sono diventati fautori di una nuova scena punk revival dai toni commerciali ma divertenti. Il primo grande successo della band è l’album Dookie, registrato in sole tre settimane e ad oggi il disco più venduto della band con oltre 15 milioni di copie. Da allora i Greeen Day sono divenuti una macchina commerciale che ha fruttato la vendita di oltre 60 milioni di dischi in tutto il mondo.

Riapre a Londra il Pop Shop di Keith Haring

Era il ritrovo trendy di Madonna negli anni ’80 e di tutti i modaioli di New York finchè circa quattro anni fa il celebre Pop Shop creato a Soho da Keith Haring ha chiuso definitivamente le porte lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. Oggi la Tate Modern di Londra ha però deciso di ricostruire interamente lo storico negozio all’interno dei suoi spazi espositivi.

Keith Haring fu da sempre affascinato dall’idea di rendere un’opera d’arte accessibile a chiunque, un oggetto capace di affascinare non solamente i ricchi collezionisti ma anche la gente comune in cerca di un semplice cappello, un portachiavi o una T-shirt. Per questi motivi l’artista aprì nel 1986 il suo Pop Shop, offrendo alla massa uno spazio in grado di trasformare il suo linguaggio artistico in un vero e proprio oggetto di consumo. La filosofia di Haring era quella di “continuare in un certo qual modo questa via di comunicazione intrapresa con i miei disegni nelle metropolitane. Volevo attrarre la stessa grande fetta di pubblico in un posto accessibile non solo ai collezionisti ma anche ai ragazzi del Bronx”.

Un altro Banksy se ne va

 Ulteriori novità sul fronte Banksy ma questa volta non si tratta di una nuova azione di guerrilla del famoso street artist ne di un nuovo murale, anzi casomai si potrebbe parlare della scomparsa di una vecchia opera.

Gli operatori del comune di Londra hanno infatti dipinto sopra un disegno del nostro beniamino, copia sputata della copertina dell’album Crazy Beat della famosa rock band Blur del 2003. L’opera, una caricatura della famiglia reale inglese che si affaccia da una balconata, era rimasta per ben otto anni intatta e placidamente adagiata sui muri di un palazzo di Stoke Newington zona della periferia est di Londra.

Cartrain ruba le matite a Damien Hirst

Il diabolico folletto dell’arte contemporanea Mr. Damien Hirst è sempre in agguato. Con i suoi tiri mancini ha letteralmente catalizzato il mondo dell’informazione e del collezionismo internazionale convincendo tutti a sborsare fior di milioni per i suoi squali in formalina o per i suoi dipinti a puntini colorati. Hirst è tra i pochi, insieme a Jeff Koons e Maurizio Cattelan, ad aver compreso l’importanza di costituire una solida matrice imprenditoriale alla base di ogni produzione artistica.

Ciò unito ad una martellante campagna pubblicitaria a colpi di presenzialismo ed immagine ha garantito all’artista britannico una fama mondiale oltre che un posto nella storia dell’arte. Eppure anche il sardonico Hirst, l’artista che scherza con la morte e se ne compiace, anche lui dicevamo è stato vittima di una divertente azione di guerrilla art che lo ha fatto andare su tutte le furie. L’autore di questo gesto di rivolta artistica è Cartrain, street artist di appena 17 anni proveniente da Londra.

Il popolo di Bristol giudica su arte e vandalismo

La città di Bristol ha deciso di catalizzare l’attenzione dei media e diventare capitale della street art internazionale. Dopo il grande successo della mostra di Banksy al Bristol Museum che negli ultimi giorni ha visto lunghe code di ammiratori assiepati davanti all’entrata principale, le autorità cittadine balzano nuovamente agli onori della cronaca grazie ad una decisione inedita ed innovativa ma andiamo per gradi.

Nel 2005 Banksy si appropriò del muro di un edificio pubblico, disegnando un murale raffigurante un uomo nudo appeso alla finestra in fuga dal compagno della sua amante. Il consiglio comunale decise quindi di indire un grande sondaggio aperto a tutti i cittadini chiedendogli di decidere sulla rimozione o sulla conservazione dell’opera. A sorpresa il 93% dei votanti decise di non far rimuovere  il murale. Adesso le autorità cittadine hanno nuovamente bisogno del loro popolo per un nuovo sondaggio, questa volta Bristol dovrà decidere quali murales, tag e graffiti sono giudicabili come opere d’arte da conservare e quali sono invece considerabili come inutili scarabocchi da eliminare.

ESPO ricopre i muri con le sue lettere d’amore


Importante operazione artistica di Steve Powers in arte ESPO, street artist americano che ha letteralmente invaso I muri di Philadelphia con una grande serie di nuovi graffiti. ESPO ha dipinto la bellezza di 50 muri con grandi e coloratissime composizioni incentrate sul tema dell’amore, il progetto prende infatti il nome di Love Letter. L’evento sponsorizzato dal Pew Center for Arts & Heritage e dal programma di mural art delle autorità cittadine si è svolto tra la 63esima e la 45esima strada nei pressi del mercato, alla creazione delle opere hanno partecipato anche alcuni esponenti di spicco del mondo della street art oltre che ad un piccolo ma agguerrito gruppo di artisti locali.

La manifestazione è stata organizzata in un mese e sarà accompagnata da due libri ed un film documentario oltre che un workshop di insegnamento di graffiti per i giovani artisti di Philadelphia.  Le opere di ESPO sono state concepite in sequenza in modo da essere viste dai passeggeri del treno, in questo modo sarà possibile ammirare lo scorrere delle diverse scritte come in una pellicola filmica.

La guerrilla art assalta Seattle

La città di Seattle ha ricevuto un dono da un illustre sconosciuto. In realtà il fantomatico regalo è un’installazione formata da più elementi, frutto di una vera e propria azione di guerrilla art. Durante la nottata dello scorso lunedì qualcuno ha piazzato un vero e proprio gruppo scultoreo all’interno del Gas Works Park.

Gli elementi di tale opera sono stati realizzati in cartapesta e consistono in una gigantesca statua raffigurante un uomo in piedi totalmente ricoperto d’oro cui fa da cornice un piccolo gruppo di gusci da cui emergono delle teste umane. Ovviamente l’autore non si è ancora fatto vivo, l’unica traccia lasciata sul posto consiste in una placca attaccata alla scultura principale recante alcune frasi alquanto sibilline che spiegano il significato dell’installazione: “Un regalo per la cittadinanza di Seattle, nello spirito del risveglio. Ognuno di noi ha un guscio da cui uscire, barriere da abbattere e margini di miglioramento. E’ il momento di alzarsi e darsi una mossa”.

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