Padiglione Italia: il progetto di Letizia Ragaglia

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Letizia Ragaglia:

Istantanee da un paesaggio molto umano

Credo nell’arte italiana, nella sua qualità e nella sua professionalità. Come Museion cerchiamo di sostenerla e darle voce: abbiamo realizzato molte mostre personali di giovani artisti come Francesco Arena, Micol Assael, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Nico Vascellari, Stefano Arienti, Massimo Bartolini (sopra: Paesaggio molto umano) e Luca Vitone e ne abbiamo coinvolti molti altri in mostre tematiche e progetti speciali.

Padiglione Italia: il progetto di Beatrice Merz

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Beatrice Merz:

E l’opera diventa cronaca giornalistica

 L’arte — che in generale sta vivendo e si sta adattando a un cambiamento di approccio verso l’informazione — è scandita da tempi sempre più stretti. Il momento della riflessione deve essere raggiunto con velocità.

Padiglione Italia: il progetto di Bartolomeo Pietromarchi

La Biennale di Venezia è ormai alle porte ed il nostro Padiglione Italia guidato da Bartolomeo Pietromarchi si prepara a scoprire le sue carte in tavola. Intanto noi pubblichiamo in più post i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Pietromarchi.  Vediamo questi 7 progetti iniziando dal curatore selezionato:

Boetti e Ghirri: una identità fatta di assenze

U.S.A., UK e Germania: grandi manovre in Biennale

Visto che già si parla di Biennale di Venezia 2013, vorremmo in questa sede elencare i nomi degli artisti che andranno ad occupare i padiglioni nazionali, o almeno quelli che sono stati già resi noti. La Gran Bretagna presenterà Jeremy Deller, celebre per aver realizzato nel corso del 2012 un’installazione raffigurante Stonehenge, realizzata con i gommoni gonfiabili, quelli che solitamente possiamo trovare nei lunaparks per bambini.

Dimenticare Sgarbi con Bartolomeo Pietromarchi

Alla fine la riserva sul prossimo curatore del Padiglione Italia alla Biennale delle arti visive di Venezia è stata sciolta. Il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi ha infatti scelto Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MACRO di Roma, già direttore della sezione arte della Fondazione Adriano Olivetti ed ex collaboratore del MAXXI. Pietromarchi è stato scelto tra una rosa di candidati dopo aver presentato un progetto curatoriale.

Biennale di Venezia 2013 Brain Storming Burning

Rilancio questa interessante proposta di Luca Rossi che potrete trovare al seguente link:

Ho pensato di proporre un post in continuo aggiornamento che ci accompagnerà fino alla definizione del progetto ufficiale della prossima Biennale di Venezia 2013 curata da Massimiliano Gioni.  L’idea è quella di sviluppare un incessante brain storming su tutte le possibilità progettuali che una mostra come la Biennale potrebbe avere. Da ormai una decina d’anni il format Biennale è diventato un rassicurante standard che deve soprattutto attrarre un certo turismo culturale molto simile all’idea di Luna Park. Senza distogliere l’attenzione dalle esigenze e dai desideri del pubblico, questo nuovo post vorrebbe individuare e argomentare rispetto a possibili alternative. Sono convinto che il format possa diventare il messaggio. Sicuramente il format ha il compito di ottimizzare ed esaltare i contenuti. Al contrario sembra che ogni nuovo curatore ,dell’ennesima Biennale in giro per il mondo, riconfermi pedissequamente il solito-medesimo-format.
Brevemente. Si sceglie un titolo vago e intrigante che possa contenere tutto e il contrario di tutto; poi si stila un’interminabile lista di artisti che hanno operato negli ultimi due anni o che si vorrebbe “recuperare” (per la biennale di venezia si deve invitare almeno un 8-10% di artisti italiani, e quindi si fa una veloce selezione di curriculum vitae pescando fra le gallerie considerate “migliori”). Fatta questa lista molto lunga, si scelgono i lavori e lo spazio da dedicare ad ogni artista rispetto al lavoro specifico e l’importanza dell’artista stesso. E poi si installano i lavori; nel caso della Biennale di Venezia, sempre nello stesso modo, sempre con lo stesso ritmo, sempre negli stessi luoghi. Ogni biennale sembra le declinazione della medesima mostra, potrebbe anche andare ma ci vuole consapevolezza. In ogni caso criticare è fin troppo semplice, servono proposte alternative.

Chiunque può scrivere la propria idea a housewhite1@gmail.com

Che bella l’Italia dell’arte contemporanea

Benvenuti in Italia, la patria della cultura e dell’arte. Tanto tempo fa potevamo sbandierare questo slogan, oggi queste parole suonano a dir poco ridicole. Questo poiché di questa beneamata cultura non rimane che un vago ricordo. Sono bastati due governi per trascinare le nostre risorse artistiche in un baratro senza fine, un orrido da cui uscire sarà molto difficile. Crolli del Colosseo, crolli di Pompei e crolli della Pinacoteca di Brera. Queste sono solo alcune delle più tristi vicende legate ai capisaldi della nostra cultura classica e moderna. Ma per quanto riguarda l’arte contemporanea le cose vanno ancora peggio.

Padiglioni Italia alla Biennale di Venezia affidati a megalomani che finiscono per metterci in mutande innanzi al mondo intero,  musei che vengono commissariati per buchi nel bilancio provocati dallo stesso governo che poi usa gli stessi per i valzer di poltrone (figura barbina anche qui), Padiglioni alla Biennale d’architettura che rischiano di passare in cavalleria. Ed anche le presidenze delle Biennali rischiano di fare la stessa fine salvo poi salvarsi in corner allo scoccare del novantesimo minuto.

Nessun curatore, nessun padiglione

Cose strane accadono dalle nostre parti. Già, anche se al di fuori dei nostri confini la crisi economica non è certo scongiurata, i governi delle altre nazioni che tempo fa erano solite definirsi “avanzate” lottano duramente per difendere la cultura. Noi invece che con la cultura ci abbiamo sempre campato, vedi orde di turisti nelle città d’arte, non riusciamo nemmeno a far funzionare quello che ci è rimasto.

Questa crisi economica avrà pur bloccato la crescita ma di fatto la situazione è ben più grave, vale a dire che più che un stallo questa ci sembra una vera e propria involuzione. Nello specifico, basti pensare alle nostre grandi manifestazioni nazionali ed internazionali di arte contemporanea ed ai nostri musei per accorgersi di una condizione gravissima che peggiora al continuo variar della situazione politica.

Tutte le Biennali di quest’anno e del 2012

Anche se quella lagunare è una delle Biennali più celebri e prestigiose del mondo, molti altri stati possono vantare manifestazioni di egual tipo di elevata caratura. Certo le Biennali sono sempre di più e non tutte sono indispensabili ma alcune di esse possono rappresentare un ottima piattaforma di interscambio artistico culturale sia per gli artisti che per il pubblico.

In questi giorni ad esempio partirà la quarta edizione della Moscow Biennale, che dal 22 settembre al 30 ottobre 2011 presenterà 80 artisti provenienti da 20 differenti nazioni con nomi del calibro di Ai Weiwei (Cina), Richard Hamilton (UK), Walid Ra’ad (Libano/USA), Neo Rauch (Germania), Claire Fontaine (Francia), Susan Hiller (UK/USA), Rebecca Horn (Germania) e Ingar Dragset (Norvegia), tutti riuniti sotto il titolo Rewriting Worlds.

Ma è davvero terribile come si vocifera la Biennale del 2011?

 

 

Ma è davvero terribile come si vocifera la Biennale del 2011?Questa domanda ancora circola tra gli indecisi che vorrebbero utilizzare gli ultimi strascichi di vacanze per dar sfogo alla curiosità ma che temono i “te lo avevo detto” di turno, ora poi figuriamoci con la tassa sul turismo!

Il padiglione Italia raggiunge livelli sconcertanti. Ne abbiamo sentito parlare tanto, certo, ma una volta lì, nonostante tutte le anticipazioni, il senso di sconforto aumenta vertiginosamente soprattutto al culmine di un percorso già non troppo esaltante.

Pillole di Biennale 09 – Future Pass alla Fondazione Buziol

(Dove eravamo rimasti…) Mi rendo conto che da questo racconto sembra da Venezia non ci sia mai tornata, e invece siamo arrivati solo al terzo giorno, quello del ritorno a casa. Quello del panico da paura di perdere il treno e dei soldi finiti per cui niente Palazzo Grassi e Punta della Dogana, che tanto ci sono le mostre gratuite che son belle uguali, o quasi.

Una di queste è sicuramente quella organizzata su due sedi, l’Abazia di San Gregorio e il Palazzo Mangilli-Valmarana, dalla Fondazione Claudio Buziol: Future pass – From Asia to the word. Per me è stata la rivelazione del fuori-Biennale, complice l’amore per il Giappone e per la sua estetica che nutro fin da bambina. Ho scoperto la mostra perché fin dal primo giorno, quando lo vidi sul Canal grande, dovevo assolutamente raggiungere quell’ibrido coniglio che pescava un po’ terrorizzato nelle acque della Laguna, cioè l’opera di Chen Po-Liang.

Pillole di Biennale 03 – Mondanità e fallimenti

(Dove eravamo rimasti…) Che fatica, non so voi, ma a me i viaggi in treno stancano parecchio, e se alle tre ore di sedile ergonomico (?) del Frecciabianca aggiungi sei ore di giri folli in una città fatta di ponti, comincerai a temere per la salute dei tuoi glutei e desidererai ardentemente un cocktail ristoratore.

Così, ripreso il battello, approdammo nuovamente a piazza San Marco. Pochi minuti per ammirare la Basilica dall’esterno con le sue pesanti decorazioni, mosaici e statue a ornarne la facciata; un’occhiata alla torre del campanile semi coperta da un cantiere e così buffa lontana dalla chiesa e dallo stile inconciliabile. Una risata sommessa scoprendo che la Torre dell’Orologio che decora un lato della piazza indica nient’altro che la via principale: un pertugio tra due palazzi e con questo non voglio certo rimarcare discorsi già fatti sulle stranezze della rete viaria cittadina.

E infine eccoci accomodarci al Caffè Florian, o meglio nello splendido dehors allestito attorno al piccolo palco che ospitava un’orchestrina. Situato sotto i portici delle Procuratie Nuove il Caffè Florian è il più antico d’Italia, nacque nel 1720 e fu ben presto crocevia di personalità e luogo d’incontro della mondanità veneziana. Oggi forse è più che altro meta turistica, non per nulla in rete si trovano infinite discussioni su quanto costi un aperitivo al Florian avviate da qualche viaggiatore che vorrebbe saggiarne l’emozione.

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