Il mondo dell’arte contemporanea è a un bivio: restaurare o replicare?

Alcuni anni or sono al dipartimento di conservazione del Whitney Museum di New York era stata assegnata la missione di preparare Ice Bag Scale C di Claes Oldenburg in occasione di una grande retrospettiva dedicata all’artista. L’opera in questione era un enorme macchinario costituito da un ventilatore ed una specie di sacco di 12 piedi di diametro fatto di nylon e resina di poliestere.

L’opera che è stata prodotta nel 1971 e prevedeva lo sgonfiamento e il rigonfiamento del grande sacco evocando il respiro di una creatura addormentata, nel corso degli anni però i motori del ventilatore hanno cominciato a funzionare a singhiozzo ed il sacco si è deteriorato, insomma l’opera andava restaurata prima del grande evento. Carol Mancusi-Ungaro, il direttore del dipartimento di conservazione, cominciò quindi il delicato restauro usando tecniche più o meno tradizionali ma altri dirigenti dell’istituzione non furono d’accordo con tali metodi, dichiarando che l’opera di Oldenburg era stata totalmente ricostruita e che quindi si trattava di una copia e così andava citata anche al momento della mostra.

Opere d’arte…invisibili

Ad una mostra ci si aspetterebbe di ammirare una serie di opere. A volte però capita di recarsi ad un evento artistico dove le opere sono incredibilmente assenti. Già, del resto nella storia dell’arte “invisibile” uno dei pezzi storici è stato creato, pensate un po’, nel lontano 1958 da Yves Klein. In quel frangente l’artista, con la sua azione Le Vide (Il Vuoto) Klein eliminò tutto l’arredamento della piccola galleria Galerie Iris Clert di Parigi, di soli 20m², e in 48 ore pitturò di bianco l’intera stanza. Ebbene, con questa operazione Klein voleva stuzzicare sia i limiti della percezione che porre l’idea al di sopra dell’opera. Klein non è però l’unico artista ad aver esposto il nulla, andiamo a vedere chi, nel corso della storia dell’arte, ha osato produrre un’opera d’arte “invisibile”:

Proposed Underground Memorial and Tomb for President John F Kennedy di Claes Oldenburg (1965). Prima di creare i suoi colossali monumenti a forma di panino e di molletta, il giovane Oldenburg propose la realizzazione di una gigantesca statua del presidente Kennedy (grande come la statua della Libertà) da seppellire a testa in giù nel terreno.

Febbraio e le mostre in giro per il mondo

Yayoi Kusama

Visto che l’avete richiesta a suon di email eccoci alla nostra consueta panoramica sulle mostre in giro per il mondo. Eventi da non perdere che vi terranno connessi all’arte contemporanea anche durante le vostre vacanze invernali. Partiamo da Los Angeles e del LACMA che fino al prossimo 6 maggio presenta al pubblico In Wonderland: The Surrealist Adventures of Women Artists in Mexico and the United States, vale a dire una delle più grandi (e complete) retrospettive sul surrealismo visto dalle donne. Opere di Frida Kahlo, Louise Bourgeois, Dorthea Tanning e tante altre che sapranno certamente stupirvi.

Alla Tate Modern Di Londra, fino al 5 giugno, c’è  la grande mostra dedicata all’artista giapponese Yayoi Kusama. Occasione imprendibile per ammirare i celebri dots colorati e le divertentissime installazioni della principessa dei polka dots. Sempre a Londra, Alla National Portrait Gallery (dal 9 febbraio al 27 maggio 2012) potrete ammirare la grande retrospettiva dedicata a Lucian Freud.

Claes Oldenburg e il pennello più grande del mondo

Spesso le opere di arte pubblica si tramutano in un ricettacolo di bizzarrie, errori ed orrori che le amministrazioni propinano al malcapitato cittadino, il quale non può far altro che subirle senza diritto di risposta. A tal proposito, non molto tempo fa L’Espresso ha pubblicato un divertentissimo articolo dal titolo Piazza che vai, bruttura che trovi, dove vengono elencati alcuni monumenti sparsi su tutto il territorio del nostro martoriato Stivale.

C’è l’ormai celebre statua di Papa Giovanni Paolo II di Roma realizzata da Oliviero Rainaldi, quella di Don Camillo e Peppone di Brescello realizzata da Mario Rebeschini, quella dedicata ad Indro Montanelli realizzata da Vito Tongiani nei giardini pubblici di Milano e quella dedicata a Manuela Arcuri realizzata da Salvatino De Matteis per Porto Cesareo. Ovviamente la bella abitudine di posizionare dei monumenti di dubbio gusto nelle piazze cittadine non è un marchio registrato in Italia ma una pratica diffusa in tutte le nazioni del globo.

Quando la gelatina si avvicina alla scultura

Il cibo ha un forte legame con l’arte. Molti artisti infatti hanno utilizzato il cibo come soggetto principale delle proprie opere. Dalle nature morte, passando per le grottesche figure de l’Arcimboldo fino a giungere alle buffe e gigantesche cibarie di Claes Oldenburg, le origini del rapporto tra il mondo del commestibile e la pratica artistica si perdono nella notte dei tempi.

Va inoltre citata l’Eat Art di Daniel Spoerri, tra i primi artisti ad implementare materia edibile all’interno dell’opera vera e propria. In questi ultimi tempi, il cibo è tornato alla ribalta all’interno della pratica scultorea. Tutto nasce da un particolare tipo di gelatina vale a dire il Jell-O, prelibato dessert prodotto dalla kraft foods e molto amato nei paesi anglosassoni. Le gelatine, che vengono utilizzate per i dolci, sono spesso commercializzate sotto forma di polvere o concentrato aromatizzato solido gelatinoso.

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