Quando la crisi cura il curatore

C’è la crisi, c’è la crisi. I grandi colossi bancari perdono colpi in borsa, le casse governative sono sempre più misere, le amministrazioni brancolano nel buio e tagliano i fondi alla cultura. Il bello è che le istituzioni i fondi per la cultura non li vogliono nemmeno, basti pensare a ciò che sta accadendo in queste ultime ore con i soldi promessi da Diego Della Valle per il restauro del Colosseo romano. Il patron della Tod’s avrebbe già versato una prima tranche da 10 milioni a garanzia del pagamento ma la burocrazia ha fermato tutto. Secondo quanto riferisce il Codacons l’Antitrust avrebbe evidenziato una serie di distorsioni della concorrenza nell’affidamento dei lavori a Tod’s. Insomma la situazione di riflesso rischia di guastare la festa anche al nostro beneamato mondo dell’arte contemporanea ed in special modo al settore curatoriale, che notoriamente di fondi ha un disperato bisogno per l’organizzazione di eventi e mostre.

Ed allora, come fare per risolvere questa spigolosa situazione? Niente, poiché la crisi rappresenta un vero e proprio toccasana per il curatore dell’arte contemporanea. Già, la scrivente non è mancante di qualche rotella e non ha nemmeno sviluppato una particolare affezione per il sadismo. Finalmente la “nostra” categoria è giunta ad un’importante banco di prova, finalmente è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche e fare quello che da tempo andava fatto.

L’amore…pardon, l’invidia fa girare il mondo

Attenzione, qui di seguito troverete un ipotetico dialogo tra curatore e artista (ma potrebbe anche trattarsi di un dialogo tra gallerista e giornalista etc.ec.). Questa conversazione si ripete di frequente all’interno della scena dell’arte italiana. Se qualcuno intavola con voi una discussione del genere, ditegli di smettere. Per un mondo dell’arte più propositivo e meno astioso:

“Ciao come stai? E’ un bel pezzo che non ti vedo, il lavoro come procede, stai creando qualche nuova opera?”

“Si sono stato impegnatissimo, non ho molto tempo per i vernissage. Sai adesso mi sto preparando per la mia nuova mostra, in quella galleria al centro…”

“Ah si, la conosco benissimo. Pensa che ho anche curato una mostra li, qualche tempo fa. Ottima galleria, poi loro fanno le fiere si muovono bene”

Quando l’artista supera il critico

Molti sono concordi nel definire le figure del critico e del curatore d’arte contemporanea come l’unico mezzo per presentare, avvalorare e spiegare l’opera di un determinato artista. Questo potrebbe suonare bene per personaggi come Pierre Restany, Harald Szeemann, Germano Celant o Achille Bonito Oliva che di fatto hanno accentrato diverse forze creative, coniando nuove avanguardie ed hanno partorito nuove architetture per l’esegesi dell’opera alimentando il mito e la mitopoiesi.  Inoltre non è un mistero che artisti come Maurizio Cattelan avrebbero di certo meno appeal senza gli scritti di altrettanti Massimiliano Gioni del caso.

La scrivente, in qualità di critico e curatore d’arte contemporanea, è però fermamente convinta che in moltissimi casi l’artista riesce a superare il critico, rendendo superfluo il ruolo ed il bisogno di quest’ultimo. A riprova del fatto basti citare i Paragraphs on Conceptual Art redatti dal grande Sol LeWitt per comprendere quanto un artista sia in grado di divenire il più grande teorico di se stesso.

Quella simpatica moda di non pagare il curatore

In questo blog abbiamo più volte parlato di varie forme di sfruttamento ai danni della giovane arte. Tra mostre a pagamento, opere vendute all’insaputa dell’ignaro artista, altre che si perdono nei meandri dei magazzini e quanto altro, la vita del giovane artista non è davvero facile. Ebbene allacciate le cinture e preparatevi ad un’ulteriore notizia: anche la vita del curatore indipendente non è sempre rose e fiori. Spesso i giovani artisti guardano al curatore come una figura in grado di fare il bello ed il cattivo tempo e non è raro trovare in giro sul web commenti del tipo: “I curatori campano alle spalle degli artisti”.

Vero è che sussiste nel nostro paese un tipo di curatela malevola e marchettara che riesce ad arrecar danni più che benefici ma la maggior parte dei giovani curatori indipendenti lavora con coscienza, segue gli artisti, osserva i loro sviluppi e promuove la loro creatività senza lucrare alle loro spalle. Ovviamente si deve tenere a mente che il curatore non fa parte dell’esercito della salvezza ed è quindi una figura professionale che deve essere retribuita.

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