Gli artisti? mandiamoli tutti in analisi!

 

E se le ricerche creative dei più grandi maestri del contemporaneo fossero solo fissazioni? Parliamo di vere e proprie monomanie capaci di trasformare gli artisti in casi clinici degni di comparire su un bel libro di Oliver Sacks. Già, anche noi come il celebre neurologo e scrittore inglese proviamo una grande meraviglia per la molteplicità dell’universo ma questi disturbi ossessivi compulsivi che di quando in quando colpiscono gli artisti andrebbero accuratamente monitorati.

Prendiamo ad esempio Chris Burden inizi carriera: tra spari, crocifissioni e scariche elettriche ce ne sarebbe abbastanza per scrivere un lungo trattato sull’autolesionismo. Stesso discorso si potrebbe fare per gente come Gina Pane o Marina Abramovic, quest’ultima con The Artist is Present ha mostrato chiari segni di catatonia.

Tom Sachs trasforma il Parke Avenue Armory in una missione su Marte

Nel corso degli anni il Park Avenue Armory di New York ha ospitato numerosi eventi artistici che hanno trasformato radicalmente i suoi spazi espositivi. La lista degli interventi ambientali fuori dal comune è infatti molto lunga, basti citare l’installazione No Man’s Land di Christian Boltanski che nel 2010 scaricò nella hall dell’Armory le sue ormai celebri 30 tonnellate di vestiti usati con tanto di braccio meccanico.

Questa volta però la prestigiosa istituzione no-profit ha deciso di fare un ulteriore balzo in avanti, ospitando una missione spaziale. Il progetto prende il titolo di Space Program 2.0: Mars ed avrà luogo nel maggio del 2012 ad opera del funambolico artista Tom Sachs. Per coloro i quali non lo conoscessero, possiamo solo aggiungere che Sachs ha da tempo basato la sua ricerca sui grandi brand e sul rapporto che essi allacciano con la cultura di massa. L’artista, in passato, è stato artefice di sculture alquanto bizzarre come un Hello Kitty gigante, una ghigliottina griffata Chanel, un campo di concentramento di Prada ed una pistola Tiffany.

Pillole di Biennale 08 – Nazioni illuminate

(Dove eravamo rimasti…) Ebbene si siamo ancora in Biennale, dopo aver visitato il Padiglione centrale avevamo decisamente perso la sensibilità alle gambe, sognavamo comode sedute e refrigeranti bibite, invece avevamo un’ultima ora per vedere qualche padiglione nazionale, e guai a chi si lamenta.

PAGLIONE UNGHERESE – Esilarante, tragicomico, cinico, intelligente, catastrofico. Hajnal Németh porta l’opera Crollo – Intervista passiva, un racconto corale di incidenti d’auto reinterpretati in canto lirico. Quando la video arte piace pure a me.

PADIGLIONE DANESE – Una mostra complessa, un buon tema di base: la libertà di espressione, ma un po’ dispersiva, troppe opere diverse richiedenti ognuna tempo per essere comprese ed interagire. Ipnotico il video su tre schermi di Han Hoogerbrugge, Quatrosopus. Un uomo che non vorrei incrociare per strada, ma il cui universo visivo è affascinante, dissacrante e tristemente realista. (Consiglio di cercarlo in rete.)

Ancora sulla Biennale di Venezia

La Biennale di Venezia non è fatta di sole polemiche. Accanto alle questioni di lana caprina c’è anche molto da vedere ed alcune opere non mancheranno di stupire i tanti visitatori presenti quest’anno in laguna. Partiamo da Mike Nelson che assieme ad un pugno di aiutanti, ha impiegato 13 settimane per cambiare completamente l’aspetto del Padiglione britannico, trasformandolo in una labirintica installazione che disorienta ed affascina lo spettatore. Attualmente l’interno del padiglione è irriconoscibile, falsi muri, porte chiuse, passaggi crepuscolari e polverosi e soffitti bassissimi, una sorta di versione riveduta e corretta del caravanserai turco. Entrando nell’ambiente sembra quasi di attraversare un nuovo universo creato da stanze che sembrano abbandonate da tempo: c’è la bottega di un artigiano con suppellettili impilate sul tavolo, c’è un letto improvvisato con le coperte spiegazzate ed anche una piccola doccia.

Mike Nelson ha definito il suo lavoro come una “scultura che può essere esplorata”. Ma in Biennale c’è anche spazio per l’impegno politico-sociale, il Padiglione egiziano ospita infatti un’opera del videoartista Ahmed Basiouny dal titolo 30 Days of Running in The Place. Come molti di voi sapranno l’artista è stato ucciso il 28 gennaio scorso al Cairo, sotto il fuoco dei cecchini mentre riprendeva le proteste del popolo.

Gli eroi dell’arte contemporanea a Torino

La GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta, a partire dal 19 maggio 2011, la mostra Eroi, a cura di Danilo Eccher con il contributo di Alessandro Rabottini. La mostra indaga il lavoro di quegli artisti che osano, che hanno il coraggio di operare una scelta fino a farsi portatori, con la loro arte, di nuovi valori sociali. La selezione è deliberatamente caduta su grandi opere, magniloquenti, alcune delle quali sono state ideate appositamente per questa esposizione.

È l’Arte che nell’età postmoderna – spesso associata alla fine dei grandi ideali e delle sicurezze ideologiche – diventa resistenza individuale, fa dell’accumulazione di saperi la sua stessa forza, e in questo scenario analitico va oggi ripensato il gesto “eroico”. L’eroismo oggi non è più lotta solitaria di un uomo: non c’è possibile azione eclatante che non possa immediatamente essere assorbita come fatto di cronaca o evento televisivo dal sistema globale di comunicazione. L’eroismo torna quindi alle sue caratteristiche originarie, volontà e ambizione, con il compito di ricostruire modelli ed etiche nuove, alternative possibili alla società.

Testamento è la decima ed ultima tappa del ciclo Devozioni di Gian Maria Tosatti

Giovedì 10 maggio 2011, dalle ore 16.00, presso la Torretta dell’ospedale San Camillo di Roma inaugura Testamento – devozioni X di Gian Maria Tosatti a cura di Alessandro Facente. Prodotto dalla Fondazione VOLUME!, in collaborazione con l’Ospedale San Camillo/Forlanini, Ordine dei Medici e con il patrocinio di Roma Capitale, Provincia di Roma e Regione Lazio, Testamento è la decima ed ultima tappa del ciclo Devozioni che, dal 2005, si è sviluppato in dieci installazioni ambientali per dieci edifici della città di Roma, connettendo insieme ricerca visiva e architettura. Devozioni è l’attraversamento del singolo visitatore all’interno dello spazio, quasi fosse esso stesso un performer.

Il percorso in solitudine nello spazio che Tosatti cerca, individua e modifica in ogni specifica tappa, completa l’obiettivo che il ciclo nella sua interezza esprime: strutturare un discorso sull’imminenza del contemporaneo partendo dalla valenza archetipa che dieci momenti centrali del Vangelo rappresentano all’interno dell’identità culturale occidentale. Testamento – devozioni X, è un intervento sulla fine dell’umanità, sull’impossibilità di una resurrezione.

Christian Boltanski è “senza fine”…

La Fondazione VOLUME! di Roma inaugura il 6 maggio la mostra SANS FIN di Christian Boltanski.  Un mese prima della Biennale di Venezia 2011 dove rappresenterà la Francia, l’artista realizza un intervento inedito che imprime allo spazio un movimento continuo, e come un vortice meccanico, espone tracce di memorie universali ed echi di dimensioni collettive e  storie personali.

“In questo momento rifletto molto sulle cose che continuano: oggi c’è un popolazione e tra vent’anni ce ne sarà un’altra. La vita riprende sempre”. La casualità della nascita e del tempo storico dell’esistenza conferiscono fragilità e allo stesso tempo mistero alle singole identità le cui piccole memorie sono al centro dell’interesse di Christian Boltanski. Gli archivi, le fotografie, gli abiti, il battito del cuore, negli anni hanno rappresentato il tentativo di ricordare, di sfuggire all’hasard della morte ma anche di interrogare la casualità della nascita. Perché io e non tu, perché ora e non dopo… domande che testimoniano il desiderio di salvare il ricordo, conservare la vita e muovono tentativi destinati a fermarsi davanti al tempo della Storia. Un’arte, tuttavia, che solo apparentemente riflette la sconfitta perché, aldilà delle singole storie, la vita riprende sempre.

Premio Furla 2011

Nato da un’idea di Chiara Bertola nel 2000 a Venezia alla Fondazione Querini Stampalia, il Premio Furla si è sviluppato nel corso di otto edizioni arrivando a essere il premio italiano di eccellenza a sostegno dei giovani artisti contemporanei. Il Premio si pone ormai come una tappa fondamentale per il confronto con l’estero da parte di numerosi artisti italiani, grazie alla capacità dei suoi organizzatori di costituire una rete istituzionale di contatti con critici d’arte, curatori, direttori di musei e centri d’arte di prestigio internazionale.

Dal 2009 il Premio Furla si è rinnovato con un format mirato a rafforzare il sostegno alla creatività puntando sulla formazione e sulla produzione di nuovi lavori da parte degli artisti selezionati. Oltre alla possibilità di studiare e lavorare all’estero in una residenza d’artista, il vincitore sarà, infatti, invitato a realizzare un’opera finanziata dalla Fondazione Furla e destinata alla fruizione pubblica attraverso la concessione in comodato al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. L’opera del progetto vincitore sarà presentata in anteprima presso la Fondazione Querini Stampalia a Venezia nel giugno 2011, in concomitanza con la 54. Biennale di Arti Visive.

Biennale di Venezia 2011:pronte Corea del Sud, Canada e Svizzera, Nuova Zelanda e Galles. Sgarbi intanto progetta una Biennale a Roma.

Novità  provenienti dalla prossima Biennale di Venezia edizione 2011. Ovviamente non possiamo ancora rendere noti i nomi dei partecipanti al Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi, visto che fino ad ora sono state solo rilasciate alcune dichiarazioni su Fausto Pirandello e l’arte culinaria. Il Vittorione Nazionale ha inoltre affermato di voler organizzare una Biennale d’arte contemporanea anche a Roma all’interno del All’interno del Palazzo dell’Arte Antica, Spazio Novecento sito nel quartiere dell’Eur.

Stranezze a parte parliamo dei veri protagonisti della prestigiosa manifestazione, La Corea del Sud ha scelto di presentare Lee Yong-baek, artista noto per le sue sculture, per i dipinti ed i video che affrontano temi religiosi e politici. Nel frattempo anche il Canada ha nominato il suo artista per il padiglione nazionale, si tratta dell’artista multimediale Steven Shearer rappresentato in Italia dalla Galleria Franco Noero di Torino.

Artecinema – Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea

Da giovedì 14 a domenica 17 ottobre 2010 torna a Napoli Artecinema, il Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea, curato da Laura Trisorio. Giunto alla sua quindicesima edizione, il Festival, diviso in tre sezioni, Arte e Dintorni, Architettura, Fotografia, presenta al grande pubblico le diverse realtà dell’arte contemporanea attraverso una selezione di documentari sui maggiori artisti, architetti e fotografi degli ultimi cinquant’anni: interviste, biografie filmate, narrazioni montate con materiali d’archivio.

Al Teatro Augusteo di Napoli, dalle ore 17.00 alle ore 24.00, saranno presentati 25 documentari ricercati direttamente presso i registi e i produttori in tutto il mondo e le proiezioni, in lingua originale con traduzione simultanea, saranno intervallate da incontri-dibattito con i registi, gli artisti e i produttori. In programma gli ultimi documentari della serie Art:21 “Art in The Twenty-First Century”, serie dedicata agli artisti attivi negli Stati Uniti trasmessa dal canale televisivo americano PBS. Si potranno vedere i filmati dedicati a John Baldessari, Kimsooja, Allan McCollum, Cao Fei, Jeff Koons, Mary Heilmann e Florian Maier-Aichen.

Scozia e Russia pronte per la Biennale di Venezia 2011 e per la prima volta spunta l’India

Ancora novità sul versante Biennale di Venezia edizione 2011, altre nazioni hanno infatti reso noti i nomi degli artisti che andranno ad occupare i rispettivi padiglioni nazionali. Noi siamo sempre in attesa di sapere chi saranno i nomi scelti dall’Italia ma la nostra sembra orami una cantilena stonata. Parliamo quindi della Russia che ha scelto Andrei Monastyrsky come ambasciatore creativo alla prossima Biennale. Tra sculture, performances, poemi, fotografie ed altri media il camaleontico artista ha al suo attivo un compendio di opere sempre tese a sovvertire la rigidità e la burocrazia del sistema politico sovietico.

Nel mentre anche la Scozia ha calato il suo asso, si tratta della scultrice Karla Black che conferma la regola nazionale di scegliere artisti emergenti dalle belle speranze. L’artista è infatti nata nel 1972 ed è celebre per sculture ed installazioni create con l’ausilio di materiali come zucchero, polvere, vernice e gesso.  L’India ha intanto annunciato di voler istituire un padiglione alla Biennale per la prima volta in assoluto.

Romantici a Milano

“Io vi amo,
 vi amo ma vi sputo però,
 vi amo tutti, 
è bello è brutto è solo questo. 
L’erba, ti fa male se la fumi senza stile!”
Finisce così la canzone dei Baustelle, Un romantico a Milano, e in questa storia ci sta pure l’erba…o comunque ci starebbe bene. Perché questa è una storia senza tempo, che però si è svolta pochi giorni fa, di un incantesimo a cui mancava l’ingrediente chiave. Fin da quando sono piccola i miei genitori si lamentavano perché avevo qualcosa da ridire in ogni occasione, questo non c’entra con quello che vi sto per raccontare, ma se vi unirete al coro, non ve ne farò una colpa.

C’era una volta, nella città di Milano, un luogo fatato chiamato Hangar Bicocca. Il problema era che nessuno che ci sapeva arrivare, e quindi alla fine nessuno ci andava. Questo, in sintesi, il rapporto che ho sempre avuto con l’Hangar. Un posto conosciuto, riconosciuto, con proposte allettanti, ma fondamentalmente richiedente uno sforzo per raggiungerlo inversamente proporzionale alla facilità di restare infossata nel divano (io nemmeno ce l’ho un divano, ma ci siamo capiti). La prima volta che ho visto l’installazione permanente di Anselm Kiefer, I sette palazzi celesti, mi sono pentita amaramente di non aver fatto lo sforzo prima. Nel mio personale percorso di pentimento non potevo dunque perdermi la riapertura al pubblico di questo spazio post industriale convertito all’arte contemporanea.

Christian Boltanski ripensa Personnes per l’Hangar Bicocca

Tre grandi spazi dell’arte contemporanea mondiale – il Grand Palais a Parigi, l’Armory a New York e l’Hangar Bicocca a Milano – hanno deciso di creare un network internazionale per la pianificazione dei prossimi eventi espositivi. La prima iniziativa comune è la grande mostra di Christian Boltanski che, dopo Parigi, arriva in maggio a New York e dal 23 giugno al 19 settembre a Milano.

Christian Boltanski, il grande artista francese dell’emozione e del vissuto, è rimasto notevolmente impressionato sia dallo straordinario spazio dell’Hangar Bicocca che dalla contiguità con I Setti Palazzi Celesti di Anselm Kiefer, la spettacolare installazione presente permanentemente nell’ex edificio industriale milanese. Boltanski ha quindi ripensato la monumentale installazione Personnes, presentata a Parigi al Grand Palais in occasione del progetto Monumenta, per le navate blu dell’Hangar Bicocca, che riapre alla città e ai globe-trotters dell’arte dopo un lungo intervento di ristrutturazione.

Biennale di Venezia 2011 anche Israele sceglie il suo artista

La Biennale di Venezia edizione 2011 torna ancora a far parlare di sé a più di un anno di anticipo dalla sua inaugurazione. La manifestazione è però talmente importante che tutte le nazioni partecipanti sono già da tempo impegnate nella ricerca di artisti che possano rappresentarle al meglio.

La terra d’Israele ha scelto la bravissima artista Sigalit Landau, classe 1969 che ha inoltre partecipato nel 2008 ad una mostra personale al Moma di New York dove ha presentato due bellissime opere video, una che la vedeva galleggiare su di un ruscello di angurie ed l’altra che la ritraeva mentre giocava con un hula-hoop fatto di filo spinato. Nel 1995 l’artista ha vinto il Wolf Fund Anselm Kiefer Prize per i giovani artisti.

Nel frattempo anche la Gran Bretagna ha scelto l’artista che occuperà il padiglione nazionale. Si tratta di Mike Nelson, già finalista per due volte al Turner Prize e creatore di installazioni labirintiche che generalmente durano giusto il tempo della mostra e poi vengono distrutte.

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