Melancholia: il grande ritorno di Lars Von Trier

 

Del suo ritorno sul grande schermo si è molto discusso, non tanto in relazione alla nuova proposta, quanto piuttosto a causa di certe dichiarazioni poco gradevoli rilasciate dal regista in occasione della presentazione del film: stiamo parlando del grande Lars Von Trier e del suo ultimo lavoro Melancholia.

Se il sequel è bello come il primo capitolo

Siamo assolutamente certi che i nostri lettori sono anche dei grandi appassionati di cinema. A noi piace il cinema d’autore, quello di Rainer Werner Fassbinder, di François Truffaut o di Andrej Tarkovskij per intenderci. Ma è logico che ogni tanto non disdegniamo un bel film leggero o d’azione, magari accompagnato da pop corn e bibite gassate. Ebbene tra i film per così dire di “cassetta”, specialmente quelli che hanno riscosso un enorme successo al botteghino, è d’obbligo il sequel (oggi va di moda anche il prequel).

Si tratta di un secondo capitolo che molto spesso è nettamente inferiore al suo predecessore ed alle volte presenta soluzioni narrative a dir poco bizzarre che fanno acqua da tutte le parti. Insomma il sequel è quasi sempre una bufala ed altri ulteriori capitoli di una saga non fanno altro che generare noia se non disgusto man mano che il loro numero aumenta. Eppure vi sono rari esempi in cui il sequel regge il confronto con il primo capitolo, anzi magari sembra ancor meglio riuscito.

Guido Van Der Werve e le regole degli scacchi

Guido Van Der Werve torna alla galleria Monitor di Roma e lo fa in grande stile. L’opening del 21 settembre oltre ad attirare un folto pubblico ha offerto agli astanti la meraviglia di una visione artistica completa, interdisciplinare e soprattutto poetica. Per Minor Pieces, l’artista ha infatti presentato un video, una serie di fotografie, una performance ed un concerto per archi, il tutto incentrato sulla matematica e sul mistero di rebus irrisolti, nuclei centrali di tutte le cose visibili ed invisibili. Van Der Werve parte dal gioco degli scacchi per formulare teorie celesti, il suo lavoro corre sul filo di movimenti minimi disegnati su una scacchiera ideale che regola il tempo, lo spazio e la natura del destino umano.

Ed ancora tattiche e mosse scacchistiche ritornano nelle opere fotografiche e nel film di quaranta minuti girato in tre location diverse tra il Marshall Chess Club di Manhattan, il vulcano attivo del monte St Helens e la valle di Sant’Andrea in California, come a voler ribadire la costante presenza di un fato pre-organizzato e regolato da schemi ben precisi.

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