Tim Burton e Art in The Streets, due blockbusters a confronto

Alle volte anche il mondo della critica d’arte si concede qualche piccolo divertissement, delle piccole chicche intrise da un sottile velo di ironia che fanno riflettere sulle bizzarrie di un sistema dell’arte contemporanea che spesso e volentieri genera mostri. Il caso del giorno è quello del L.A. Times che ha portato a termine uno speciale confronto tra due mostre blockbuster attualmente in visione a Los Angeles. Le mostre in questione sono ovviamente Art In The Streets, visitabile fino all’8 agosto al MOCA e Tim Burton, ospitata fino al 31 ottobre al LACMA, Los Angeles County Museum of Art.

Inutile aggiungere che i due eventi hanno già attirato migliaia di visitatori, l’evento dedicato a Tim Burton poi aveva già spopolato a New York. Il problema è che la mostra Tim Burton è stata già nominata evento più brutto del 2010 mentre Art in The Streets si avvia a conquistare la palma di evento più brutto del 2011. Divagazioni a parte, vediamo quindi i confronti eseguiti dal L.A. Times:

Shepard Fairey torna in strada dopo la brutta figura

Poche settimane fa, durante una video intervista comparsa su un’emittente americana e successivamente rimbalzata su Youtube, Shepard Fairey aveva avuto un acceso diverbio con sua moglie. A noi questo potrebbe anche non interessare se non per il fatto che la litigata è scaturita da una risposta della moglie del celebre street artist che aveva anticipato quella del marito. “Vai ancora in strada a compiere personalmente le tue azioni?” aveva chiesto l’intervistatore a Fairey, ma la moglie aveva risposto con un divertito: “Era tanto tempo fa, ora no!”.

Ovviamente si tratta del segreto di pulcinella, tutti gli appassionati di Street Art sanno benissimo che dopo i primi grandi successi, Fairey ha totalmente smesso di “sporcarsi le mani” ed ha messo in piedi uno studio con tanto di assistenti che provvedono ad attaccare i suoi posters, quando non espone in gallerie e musei.

Los Angeles rilancia, maxi retata contro l’ASC crew

Dopo New York, anche Los Angeles ha deciso di attuare una vera e propria rappresaglia contro la street art. La mostra Art in the Streets, fortemente voluta da Jeffrey Deitch nel suo MOCA, è divenuta quindi la causa scatenante di una guerra che le autorità pubbliche hanno scatenato contro gli street artists locali, invogliati dalla grande mostra a compiere numerose azioni.

Dopo una serie di fermi siamo quindi arrivati agli arresti celebri. La scorsa settimana infatti la polizia di Los Angeles ha fatto scattare le manette ai polsi della ASC (Art Sex Crime), una crew ritenuta responsabile dell’esecuzione di oltre 1.600 graffiti nella contea di Los Angeles. Otto persone più un minorenne sono ora accusati di atti di vandalismo ai danni di proprietà pubbliche e private come scuole, autobus ed abitazioni, per un totale di oltre 100.000 dollari di danni. L’ASC è una delle crew più importanti della zona e vanta ben otto anni di attività assidua, si pensa che i membri di questa grande famiglia siano almeno 15, data la loro operosità in moltissime aree della città.

Pasticcio a Brooklyn mentre Nan Goldin afferma: “mi volevano morta”

Giusto la scorsa settimana vi avevamo parlato dello strano pasticcio Art In the Streets. La grande panoramica sulla street art ospitata dal MOCA di Los Angeles guidato da Jeffrey Deitch doveva far tappa al Brooklyn Museum di New York ma in seguito la prestigiosa istituzione aveva cancellato l’evento in programma, palesando delle non meglio precisate difficoltà economiche.

Alla luce di quelle strane dichiarazioni qualcos’altro è successo e tutto ciò ha portato ad un brusco cambio all’interno del board della fondazione del Brooklyn Museum. Norman Feinberg, da cinque anni direttore del board, è stato infatti rimpiazzato da John Tamagni. Forse per il museo è giunta ora di cambiare anche la direzione visto che Arnold Lehman (attuale direttore) nel corso di questi ultimi anni ha inanellato una bizzaria dietro l’altra, perdendo il contatto con il pubblico a causa di mostre flop come Star Wars: la magia del mito (del 2002) o come Who Shot Rock & Roll: A Photographic History, 1955 to the Present, inaugurata lo scorso inverno con il malcontento generale.

Il Brooklyn Museum non vuole la street art

Cose strane succedono nel mondo della street art o forse sarebbe meglio dire: cose strane succedono alla street art quando c’è di mezzo anche Jeffrey Deitch. Colpevole di aver oscurato il murale di Blu, il direttore-volpone del MOCA di Los Angeles aveva poi lanciato la grande panoramica sulla street art intitolata Art in The Streets. Ebbene, la mostra in questione doveva in seguito migrare al Brooklyn Museum di New York e rimanere in visione dal 30 marzo all’8 luglio 2012.

Qualcosa però è andato storto ed i vertici del Brooklyn Museum hanno deciso di cancellare l’intera manifestazione. Sulle prime il museo ha emanato un comunicato stampa dove si parla di problemi finanziari, tali da non poter assicurare il corretto svolgimento di Art in The Streets. La realtà è però ben diversa ed alcune spiegazioni a questo strano comportamento le aveva già fornite il New York Daily News in un articolo apparso lo scorso aprile.

Il museo te lo paga Banksy

Ancora una volta la grande panoramica sulla street art dal Art in the Streets, fortemente voluta da Jeffrey Deitch nel suo MOCA di Los Angeles, torna a far parlare di sé. La mostra ha ricevuto critiche freddine da parte della stampa di settore ed in seguito la polizia losangelina ha attuato una dura politica di repressione contro gli street artist locali che in onore della grande mostra, avevano iniziato a creare le loro opere nei dintorni del museo “imbrattando i beni pubblici” o almeno questa è la tesi sostenuta delle autorità.

La street art, lo dice il termine, è una forma artistica nata per essere creata e fruita liberamente nel contesto urbano. Con le mostre nei musei però le cose cambiano, ad esempio il biglietto d’ingresso di Art in the Streets costa 10 dollari, una cifra che molto spesso non tutti possono permettersi, specialmente i più giovani. Ad ovviare a questo problema ci ha pensato Banksy, che in questi giorni ha compiuto una delle sue azioni ad effetto.

Invader arrestato dalla polizia di Los Angeles

E se Jeffrey Deitch ed il suo MOCA fossero una disgrazia per la street art? Ipotesi improbabile ma non impossibile, ma andiamo per gradi. Deitch è un accanito sostenitore (e dealer) della street art ma questo non gli impedisce di compiere uno scellerato atto di censura ai danni del nostro eroe nazionale Blu. In seguito il buon Jeffrey, in parte per riparare al suo strappo, decide di lanciare nel suo MOCA la grande mostra Art In The Streets, accolta da giudizi abbastanza freddi da parte della critica.

Ma i guai non sono finiti:  grazie al grande richiamo della mostra molti street artists locali decidono di creare tags e murales nelle vicinanze del MOCA. Per tutta risposta la polizia losangelina monta su tutte le furie e lancia una grande caccia alle streghe contro ciò che viene etichettato come puro vandalismo. Ecco quindi che la maledizione di Deitch si abbatte contro un altro grande esponente della street art internazionale vale a dire Invader.

Dopo la censura a Blu, Jeffrey Deitch lancia una mostra sulla Street Art

Jeffrey Deitch come ben ricorderete è stato protagonista dell’assurda censura al murale dello street artist italiano Blu che aveva creato delle bare coperte da giganteschi dollari al posto della bandiera Americana in chiara denuncia contro le follie guerrafondaie dei signori della guerra. Ebbene dopo quella cancellazione da vero e proprio dittatore dell’arte, Jeffrey Deitch prova a rimediare alla brutta figura con una bella mostra tutta dedicata alla street art nel suo MOCA di Los Angeles, ovviamente questo non basta per ottenere il nostro perdono ma vediamo cosa ha in mente il malefico volpone.

La mostra del MOCA prende il titolo di Art in the Streets e verrà inaugurata il prossimo 17 aprile (in visione fino all’8 agosto 2011), in mostra 50 artisti tra i più noti del mondo come Fab 5 Freddy, Shepard Fairey , Os Gemeos, JR,  Futura, Swoon,  Mister Cartoon, RETNA, SABER, RISK e tanti altri che saranno chiamati a realizzare circa 100 opere.

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