Trasversalità della critica all’Accademia Dello Scompiglio

Dopo il seminario “Incontri d’Armonia“, sotto la supervisione di Alfredo Pirri, il secondo progetto dell’Accademia Dello Scompiglio, sotto la direzione artistica di Angel Moya Garcia e Cecilia Bertoni, prevede lo svolgimento di una residenza della durata di due settimane dal titolo “Trasversalità della critica”. Una residenza rivolta a giovani critici di arti visive, teatro, danza, performance, letteratura, cinema e musica per stimolare una critica trasversale in grado di analizzare e riflettere sui diversi ambiti dell’arte contemporanea, scompigliando qualunque settorialismo nel dibattito attuale.

Un tentativo di educare lo sguardo a concepire una visione panoramica della critica, attraverso l’identificazione e l’approfondimento di linee intersecanti nelle diverse pratiche della contemporaneità. Durante lo svolgersi della residenza, oltre a diverse visite esterne alla Tenuta presso musei, gallerie, teatri o festival, si terranno alcuni incontri con diversi ospiti e si svolgeranno sessioni di Feldenkrais.

PREMIO “PORTALI DELLO SCOMPIGLIO”#1, Bando di concorso per la scelta, l’esecuzione e l’acquisto di tre opere d’arte da collocare presso la Tenuta Dello Scompiglio

L’Associazione Culturale Dello Scompiglio, con sede nella Tenuta Dello Scompiglio promuove il Premio “Portali Dello Scompiglio”#1. Il premio, aperto a tutti gli artisti di qualsiasi nazionalità, età, qualifica o curriculum, prevede la selezione di dieci progetti finalisti, un evento espositivo e tre premi in denaro per un valore complessivo di € 22.500. I temi degli alberi, dei portali e dell’acqua scandiscono e pervadono tutto il paesaggio Dello Scompiglio, creando diversi accenti dentro di una musicalità costante e differenziata.

La percezione di questo paesaggio stimola la lettura della stratificazione del tempo, della sedimentazione dell’azione umana, della complementarietà e interazione di natura e storia. In particolar modo, lo spazio della Tenuta Dello Scompiglio si articola attraverso una serie di portali accennati che cadenzano il paesaggio, modulano gli spostamenti e tracciano molteplici percorsi e zone di transizione fra il bosco, l’agricoltura e l’architettura paesaggistica. Una successione di portali, configurati secondo esigenze contraddittorie e a volte conflittuali tra l’equilibrio della natura e gli interventi funzionali all’attività umana, sia essa colturale o culturale, che si vogliono evidenziare attraverso installazioni di arti visive in grado di leggere e interpretare la loro disposizione.

Cinque mostre al CIAC

Il CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea di Genazzano apre la stagione invernale con un ciclo di 5 mostre che inaugurerà sabato 17 dicembre dalle ore 18 in poi. La prima, OltreRoma. Viaggi e viaggiatori nei Colli albani e prenestini nel segno del Grand Tour, vede il CIAC inaugurare un progetto che coinvolgerà, a partire da gennaio 2012, tutti i musei del sistema Museumgrandtour, ognuno coinvolto con la propria specificità. Scopo di questo progetto collettivo è ripercorre quel fenomeno che, tra il ‘600 e l’800, fece del territorio dei Castelli Romani e Prenestini una meta certamente non secondaria rispetto agli interessi che muovevano artisti, intellettuali e nobili d’Oltralpe ad intraprendere il loro “Viaggio In Italia”, titolo omonimo del diario del più famoso fra tutti: Johann Wolfgang Goethe. Gli artisti selezionati rivivono idealmente questo viaggio attraverso tre lavori che, declinandosi dall’installazione, al video, alla pittura, si offrono come una riflessione sull’ esperienza del Grand Tour.

Il secondo progetto è promosso in collaborazione con Incontri Internazionali d’Arte: trattasi della collettiva itinerante 5C5C – Five Cities Five Curatorial Concepts, giàospitata presso la Sangsangmadong Galery di Seoul a luglio scorso e che, dopo la tappa di Genazzano, proseguirà per Berlino, New York e Parigi. La mostra presenta le opere di 14 artisti selezionati da sei curatori che lavorano in ognuna di queste città. Unendo cinque concetti curatoriali diversi essa indaga la pratica artistica nella convinzione che la prevalente scena contemporanea sia determinata proprio dal rapporto tra un globale sempre più preponderante e gli innesti locali e individuali che non possono restar taciuti.

Il principio di realtà di Enrico Vezzi al Progetto Reload Roma

Il 28 febbraio 2011 il Progetto Reload Roma presenta Il principio di Realtà, un intervento spaziale di Enrico Vezzi curato da Angel Moya Garcia. Una ricerca sulla identità e la traccia di un tentativo di relazione confluiscono attraverso la divisione visiva dello spazio esattamente a metà, sollevando l’urgenza di riformulare la concettualizzazione della soggettività ed evidenziando le caratteristiche fisiche e mentali del luogo e anche di questo momento storico, diviso tra il rinnovamento e la conservazione.

L’invito a Enrico Vezzi (San Miniato, 1979) nasce dalla opportunità di analizzare la congiunzione di due ricerche parallele, un’indagine sulla identità e un tentativo di relazione, il cui punto di incontro si trova per la prima volta all’interno di “Reload”. L’idea è quella di dividere visivamente lo spazio esattamente a metà evidenziando le caratteristiche fisiche e mentali del luogo e anche di questo momento storico, diviso tra il rinnovamento e la conservazione. Questa distinzione si intreccia con un discorso più ampio in cui il sé e l’altro si contrappongono e si confrontano, l’essere-in-se-stesso si mette in questo modo in diretto rapporto non solo con l’essere-gli-uni-con-gli-altri ma anche con la realtà esterna attraverso un confine labile che si dilegua o si rafforza lungo lo spazio.

Pablo Rubio – L’identità frammentata

Il 15 ottobre la galleria Ingresso Pericoloso di Roma inaugura la mostra L’identità frammentata di Pablo Rubio a cura di Angel Moya Garcia. Il lavoro dell’artista spagnolo (Cordoba, Spagna, 1974) si focalizza sulla rielaborazione dei ricordi e della memoria latente, per preservare un’identità che trema ogni giorno per l’imminente minaccia della sua scomparsa. Così, immerso in una dialettica dello spazio e del vissuto personale, costruisce testimonianze appena abbozzate, come malinconiche presenze nella nebbia, che si sovrappongono e si riproducono in ritmi reiteranti.

In quest’ottica, “L’identità frammentata” si sviluppa come una riflessione sulla graduale decostruzione della soggettività, e di conseguenza dell’identità, provocata dalla storiografia filosofica dell’ultimo secolo. Dall’ermeneutica tedesca passando per la frammentazione foucaultiana fino ad arrivare al pensiero debole italiano, l’individuo si è trovato a con-vivere all’interno di una collettività senza membri singoli. Una comunità che nasconde, cela o vieta qualunque proposta individuale e in cui il soggetto viene ridotto al mero rapporto con gli altri senza mai avere un’autonomia e un’ontologia propria.

La lunga e minuziosa ricerca sul suono nel silenzio di Emilano Zelada

Nella vita dell’individuo esistono sostanzialmente due tipi di silenzio: il silenzio passivo, inteso come assenza di attività, ed un silenzio attivo, inteso come comportamento cognitivo consapevolmente orientato alla comprensione ed acquisizione di informazioni. Lo stesso dualismo si riscontra tra il silenzio dell’arte e il silenzio nell’arte. Nel primo caso, l’artista, rinunciando al suo ruolo di demiurgo, piomba in un silenzio che riflette solo la propria crisi di identità, perdendo la relazione con il contesto; nel secondo, accettando la propria responsabilità, si inserisce in un entourage più articolato per modificarlo, criticarlo, distruggerlo o ricostruirlo, delineando attraverso il silenzio un punto di inflessione nel proprio essere.

La responsabilità assunta dall’artista/compositore Emiliano Zelada (Roma, 1979. Vive e lavora a Barcellona) si manifesta attraverso Silent Collapse mostra a cura di Angel Moya Garcia che si terrà a partire dal 12 febbraio presso la galleria Ingresso Pericoloso di Roma. La mostra viene sviluppata attraverso tre ambientazioni, lontane dalla nostra abituale percezione, che costituiscono tuttavia parte ineludibile della quotidianità. Portando all’attenzione frequenze inudibili e suoni impercettibili alla sensibilità umana, i lavori si caratterizzano da una lunga e minuziosa ricerca sul suono nel silenzio, eseguita attraverso il rumore e la saturazione.

preload imagepreload image