(Dove eravamo rimasti…) Siamo arrivati alla fine ed sarebbe tempo di considerazioni generali, ma prima un ultimo consiglio: una piccola mostra che è un gioiellino, ma lo si capisce dopo averla visitata. Un esempio tra l’altro di qualcosa fatto bene da ogni punto di vista: contenuti, campagna di comunicazione e allestimento. Magari non spicca, e mentre osservi le opere, abituati ormai all’opulenza di cotanta arte in tutta Venezia, può sembrare piccolina, un po’ mesta, invece ha una sua forza, lenta e decisa. Parlo di The future of a promise mostra curata da Lina Lazaar che raccoglie ai Magazzini del Sale l’arte contemporanea del mondo arabo.
All’entrata ci diedero un piccolo libretto (quello che per me vuol dire coccolare il visitatore) contenente tutte le opere e brevi spiegazioni per ognuna. L’introduzione è semplice: la promessa è un intento, una volontà di cambiamento. Come tutti sappiamo nell’ultimo anni i paesi arabi hanno visto nascere quella che viene chiamata la Primavera araba: un’onda di consapevolezza e ribellione politica che ancora non si è fermata, nonostante i nostri telegiornali non ne parlino più e soprattutto nonostante la violenta repressione che i regimi perpetuano verso la popolazione ormai stanca.