ArtPrize, il superenalotto dell’arte

 Gli americani si sa fanno le cose in grande, il problema e che queste megalomanie hanno contagiato anche il mondo dell’arte che rischia di diventare un grande reality svuotato di ogni sorta di contenuto se non l’estrema voglia di spettacolarizzazione e vetrinizzazione sociale.

Stiamo parlando dell’ormai arcinoto ArtPrize, una competizione artistica creata dal ricco e giovane ereditiero Rick DeVos radicalmente aperta a chiunque con il montepremi più alto della storia. Al vincitore del contest andranno infatti la bellezza di 250.000 dollari mentre il secondo classificato riceverà la cifra di tutto riguardo di 100.000 dollari. Altri premi in denaro sono disponibili per il terzo classificato a cui andranno 50.000 dollari mentre dal quarto al decimo posto la posta in palio è di 7.000 dollari.

Il peggio di ArtPrize su ArtPrize Worst

Nel mondo esistono centinaia di premi e concorsi d’arte contemporanea, alcuni molto prestigiosi ed altri meno. La loro utilità non è sempre chiara ma quando queste tenzoni sono aperte a chiunque le partecipazioni degli artisti “da casa” sono a dir poco incalcolabili. Molti tentano di dare il meglio, iscrivendo l’opera che più rappresenta la loro produzione creativa. A volte però alcuni artisti della domenica finiscono con il creare una situazione involontariamente comica, questo poiché la loro opera è in realtà un incidente estetico dalle proporzioni colossali.

Eppure anche le opere di cattivo gusto hanno la propria dignità, se non altro provocano il nostro gusto estetico e ci aiutano a riconoscere da cosa dobbiamo fuggire a gambe levate. Venendo al sodo, una delle manifestazioni dove è possibile assistere al maggior numero di schifezze in assoluto è quello che in un nostro articolo di tanto tempo fa avevamo definito come il superenalotto dell’arte, vale a dire ArtPrize

La giacca di JR, i murales di Boston ed i premi di ArtPrize

 Dopo Bristol, un’altra città (dall’altra parte del mondo ) ha deciso di prendere di petto il problema dei graffiti. Boston ha infatti preso in considerazione l’idea di combattere il vandalismo degli scarabocchi e degli inutili quanto obbrobriosi tags sui muri contrapponendo ad essi dei magnifici murales. Secondo Julie Burns, direttore dell’ufficio del turismo cittadino, solitamente i taggers imbrattano muri intonsi ma hanno profondo rispetto per i graffiti artists che si impegnano in opere più complesse.

In parole povere i taggers dovrebbero tenersi alla larga dalle pareti impreziosite dai murales. “la maggior parte dei giovani che eseguono graffiti si considerano artisti, quindi per rispetto nei confronti dei loro colleghi non imbratteranno i murales” ha dichiarato Julie Burns. Lo stretto giro di vite della città di Boston è iniziato lo scorso febbraio quando la polizia ha arrestato il celebre artista Shepard Fairey proprio nei giorni della sua mostra all’Institute of Contemporary Art. Lo scorso martedì inoltre la corte cittadina ha condannato Danielle Bremner, accusata di aver imbrattato i muri con il suo moniker “Utah”.

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