Siamo fermi, assenti. Senza prendere le distanze da questa civiltà fantasma, stiamo per fare un grosso respiro e ricostruire il prossimo errore. L’origine delle cose è ormai lontana e faticosamente inafferrabile. Nella paura di una sterile inversione abbiamo rinnegato le pitture delle nostre origini, create con coscienza e volontà, per lasciare spazio al silenzio e al vuoto; nell’ovattatura di questo rifugio abbiamo distrutto dentro di noi ogni principio di resistenza abbassando i nostri bisogni ad abitudini primordiali. Abbiamo deciso di abdicare e lasciarci guidare da fili invisibili come pupi di una leggenda ormai troppo lontana. Il bisogno di essere gestiti ha schiacciato le nostre coscienze e ci ha reso immobili.
Chi ha ricostruito le nostre idee, i nostri desideri, il nostro dire e lo stare zitti, le nostre rivoluzioni, i nostri compromessi ed infine le nostre speranze lo ha fatto secondo un piano che non appartiene ad alcuno. Lo svuotamento delle coscienze si trova ora a fare i conti con la fine delle illusioni che ciclicamente si appropriano del pensiero umano. L’onnipotenza rivela la vera esigenza dell’individuo nella creazione, devastazione e ricostruzione del sé e del suo teatro.