Forse stavate pensando anche voi la stessa cosa ma non avevate il coraggio di dirla oppure eravate troppo annoiati per pensarla: il palinsesto delle mostre di arte contemporanea offerto da gallerie e musei d’Italia è decisamente ad un punto morto. Già, è decisamente arduo trovar qualcosa di pur minimamente interessante tra le nuove proposte dell’arte, molti artisti sono ancora inceppati sull’informale altri caricano i loro moschetti con le polveri bagnate dell’arte povera, del concettuale e dell’iperrealismo. I più si perdono in un vagheggio pomposo ed inconcludente quanto svuotato di ogni significato che scimmiotta il mito americano del pop o si pone in bilico tra un Marcel Duchamp senza gabinetto ed un Joseph Beuys senza feltro e grasso.
concettuale
Joseph Beuys e la musica pop
Joseph Beuys, uno dei portavoce più rappresentativi delle correnti concettuali nell’Arte della seconda metà del Novecento è tuttora tra gli artisti più amati e più quotati del mondo.
La sua presenza carismatica e il suo stile totalmente fuori dalle convenzioni oltre a donargli la fama internazionale ha propagato la sua influenza artistica sino ai giorni nostri ed in molti lavori di giovani artisti è sovente il richiamo all’arte del maestro tedesco. Tutta l’opera di Beuys è un estremo agglomerato di arte e vita in cui l’oscuro simbolismo si fonde con un elemento biografico.
Douglas Huebler, il Grande Correttore
“Il mondo è pieno di oggetti, più o meno interessanti; Io non voglio aggiungerne altri”, una frase emblematica questa dell’artista statunitense Douglas Huebler (1924 – 1997), partito dall’espressionismo astratto ed approdato a seminali ricerche concettuali, basate su di una commistione tra fotografie ed interventi testuali provenienti da una mitologia squisitamente personale. La sua affermazione, citata all’inizio di questo articolo, risulta ancor più attuale in tempi di sistematica iperproduzione di immagini.
Anche Huebler produceva immagini ma il suo intento non era quello di aggiungerle alla massa pregressa, quanto quello di utilizzare la macchina fotografica come un crudo attrezzo che copia la realtà, che serve solo per documentare un qualsivoglia fenomeno gli si presenti davanti. Nel far questo Huebler ha evitato una scelta estetica focalizzando la sua attenzione sull’essenza dei fenomeni. Ed è così che l’artista ci spinge ad ammirare la realtà degli oggetti all’interno di uno specifico sistema, senza tentare di aggiungerne altri, sottraendo semmai gli stessi all’ambiente circostante.
Zimoun, la parte vitale del suono
E’ sempre più difficile imbattersi in una forma d’arte concettuale o minimal che riesca ad esplorare territori non ancora battuti dai maestri del passato, come è quasi impossibile ascoltare oggi un qualsiasi esperimento sonoro che non risulti banale o già sentito. Eppure la scena dell’arte contemporanea in questi ultimi tempi ha sfornato un vero e proprio talento, si tratta di un artista svizzero classe 1977 capace di fondere concettuale, minimal e musica sperimentale all’interno di installazioni che riescono ad affascinare lo spettatore grazie ad un’estetica primordiale ed una nuvola sonora che trova nella perpetua reiterazione del moto il suo punto di forza.
Questo giovane artista autodidatta risponde al nome di Zimoun ed a parte una fugace apparizione allo spazio Die Schachtel di Milano nel 2007 ed una al Syncronie Festival sempre nella stessa città nel 2008, si è visto raramente dalle nostre parti. Eppure in Svizzera come nel resto del mondo Zimoun ha già collezionato un buon numero di partecipazioni a festival e mostre all’interno di spazi istituzionali.
Ornamento, Artigianale, Arredativo: le parole da non dire (mai?)
I nostri lettori sapranno benissimo quanto certe parole siano un vero e proprio tabù per il mondo dell’arte, un sacrilegio o una sorta di bestemmia che non dovrebbe mai essere proferita. Ornamento ad esempio sembra uno di quei termini da evitare tassativamente se si vuole affrontare una corretta esegesi di una data opera.
Eppure l’ornamento è una caratteristica ancestrale all’interno della quale si è sviluppato il senso dell’astratto. Nulla di grave quindi se all’interno di un dipinto o di qualsiasi altra manifestazione creativa, un artista scelga di innestare alcuni motivi ornamentali. D’altronde non vedo come altro si potrebbero definire i segni dell’opera vincitrice del Turner Prize 2009, creata dall’acclamato artista Richard Wright.
Paesaggi Verbali alla galleria Ca’ di Fra di Milano
La galleria Ca’ di Fra’ di Milano inaugura il 26 novembre la mostra Paesaggi Verbali, collettiva che non guarda con ammiccante favore al puro valore estetico dell’opera, ma al suo più profondo intento intellettuale…per continuare a interrogarsi.
L’essenza dell’arte è nell’idea? L’opera d’arte si risolve nell’ attimo prima della creazione materiale vera e propria? Nel processo di creazione mentale e non nel prodotto finale? Il Concettuale sostiene proprio questa tesi. La filosofia del linguaggio assume un’ importanza di primo piano nella ricerca della essenza dell’arte; Ludwig Wittgenstein, attraverso la logica del linguaggio affascina artisti e pensatori come J. Kosuth, Salvo, Pier Paolo Calzolari, Vincenzo Agnetti.
Ad Alassio la grande mostra dedicata ad Alighiero Boetti
S’inaugura domenica 2 agosto 2009 la mostra personale di Alighiero Boetti. Organizzata dall’Ex Chiesa Anglicana di Alassio per conto dell’Assessorato alla Cultura della Città di Alassio, la mostra espone più di trenta opere, datate dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, e il film Niente da vedere, niente da nascondere, regia di Emidio Greco, che rappresenta un catalogo visivo delle opere del primo Boetti, spiegate dalla voce stessa dell’artista.
A completare il ritratto di un artista tra i più importanti dell’arte concettuale del secondo Novecento, le fotografie ed i ritratti a lui dedicati da parte di Paolo Mussat Sartor, un testimone dell’arte italiana che a partire dagli anni Sessanta ha frequentato, fotografato ed esposto con gli artisti dell’Arte Povera.