Se ne era parlato, se ne era discusso. Si era detto che la foto era un falso proprio come la teoria delle bugie raccontate dalla NASA apparse anni fa sul libro Non siamo mai andati sulla luna di Bill Kaysing. Poi lo scorso anno il New York Times aveva dato la notizia del recupero, dopo 70 anni, del negativo originale grazie all’ International Center of Photography di Manhattan confermando che il famoso miliziano si chiamava Federico Borrell García ed era morto a Cerro Muriano. Ovviamente si parla della famosa foto di Robert Capa, che ritrae un miliziano repubblicano morente durante la guerra civile spagnola.
Bene dopo tutto questo polverone In questi giorni nuove ombre sono calate sulla veridicità del celebre scatto. Il Periodico de Catalunya ha infatti pubblicato un articolo affermando che la foto sarebbe frutto di un set fotografico. Secondo il giornale spagnolo, il miliziano Federico Borrell García non morì in quel modo e non a Cerro Muriano ma a 50 chilometri di distanza dal luogo dello scatto. La foto sarebbe stata scattata vicino alla città di Espejo e il Periodico de Catalunya afferma di aver in pugno prove schiaccianti sul cambio di location di 50 chilometri, fatto che cambierebbe completamente tutta la storia confermando che la sequenza fu totalmente studiata a tavolino con un miliziano non identificato che avrebbe così simulato una finta morte.
Questa scioccante notizia arriva proprio nel bel mezzo di una grande mostra dedicata al genio di Robert Capa che si è inaugurata la scorsa settimana al Museo de Arte de Cataluña di Barcellona. L’evento dal titolo This Is War: Robert Capa at Work ( Questa è la guerra: Robert Capa al lavoro ) è stato recentemente in mostra assieme alla contestata foto al Forma, Centro internazionale di fotografia di Milano, alla Barbican art gallery di Londra ed è pronto a spostarsi il prossimo 10 ottobre al Nederlands Fotomuseum in Olanda.
Photo Copyright: EFE/ David Aguilar
BAPE 27 Luglio 2009 il 16:47
Sembra che Capa avesse più di una volta falsato alcuni dei suoi scatti e credo che in un periodo in cui non si parlava tanto come oggi di fotografia di reportage, ne tanto meno di falsificazioni fosse più facile di oggi.
Non per togliere i meriti al reporter che ha rivoluzionato il concetto di giornalismo fotografico, ma mi piace constatare che la manipolazione in fotografia non è direttamente legata al digitale…
Micol Di Veroli 27 Luglio 2009 il 20:43
Giusto Diamo a Capa quel che è di Capa ma non dimentichiamoci che la storia del fotogiornalismo è piena di manipolazioni e scoop fabbricati sui set. grazie per il commento.
nicolagreco 23 Agosto 2009 il 15:36
Credo resti comunque un artista, nonostante i falsi.
E’ l’espessione e il senso che vuole dare la foto che ha valore, non la foto in se per se.
E’ come dire che in “La Libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix, non c’è mai stata un momento dove una donna seminuda teneva la bandiera francese