(e)merge, la fiera low cost che piace agli americani

Fiere e fierette dell’arte contemporanea sono un fenomeno in forte espansione in tutto il mondo. Nella maggior parte dei casi queste manifestazioni sono organizzate con grande cura e accolgono al loro interno solo gallerie ampliamente quotate sul mercato. Per questo motivo le opere degli artisti in mostra sono proposte a cifre non sempre abbordabili e spesso chi vorrebbe comprare è costretto a ripiegare su opere di piccole dimensioni, stampe ed altre produzioni minori.

Il secondo grande “vizio” delle fiere dell’arte riguarda proprio la presenza degli artisti che ovviamente devono essere presenti nel roster delle già citate gallerie d’alto bordo, gli artisti senza galleria di rappresentanza solitamente non sono ammessi. Esistono però delle fiere d’arte dove il lusso e l’esclusivismo lasciano il posto ai prezzi contenuti e all’apertura al mondo dell’arte emergente, incentivando così sia il collezionista casuale che quello abituale dotato di voglia di investire nei nuovi talenti.

Esotismo e processualità nell’opera di Enrico Piras

Enrico Piras - Exotic exercises series

Osservando il lavoro di Enrico Piras (Cagliari, 1987), possiamo riscontrare in primo luogo un’attitudine processuale. Tale attitudine è orientata all’individuazione di toponimi di senso a cui l’uso ordinario ha sottratto la referenzialità. L’artista usa differenti medium, dall’approccio individuale e pittorico all’appropriazione di immagini e documenti che, assemblandosi, generano nuove forme possibili. Tali forme però sono aperte ad accogliere suggestioni varie, si attivano attraverso l’esperienza soggettiva e non prevedono un unico risultato.

In Cabinet de souvenirs questo processo è particolarmente manifesto. Il souvenirs è il feticcio per eccellenza. Esso assume su di sè l’accezione della memoria, attraverso esso è possibile tracciare la mappa di una individualità storica, geografica, sensibile. L’opera si configura come agglomerato di oggetti, per lo più dal carattere naif, Piras se ne serve per costruire identità fittizie, per mostrare ciò che altrimenti sarebbe impossibile dire, mostrare un’attitudine appunto.

Roma: “ci sono spazi per l’arte, basta farne richiesta”. Sarà vero?

L’ultimo appuntamento del progetto Reload Roma alle ex officine automobilistiche di viale Arcangelo Ghisleri lo scorso 10 marzo 2011, ha avuto per me un’importanza fondamentale che potrebbe dar vita a dei risvolti interessanti sul fronte arte emergente. Chi scrive ha infatti presentato alle istituzioni, in tempi non sospetti, varie richieste per la concessione di spazi temporaneamente vuoti per sviluppare eventi di arte emergente in tutto il territorio romano. Il più delle volte quei progetti e quelle richieste sono cadute nel vuoto e nell’indifferenza generale.

A Reload è stata quindi presentata una tavola rotonda sulle potenzialità culturali, economiche e di ricaduta sul territorio di una pratica come l’utilizzo a fini culturali di spazi temporaneamente vuoti. Sono intervenuti, fra gli altri, il direttore del MACRO Luca Massimo Barbero,  il direttore del MAXXI Anna Mattirolo, l’assessore della Provincia di Roma Cecilia D’Elia e l’assessore di Roma Capitale Dino Gasperini.

Il Giovane artista eterno ed il Giovane artista premio

Giovane artista, talento emergente. Etichette sempre più abusate dal sistema, lame a doppio taglio che in molti casi possono ritorcersi contro chi le impugna come luccicanti trofei da offrire al mercato. Il nostro paese è pieno di giovani artisti e gallerie, fondazioni e quanto altro li coccolano per un periodo limitato, nella speranza di trovare al più presto una gallina dalle uova d’oro da spremere a dovere. Essere giovani artisti di talento è però cosa assai ardua, anche se va detto che l’Italia abbonda di figure interessanti destinate a “sfondare”, prima o poi. A far da cornice a questi veraci ed impegnati ricercatori dell’arte vi è però un nucleo di “soliti noti” che tenta di confondere le acque per continuare a vivacchiare all’interno della scena. Questo nucleo è suddiviso in varie categorie che noi prontamente vi offriamo qui di seguito:

Giovane artista premio – si tratta di una categoria che solitamente vince prestigiosi concorsi e residenze messe in palio da blasonate fondazioni. Per qualche tempo il giovane artista premio riesce ad accaparrarsi allori multipli in diverse discipline e nello stesso anno. Trascorso il termine del suo “mandato” è destinato ad infoltire la schiera dei dimenticati ma continuerà a vincere qualche premio  ogni tanto, per sbarcare il lunario.

Reload abbatte il muro dell’indifferenza

Un muro di mattoni, un ostacolo che viene abbattuto, il tanto sospirato ricongiungimento fra la cittadinanza romana e la giovane arte. In questa simbolica performance-incipit eseguita dal pubblico si cela l’importanza di un evento come Reload, inauguratosi il 10 gennaio scorso nelle Ex Officine Automobilistiche di Via Alessandro Ghisleri 44 a Roma ed organizzato da Gian Maria Tosatti . Per arrivare al punto, in una capitale dove si aprono nuove ale museali, dove i più grandi archistar creano le loro più  avveniristiche architetture, dove schiere di curatori istituzionalizzati faticano a metter in piedi un programma espositivo e dove si pensa a dare il nome ad un ristorante più che a sfamare la gente con la cultura, Reload giunge come un’insperata ancora di salvezza a cannibalizzare il gap tra pubblico e offerta culturale del territorio, tra artisti emergenti e spazi espositivi.

A ribadire l’importanza della manifestazione la presenza all’opening dell’Assessore alle Politiche Culturali Umberto Croppi, dimostratosi più volte sensibile alle operazioni indipendenti. Reload, oltre ad oggettivare quella tanto sospirata e mai concretizzata project room per l’arte emergente, ha dimostrato alle istituzioni che per attirare il pubblico all’interno di eventi culturali non è necessario disporre di cifre spropositate o di nomi altisonanti ma di creatività, impegno e tanto spirito di condivisione.

The Wall (Archives) al Progetto Reolad Roma

Da lunedì 10 fino al 15 gennaio il Progetto Reload Roma ospiterà l’evento The Wall (Archives) curato da  Pietro Gaglianò. Il progetto consiste nella creazione di un archivio compilato attraverso i contributi formali o teorici di artisti, curatori, professionisti di diverse discipline sul concetto di muro, inteso nella sua declinazione geopolitica, sociale, morale. L’archivio si muove di città in città ampliandosi col lavoro degli artisti incontrati nel percorso.

Alla fine della mostra nel tunnel l’archivio resterà aperto e consultabile in uno degli altri spazi di Reload. Durante i due mesi del progetto il curatore incontrerà gli artisti di Roma e li inviterà ad aggiungere propri file all’archivio. Ho chiesto ad amici, artisti, curatori, professionisti di diverse discipline, di inviarmi un contributo formale o teorico per creare un archivio sul concetto di muro, inteso nella sua declinazione geopolitica, sociale, morale.

X Initiative chiude con una “mostra fai da te”

 Dopo un serrato anno di attività l’X Initiative, spazio artistico no profit situato nel quartiere di Chelsea a New York ha definitivamente cessato di esistere. Prima della sua scomparsa però (esattamente mercoledì scorso) il centro ha deciso di chiudere col botto ed ha organizzato una mostra dagli intenti decisamente luciferini. L’evento dal titolo Bring Your Own Art (porta la tua arte) ha concesso a chiunque l’opportunità di sfruttare le pareti dello spazio per esporre la propria arte, senza limiti e senza selezione in una vera e propria maratona durata 24 ore.

Le regole? Poche e semplici: Chi arriva prima meglio alloggia e allo scadere delle 24 ore tutti i lavori non rimossi vengono semplicemente cestinati. Ovviamente ci si aspettava una folla oceanica ma alla fine solo due piani dei tre totali sono stati riempiti. Sebbene l’iniziativa potrebbe sembrare un valido gesto per il sostegno degli artisti emergenti va detto che eventi di questo tipo non creano reali opportunità, Bring Your Own Art si è infatti risolta in una ressa di pittori della domenica che hanno attaccato di tutto sulle pareti dello spazio senza un minimo filtro estetico.

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