Christo corrompe il governatore

 

Il suo progetto è stato rinviato a data da destinarsi ed allora lui che fa? Tenta di corrompere le istituzioni governative. Stiamo parlando di Christo, il re degli impacchettatori che oramai da tempo immemore sta cercando di far digerire il suo progetto Over The River alle istituzioni del Colorado ed alle associazioni di ambientalisti e animalisti.

Christo si consola con la Piramide più costosa del mondo

Il povero Christo non si abbatte mai. Se ben ricorderete alcune settimane fa abbiamo parlato di una sua cocente sconfitta, vale a dire il posticipo a “babbo morto” del progetto Over The River sul fiume Arkansas. Oggi per scacciare la malinconia, il grande impacchettatore ha deciso di puntare su di un altro progetto denominato Mastaba, avventurosa installazione che lo perseguita da moltissimo tempo.

Christo & Jeanne-Claude

 togni

Christo e Jeanne –Claude è il nome d’arte che unisce l’opera comune di Christo Vladimiroff Javacheff e Jeanne-Claude Denat de Guillebon. Christo e Jeanne-Claude sono nati entrambi il 13 giugno 1935, il primo in Bulgaria e la seconda in Marocco, di nazionalità francese. Successivamente sono stati entrambi naturalizzati americani….

Christo shock: Over the River cancellato definitivamente?

Non molto tempo fa avevamo pubblicato la notizia dello slittamento di un anno di Over The River  progetto che Christo aveva lanciato circa 18 anni or sono assieme alla sua amata Jeanne-Claude e che prevede l’impacchettamento del fiume Arkansas in Colorado, con  la sospensione di pannelli di tela traslucida ad alcuni metri dal suo letto.

Lo start del progetto era stato fissato per il 2014 ma di punto in bianco è arrivato il Colorado Department of Trasportation a dire la sua: “il progetto potrebbe causare notevoli rischi al traffico sull’Highway 50, la strada centrale che corre lungo il sito dell’installazione”. L’azione intrapresa dal dipartimento aveva fatto slittare di un anno il progetto di Christo ma nei primi giorni di questa settimana è arrivato l’ulteriore colpo di scena. L’associazione Rags Over the Arkansas River ha infatti avviato un procedimento legale che ha di fatto bloccato a tempo indeterminato la realizzazione del progetto.

Quattro chiacchiere con Christo

Oltre ad essere un grande artista, Christo Javacheff è un gran signore. Un uomo di altri tempi verrebbe da dire, pronto ad aprirsi al pubblico dell’arte, ad informarlo e perché no anche formarlo. Proprio ieri si è tenuta una lecture del nostro “impacchettatore” preferito all’ Art Forum Würth di Capena, evento che tra le altre cose ha fatto da corollario alla mostra in essere Christo and Jeanne-Claude, opere nella collezione Würth, in visione fino al prossimo 8 settembre 2012.

Christo, purtroppo orfano di Jeanne-Claude, ha parlato per più di un’ora, illustrando dettagliatamente il suo nuovo progetto Over The River. Il discorso è stato inoltre animato da aneddoti e metodologie riguardanti celebri opere del passato come The Umbrellas e Running Fence, inutile dire che questi ed altri progetti sono stati più volte rifiutati dalle varie istituzioni pubbliche ed hanno comunque richiesto duri anni di lavoro.

Nuove grane per Christo ed il suo Over The River, stavolta il problema sono le “buche”

Orfano della grande Jeanne-Claude, Christo ha deciso di non gettare la spugna e come molti di voi ricorderanno ha successivamente rialzato la posta con il suo progetto Over The River. Si tratta di un faraonico progetto ideato assieme alla moglie circa 18 anni or sono e prevede l’impacchettamento del letto del fiume Arjansas in Colorado con la sospensione di migliaia di pannelli in tela traslucida.

Dopo numerose polemiche da parte degli ambientalisti ed alcuni dubbi delle istituzioni locali, le autorità del Colorado hanno definitivamente approvato il progetto lo scorso autunno. A questo punto Christo ha cominciato le fasi preparatorie di un’impresa che costerà 50 milioni di dollari e che si prevede porterà nelle regioni interessate più di 400.000 turisti, con conseguente guadagno per tutto lo stato. Nei giorni scorsi però, un ulteriore colpo di scena ha scosso le ormai placide acque in cui stava navigando Over The River.

Dopo molti problemi Over The River si farà

Torniamo nuovamente a parlare di Over The River, maestoso progetto che Christo aveva iniziato a progettare circa 18 anni or sono assieme alla sua amata Jeanne-Claude. L’impacchettamento del fiume Arkansas in Colorado, che prevede la sospensione di pannelli di tela traslucida ad alcuni metri dal duo letto è stato fissato per il 2014 ma fino ad oggi diversi problemi hanno rallentato il suo naturale sviluppo.

Molte associazioni di ambientalisti, tra cui la ROAR (rags over the Arkansas river), si sono fermamente opposte al progetto. Secondo alcuni l’installazione dell’opera potrebbe causare un sovraccarico della Route 50, una strada relativamente stretta, con possibili incidenti automobilistici. Poi ci sono poi i danni alla vegetazione, alla qualità dell’aria e dell’acqua e quelli alla salute pubblica. Di tutte queste problematiche si è occupato il Bureau of Land Management del Colorado che ha iniziato un’attenta valutazione sui rischi ambientali e non del progetto.

Noie per Christo, Over the River non facilita gli accoppiamenti dei volatili

Mentre è ancora vivo il dolore per la scomparsa di Jeanne-Claude, sua metà sentimentale e creativa, Christo non ha nessuna intenzione di gettare la spugna ed ha anzi proseguito la progettazione del suo nuovo, grande progetto Over The River. Come già anticipato in alcuni nostri articoli l’opera, ideata con Jeanne-Claude circa 18 anni or sono, prevede la sospensione di pannelli di tela traslucida ad alcuni metri dal letto del fiume Arkansas nello stato del Colorado.

Ovviamente si teme un impatto ambientale e per questo il Bureau of Land Management è da lungo tempo impegnato nello studio della concessione dei permessi che dovrebbe manifestarsi il prossimo anno. Se l’opera dovesse risultare idonea, il tutto potrebbe essere installato nel  2014 con un costo di circa 50 milioni di dollari. Christo ha già a disposizione circa 7 milioni di dollari che come al solito provengono da donazioni private e dalla vendita di schizzi e disegni. Ma i soldi non sono l’unico problema da risolvere, molte associazioni di ambientalisti si sino infatti scagliate contro il progetto.

La burocrazia ed i cittadini del Colorado contro “gli stracci sul fiume” di Christo


Christo sta progettando da diverso tempo una grande installazione dal titolo Over The River, opera costituita da grandi pannelli di tela che dovrebbero dispiegarsi sulle 42 miglia del fiume Arkansas in Colorado. L’ambizioso progetto era molto sentito anche dalla compagna/collega Jeanne-Claude (prematuramente scomparsa all’età di 74 anni il 18 novembre del 2009) che purtroppo non ha vissuto abbastanza per poter vedere l’opera realizzata. C’è da dire che molto spesso i progetti di Christo sono difficili da realizzare proprio per la loro vasta scala ed una volta portati a termine per molti risultano incomprensibili.

Forse anche il Bureau of Land Management del Colorado non ha ben compreso gli intenti del noto artista. L’organismo di gestione del territorio ha infatti stilato un complesso rapporto in quattro volumi che definisce l’opera di Christo potenzialmente dannosa per l’ambiente e per le cittadine vicine di Salida e Cañon City, dove i teli di tessuto dovrebbero essere installati. Il Land Management ha però voluto dare una possibilità all’artista, fornendo alcuni suggerimenti per minimizzare il potenziale impatto ambientale.

Mariko Mori progetta un vero e proprio monumento solare tecnologico

Ne ha fatta di strada la Land Art da quel lontano 1969 quando Gerry Schum decise di comprarsi un (allora appena concepito) apparecchio per la videoregistrazione e di proiettare negli spazi della sua galleria un video intitolato appunto Land Art che presentava immagini di alcune opere prodotte da artisti come Richard Long, Barry Flanagan, Robert Smithson, Dennis Oppenheim e Walter De Maria.

Tali maestri indiscussi di questa nuova forma d’arte agivano direttamente sul paesaggio, modificandone l’aspetto mediante interventi temporanei e facendo uso di materiali naturali. Dalla gigantesca banchina Spiral Jetty di Robert Smithson, installata sul Great Salt Lake (1970) nello Utah e costituita da materiali naturali come cristalli di sale e terra, passando per il Lightning Field (1977) di Walter de Maria ed i suoi 400 pali installati nel terreno per raccogliere la potenza dei fulmini sino a giungere al recente impacchettamento del Central Park di New York ad opera di Christo e Jeanne Claude, la Land art ha subito numerose trasformazioni, abbracciando nuove tendenze e presentando nuovi protagonisti.

Le cartoline di Christo e Jeanne Claude

La Off Gallery di Albissola Marina propone sabato 5 dicembre la mostra Christo Postacards, a cura di Beppe Lupo. In mostra circa trenta Postcards autografate in originale da Christo e Jeanne Claude, raffiguranti progetti, disegni, immagini delle installazioni dei due artisti, famosi per avere “impacchettato” musei, palazzi, ma anche isole, scogliere e promontori di tutto il mondo.

Dopo un inizio caratterizzato da impacchettamenti di oggetti, il duo ha esteso le proprie operazioni intervenendo temporaneamente sull’ambiente, avvicinandosi, pur rifiutandone l’appartenenza, alla corrente artistica della Land Art (erano loro stessi a commentare, con un pizzico di ironia, che “le etichette sono importanti, ma soprattutto per le bottiglie di vino”). Utilizzando tessuti industriali e corde hanno “imballato” paesaggi e monumenti con eventi artistici di enorme risonanza: si pensi che nel 1972 i due artisti hanno attraversato la vallata di Grand Hogback in Colorado con una vela di tessuto arancione, mentre tra il 1980 e il 1983 hanno circondato con 600 mila metri quadrati di tessuto di polipropilene rosa galleggiante undici isole di fronte a Miami, per dedicarsi a “impacchettare”, successivamente, il Reichstag di Berlino, le Mura Aureliane di Roma e il Pont Neuf di Parigi.

Scomparsa a 74 anni l’artista Jeanne-Claude, moglie di Christo

Terribile lutto nel mondo dell’arte contemporanea, Jeanne-Claude, l’altra metà assieme al marito Christo di un duo che ha creato negli ultimi anni dozzine di ambiziosi e meravigliosi progetti di environmental art tra cui il recente The Gates (2004-2005), un percorso di 37 kilometri attraverso il Central Park di New York, costituito da materiale arancione intervallato da 7 503 portici, alti circa cinque metri e disposti a quattro metri di distanza tra loro, è venuta a mancare lo scorso mercoledì a Manhattan dove abitualmente risiedeva.

Secondo un comunicato diramato dalla famiglia all’Associated Press, Jeanne-Claude avrebbe perso la vita a 74 anni a causa di un aneurisma cerebrale. La celebre artista aveva conosciuto Christo Javacheff a Parigi nel 1958. A quel tempo Christo, profugo di origini bulgare, aveva già sviluppato la celebre tecnica dell’impacchettamento su oggetti di piccole dimensioni. Ma il vero salto di qualità avvenne circa tre anni dopo quando la coppia collaborò alla prima installazione di temporanea di grandi dimensioni ai docks di Colonia.

Young Artists Patrol#3, Luana Perilli

GlobArtMag propone oggi un’intervista a Luana Perilli, sensibile, poetica ed ironica artista della nuova scena dell’arte contemporanea italiana. L’artista ha da poco vinto il Premio Termoli 2009 con l’opera Complicity (hug) ed è stata tra i grandi protagonisti dell’ultima Quadriennale di Roma nel 2008.

G. Nelle tue opere riesci a far coesistere universi dissimili fra loro, memorie fantastiche e private si uniscono a vissuti universali e spunti storici mentre eteree proiezioni video si intersecano con la scultura. Quale è il meccanismo di questa mitologia personale?

L.P. Mi piace lavorare in modo stratificato accostando una lucida ricerca sul mezzo e il linguaggio ad una forma accogliente ed emotiva legata spesso alla memoria e al quotidiano. Ogni lavoro è una ricerca che si muove attraverso più mezzi,  più stesure,  più punti di vista. Qualsiasi ricerca parte cercando le connessioni tra una struttura logica e tecnica meticolosamente articolata e un’intuizione tutta privata fatta anche dei più risibili aspetti autobiografici. Imparo molto dalla tecnica che utilizzo. C’è una filosofia sottovalutata nel fare.
Credo profondamente in una metodologia simile a quella sostenuta da Italo Calvino: la necessità di darsi una stretta serie di regole e attraverso il loro adempimento o aggiramento produrre il lavoro ”..l’importanza della restrizioni nell’opera letteraria, l’applicazione meticolosa di regole del gioco molto rigide, il ricorso ai processi combinatori, la creazione di opere nuove a partire da materiali preesistenti.. soltanto operazioni condotte con rigore, nella fiducia che il valore poetico possa scaturire da strutture estremamente restrittive.” L’imprevisto nell’incontro di regola, sentimento e autobiografia è sempre salutato con euforia.

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