In forse la partecipazione di Cattelan a Versailles mentre quella del Vaticano alla Biennale di Venezia slitta al 2013

Dopo le controversie generate dalla mostra di Takashi Murakami (che in verità è apparso in una veste molto casta) la Reggia di Versailles sarà occupata nel 2011 dall’artista francese Bernar Venet. Ad esser precisi Venet ha dichiarato che il suo lavoro incornicerà il palazzo e quindi sembrerebbe che le polemiche abbiano in qualche modo generato una sorta di paura di esporre opere negli spazi interni del palazzo.

Venet sarà spalleggiato da un altro artista francese di cui non è ancora stato reso noto il nome. Nel frattempo Jean-Jacques Aillagon, direttore di Versailles è stato intervistato dalla stampa internazionale circa la possibile presenza di Maurizio Cattelan per il 2012. Aillagon ha però dichiarato di non essere a conoscenza dei piani di un suo possibile successore visto che il prossimo anno il direttore compirà 65 anni e secondo la legge francese sui dipendenti pubblici dovrà andare obbligatoriamente in pensione.

Marillina Fortuna – RESIDUI PRIMARI

Dopo Genova (Palazzo della Mercanzia, 2008), dopo Milano (Biblioteca Umanistica, presso la Chiesa dell’Incoronata, 2009), dopo Venezia (Magazzini del Sale, 2010), Marillina Fortuna porta i suoi “residui” il 18 novembre alla Galleria Novalis Contemporary Art di Torino. “Residui”, ma anche “Junk”, spazzatura, resti di cose che erano e non sono più, almeno nella forma originaria. Resti di artificio industriale: lavorati dal mare, dal vento, dall’acqua e approdati nelle mani dell’artista. Recuperati a un nuovo destino. Forme nate da altre e perdute forme; colori trasmutati da altri colori. Un inedito – inesistente prima che l’artista lo creasse – paesaggio che si fa deposito, memoria, allusione e illusione.

Nel solco dell’objet trouvé di surrealistica ascendenza, del ready made del gran mago Duchamp, ma anche dell’arte concettuale degli anni Sessanta e della land art di titaniche ambizioni, i “Residui” di Marillina Fortuna parlano il linguaggio dell’arte moderna e contemporanea, certamente, ma anche quello profondo e arcano dell’inconscio, di quel “rimosso” che tanta parte gioca nel paesaggio interiore di ognuno di noi e dell’artista in particolare. Nello “spazio indeciso” nel quale vivono i suoi “residui”, Marillina disegna così un paesaggio, dove i frammenti nascono a nuova vita – ri-nascono – in un continuo moto di trasformazione, in un percorso che si fa viaggio: un viaggio immaginario verso “isole”, “giardini”, “città”…

Il crollo di Pompei anticipa il crollo dell’Italia

In questi giorni un tremendo lutto ha colpito il mondo dell’arte e della cultura nazionale. Ovviamente non stiamo parlando della dipartita di una persona fisica ma della scomparsa della Schola Armatorum di Pompei, la palestra utilizzata dai gladiatori crollata miseramente a causa delle intese piogge tra le 5.30 e le 6 dello scorso 6 novembre. Quindi converrete con noi che per il mondo dell’arte si tratta di un vero e proprio lutto. Il crollo dell’inestimabile architettura ha ovviamente generato il consueto treatrino dello scarica barile all’italiana, tra il Presidente Napolitano che esprime come di consueto la sua indignazione, il sindaco di Pompei Claudio D’alessio che esprime rammarico per un disastro annunciato ed il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi che dichiara “Se avessi la certezza di avere delle responsabilita’ sul crollo della Domus dei gladiatori mi dimetterei senza aspettare un minuto di piu'” e contemporaneamente annuncia altri crolli in tutta l’area degli scavi archeologici.

Ho deciso di crescere fragile – Terre vulnerabili all’Hangar Bicocca

Sono passati un po’ di giorni dall’inaugurazione di Terre vulnerabili all’Hangar Bicocca di Milano. Ne scrivo solo ora perché avevo bisogno di lasciar sedimentare ciò  che avevo visto. Come un seme che viene messo nel terreno e poi annaffiato (e la metafora non è casuale, capirete poi), anche l’arte ha bisogno di essere curata. Nulla di strano, d’altronde chi lavora con l’arte nel suo momento di esposizione al pubblico si chiama curatore: una figura che dovrebbe, appunto, annaffiare l’artista affinché la sua arte cresca forte e bella. È che poi invece, nella società di oggi, siamo abituati al qui e subito. Ai giudizi affrettati e sommari, al sentito dire piuttosto che alla critica ragionata e alle cose digerite con calma. Per fortuna ci sono spazi come l’Hangar, dove ti impediscono di fare di corsa. Dove per vedere una mostra devi prenderti mezza giornata libera e ti porti pure i compiti a casa.

Già solo il concetto alla base dell’esposizione ci fa capire di essere di fronte a qualcosa di fuori dagli schemi: una curatrice che si mette in mezzo agli artisti e ci lavora assieme per far nascere un progetto in continua evoluzione. Chiara Bertola, con Andrea Lissoni, si è messa di traverso e ha costretto gli artisti a mettersi in gioco per creare, in sinergia tra di loro, le opere che poi saranno esposte. Le opere visibili adesso, non spariranno nella prossima fase, ma verranno integrate, riutilizzate, trasformate dai nuovi nomi coinvolti; inserendosi così in un processo ciclico ispirato alle fasi lunari. Nulla si crea, ma tutto si trasforma e nessuno può sapere ciò che succederà da qui ai prossimi otto mesi, l’unico sarà seguire dal vivo le evoluzioni di Terre vulnerabili.

Abu Dhabi art fair a gonfie vele – Ai Weiwei agli arresti domiciliari

Quando si parla di Medio Oriente si pensa subito al petrolio ma c’è da dire che in molti stati del golfo si sta registrando in questi ultimi tempi un sempre più crescente interesse per l’arte contemporanea. Ciò e ampiamente testimoniato dal boom di presenze registrate nel corso di Abu Dhabi Art Fair, la fiera d’arte contemporanea che si è tenuta dal 4 al 7 novembre all’interno dell’Emirates Palace di Abu Dhabi. Ovviamente da quelle parti non c’è una tradizione pregressa per quanto riguarda l’arte contemporanea ed allora bisogna costruirsela in tutta fretta, senza badare a spese.

La seconda edizione della fiera è andata alla grande con vendite vertiginose, come i 5 milioni  di dollari spesi per un dipinto di Frank Stella. Molte gallerie internazionali come la Galerie Thaddaeus Ropac hanno partecipato all’evento, segno evidente che il mercato del Medio Oriente è ambito anche dai delers più prestigiosi. Insomma tutto ciò potrebbe tramutarsi in una vantaggiosa opportunità sia per le nostre gallerie che per i nostri artisti.

Quando la scultura si ascolta e la musica si tocca siamo ne “il nuovo mondo” di Octavio Floreal

Octavio Floreal non conosce frontiere e, allontanandosi dalla realtà visuale umana e dai legami con il conosciuto, per Emufest 2010, accosta il suo “Il Nuovo Mondo” al settore della musica elettroacustica. Al Conservatorio S. Cecilia di Roma dalle 19.00 di domenica 14 novembre e fino al 21 novembre la sua opera si allunga sul concetto di arte e, grazie ad un’iterazione video-musicale realizzata da Giovanni Costantini e Massimiliano Todisco, attraverso un algoritmo di sintesi sonora realizzato da Luigi Marino, si rende possibile l’impossibile: dare forma ai grani musicali, sfumature sonore impercettibili all’udito che vivono “incastonate” nello spazio che intercorre tra una nota e l’altra, e restituirne la voce.

Come? “Il Nuovo Mondo”di Octavio Floreal, è una scultura formata da un sistema di cerchi non concentrici. Lì, forze, peso e momenti delle forze stesse, sono perfettamente bilanciate. Ad ogni cerchio che compone il gruppo scultoreo, vengono accostati dei i cavi di nylon, collegati agli elementi che compongono l’opera (realizzati in acrilico su carta, fil di ferro e plastica trasparente). Ed è proprio quando la scultura si muove che si genera una nuova energia dove, l’attrito trascurabile, garantisce l’assoluta dinamicità della scultura ora non soltanto visibile e tangibile ma udibile e cangiante rispetto alle modulazioni di frequenza dell’insolita componente musicale.

Il Drago Rosso e il Drago Blu di Takashi Murakami

Gagosian Gallery è lieta di presentare due nuovi dipinti di Takashi Murakami in occasione della sua prima mostra monografica a Roma (13 novembre – 15 gennaio 2011).

Le due imponenti opere, Dragon in Clouds – Red Mutation e Dragon in Clouds – Indigo Blue, sono composte ciascuna da nove pannelli per una lunghezza totale di diciotto metri. I dipinti raffiguranti dragoni e nuvole, conosciuti come Unryūzu, sono stati fondamentali punti di riferimento anche per Soga Shōhaku, artista giapponese del Settecento la cui creatività eccentrica e coraggiosa è stata di grande ispirazione per Murakami. Queste peculiari rappresentazioni della tradizione mitologica giapponese hanno permesso a Shōhaku di immergersi in un mondo fantastico in cui ricche macchie di inchiostro tendono all’astrazione, trasformando il drago in un mostro animato che contrasta con rappresentazioni più benigne e convenzionali.

I Love Music – Le connessioni, affinità e contaminazioni tra arte e musica

I LOVE MUSIC, a cura del critico Barbara Martusciello e di Giuseppe Stagnitta, organizzato da Takeawaygallery, è un progetto espositivo che inaugura a Roma giovedì 18 novembre 2010 e che si articola in tre appuntamenti espositivi, i successivi dei quali si apriranno rispettivamente giovedì 20 gennaio e giovedì 17 marzo 2011.

La mostra collettiva che coinvolge 20 fotografi e artisti che usano il mezzo fotografico i quali si confrontano con il tema della musica in tutte le sue possibili declinazioni sono: Claudio Abate, Matteo Basilè, Emiliano Cataldo, Mimmo Cattarinich, Giovanni Cozzi, Angelo Cricchi, Francesca Da Canal, Nicola Di Caprio, Teresa Emanuele, Stefano Esposito, Ilaria Ferretti, Rodolfo Fiorenza, Carlo Gallerati, Guido Laudani, Rosetta Messori, Claudio Palmieri, Nicolaj Pennestri, Arash Radpour, Fernanda Veron e Pino Settanni – recentemente scomparso, al quale sarà dedicato un particolare omaggio a chiusura della manifestazione alla quale aveva aderito con grande entusiasmo – evidenziano come tra le Arti visive e la Musica ci sia sempre stato un profondo rapporto basato su citazioni, connessioni, affinità e contaminazione linguistica.

Joseph Kosuth – Texts for Nothing. Samuel Beckett in play

La galleria Lia Rumma di Milano inaugura il 12 novembre la mostra personale di Joseph Kosuth dal titolo Texts for Nothing’ Samuel Beckett, in play.

L’installazione ‘Texts for Nothing’ Samuel Beckett, in play è basata su una selezione di frasi, in inglese e in italiano, tratte da ‘Texts for Nothing’ di Samuel Beckett e composta da 19 opere singole realizzate in neon bianco a luce calda e ricoperte di nero. I ‘Texts for Nothing’ sono stati per anni sottovalutati dai critici più importanti dell’opera di Beckett, considerati al margine del filone principale della sua produzione e raramente inseriti nelle antologie dei suoi lavori. Se in passato questi testi sono stati ritenuti spesso una pausa nell’opera di Beckett, per Kosuth al contrario rappresentano la quintessenza del lavoro del drammaturgo irlandese, un esempio perfetto della sua eccezionale integrità artistica.

EMMEOTTO raddoppia con EMMEOTTO NEXT

Nella storica cornice che negli anni ’50 ha fatto da scenografia al film Vacanze Romane, giovedì 25 novembre si svolgerà una doppia inaugurazione: l’apertura del nuovo spazio espositivo EMMEOTTO NEXT, nato dalla partnership della galleria Emmeotto con Filippo Restelli, e l’opening della prima personale romana del giovane artista Nicola Vinci.

NEXT come vicino: uno spazio espositivo a pochi passi dalla “galleria madre”, che al civico 8 continuerà ad esporre e valorizzare un’arte già consolidata e inserita nel panorama artistico. NEXT come prossimo: un ambiente come osservatorio di un futuro che, più che da scoprire, è in costante formazione.

Katerina Seda – Mirror Hill_No light.

La galleria Franco Soffiantino di Torino inaugura il 6 novembre la mostra personale di Katerina Seda dal titolo Mirror Hill_No light.

Come sempre accade nei lavori dell’artista ceca, anche nel progetto No Light, iniziato nel 2009, il soggetto e’ strettamente legato alle dinamiche e alle problematiche collettive connesse all’interferenza di un fattore estraneo con il tessuto sociale della cittadina di Nošovice. Tutto ha inizio nel 2003 presso il municipio di questa località rurale di appena 960 abitanti, collocata a sette chilometri ad est della città ceca di Frýdek-Místek. I rappresentanti locali (molto probabilmente su mandato della regione) hanno messo all’ordine del giorno la votazione sulla modifica del piano di zonizzazione ed in poco tempo trecento ettari di campi si sono trasformati in zona industriale.

Jim Goldberg inaugura PARCO, una nuova sezione della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone

E’ la fotografia dell’artista americano Jim Goldberg ad essere stata scelta per l’apertura di PARCO, ovvero la nuova Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone che il 6 novembre prossimo inaugurerà una sezione di questa nuova struttura museale. Una nuova realtà protesa al dialogo fra arte moderna e contemporanea, alla multidisciplinarità espositiva e all’apertura a contesti nazionali ed internazionali. Un’impronta marcata proprio da questa prima grande monografica italiana dedicata al fotografo, due volte vincitore del premio Hasselblad e del recente Premio Cartier Bresson.

Una vera e propria scoperta di un artista che porta avanti, oramai da oltre trent’anni una ricerca specifica attraverso il mezzo fotografico; molte delle sue fotografie infatti vengono associate alle parole delle persone ritratte che intervengono direttamente nella fotografia trascrivendo i propri stati d’animo, situazioni, paure e speranze.

Ai Weiwei, contro il governo a colpi di granchio


Avrete sicuramente letto il nostro articolo sulla Shanghai Biennale e sulle gesta eroiche di Ai Weiwei. Ormai il poliedrico artista è divenuto una sorta di eroe per tutti gli artisti cinesi che lottano per la libertà di espressione, contro i serrati vincoli di un governo che vuole a tutti costi imporre una arte contemporanea uniformata. Oggi il nostro paladino è alle prese con una nuova sfida, che lo vede nuovamente impegnato in una battaglia contro i vertici di Shanghai.

Circa due anni fa le istituzioni avevano invitato Weiwei a costruire uno studio in città, come previsto dal progetto di edificazione di un nuovo distretto artistico. Ebbene pochi giorni fa l’artista, tramite Twitter (piattaforma che usa abitualmente per rendere note le sue azioni) ha annunciato che il governo ha deciso di far abbattere lo studio, il quale sarebbe costato più di un milione di dollari. Per tutta risposta Weiwei ha deciso di innescare una rivolta, ma non si tratta di una manifestazione o quanto altro ma di un vero e proprio party.

Underbelly Project, la mostra segreta con 103 grandi nomi della street art

Roa

In questi giorni di fiere e grandi manifestazioni dedicate all’arte volevamo focalizzare l’attenzione su un grandissimo evento che si sta svolgendo in questi giorni a New York, una mostra senza precedenti che è stata visitata da pochissime persone. Come, direte voi, una mostra importante viene disertata? Già perchè Underbelly Project non è un evento qualunque, si tratta infatti di una mostra collettiva illegale e segreta che è stata organizzata dentro la pancia della grande mela. All’evento hanno partecipato 103 street artists della scena internazionale tra cui  svettano i nomi di Ron English , Swoon, Gaia, Faile, Jeff Soto, Dan Witz e Revok.

Ma le stars presenti all’evento sono talmente tante da trasformare Underbelly Project in una mostra totale, un vero e proprio elogio alla street art. L’idea è stata concepita nel 2009 dagli street artists Workhorse e PAC, i quali si sono appropriati di una stazione della metropolitana abbandonata da diversi anni. I due hanno successivamente chiamato a raccolta tutti gli artisti che potevano, contattando anche Banksy che però ha rifiutato poichè già impegnato in un altro progetto.

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