Troppe spiegazioni rendono noiosa l’arte

Una nuova scoperta nel campo della psicologia potrebbe sicuramente attirare l’attenzione di critici e curatori d’arte contemporanea generando anche molte polemiche. Secondo una ricerca apparsa sulla pubblicazione dal titolo Empirical Studies of the Arts spiegare un’opera mediante un testo critico o comunque illustrare dettagliatamente i segreti nascosti all’interno della stessa potrebbe produrre nel pubblico un calo di apprezzamento dell’opera.

Insomma con l’intento di svelare i misteri dell’arte si potrebbe finire per annoiare chi ci ascolta. La ricerca è stata condotta da Kenneth Bordens docente all’Indiana University di Fort Wayne. Bordens ha condotto uno studio su 172 studenti con poca o nulla conoscenza dell’arte.

L’arte contemporanea italiana è la società dello spettacolo

 In tempi non sospetti il celebre pensatore ed artista Guy Debord ci aveva messo in guardia contro il potere dello spettacolo, un rapporto sociale e culturale tra individui mediato da immagini vuote e figlie del consumismo di massa, una sorta di assoggettamento psicologico in cui ogni individuo è isolato dagli altri ed assiste passivamente ad un monologo elogiativo dello spettacolo stesso. Ovviamente per spettacolo intendiamo riassumere in questa sede il sistema dell’arte contemporanea italiano e tra i burattinai di questo enorme carrozzone, oltre le istituzioni, figurano anche i curatori d’arte, specificando che persino la scrivente potrebbe tranquillamente farne volontariamente od involontariamente parte.

Ma andiamo per gradi ed analizziamo in cosa consiste questo spettacolo. L’opera d’arte, un tempo padrona assoluta della manifestazione creativa dell’uomo è divenuta un accessorio, un semplice orpello schiavo di estetiche e stilemi propri di un minimalismo banale e di un concettuale svuotato da ogni minimo concetto. Eppure l’opera è un accessorio indispensabile, poiché senza di essa l’artista non esisterebbe ed il curatore non potrebbe organizzare il suo bell’evento. L’opera e l’artista o per meglio dire l’artista è l’opera dato che quest’ultima nella sua flebile natura, viene inevitabilmente sommersa dalla presenza ingombrante di artisti pseudo-rockstar che incessantemente appaiono sulle copertine dei magazine d’arte e puntualmente vincono i premi artistici con il loro curriculum od il loro nome.

Whitney Biennial del 2014 all’insegna della trasparenza?

La Whitney Biennial del 2014 non sarà di certo come le precedenti. L’urgenza di questa edizione è quella di dare una risposta al movimento Occupy che ha chiamato in causa la prestigiosa manifestazione accusandola di essere solamente l’ennesima manifestazione commerciale del sistema dell’arte internazionale.

Fare sistema è impossibile se l’invidia impera

Il mondo dell’arte contemporanea nostrano ha un disperato bisogno di partecipazione ed energie positive. Detto così sembra facile ma vi assicuro che all’interno della scena dell’arte contemporanea nostrana è molto difficile ottenere questi due elementi alchemici. Ma per quale motivo è impossibile generare energie positive e partecipazione? Beh perché dalle nostre parti l’invidia tra gli addetti al settore impedisce una serena crescita del sistema, ma facciamo un esempio pratico.

Partiamo quindi da una mostra, una delle tante organizzate da un curatore della vostra città. La mostra si tiene in un museo pubblico e vi partecipano un buon numero di artisti. Al momento dell’inaugurazione tutti gli addetti del settore della città si recheranno all’evento e già dopo pochi minuti dal fischio d’inizio cominceranno la loro danza della pioggia.

Quelli che dicono che all’estero si sta meglio

Italians do it better, gli italiani lo fanno meglio, questa celebre scritta (molti di voi la ricorderanno con affetto) compariva sulla maglietta di Madonna nel video clip di Papa Don’t Preach, uscito nel caldo giugno del 1986. In realtà per quanto riguarda il nostro dorato mondo dell’arte contemporanea sono in molti a sostenere che gli italiani non lo fanno meglio, specialmente quelli che sono soliti espatriare alla ricerca di migliore fortuna.

Già, all’estero sanno bene come sfruttare i poli culturali e le risorse del territorio. I professionisti poi sono sempre valorizzati e gli artisti riescono sempre a trovare una giusta sistemazione all’interno del cosiddetto “giro” che conta. E poi all’estero se hai un progetto riesci a svilupparlo in metà tempo, tutti ti aiutano a trovare i soldi per farlo ed anche gli artisti sono meno pretenziosi di quelli nostrani.

Quando il curatore non si cura della mostra

La Berlin Biennale di quest’anno non ha lasciato il segno. Il tema, incentrato su questioni politiche, non è stato sviscerato al meglio e gli artisti si sono accostati a fatica al progetto curatoriale. Purtroppo la mania di fagocitare le opere con linee curatoriali troppo complesse imperversa in tutto il mondo e, visto che le opere sono divenute solamente degli elementi arredativi a compendio del progetto, tra non molto si assisterà a mostre di soli testi curatoriali.

Ovviamente ciò rappresenterebbe il definitivo tramonto dell’arte contemporanea, il colpo che precede il tracollo, visto che da più parti si è già da tempo ipotizzata una crisi della bellezza all’interno del mondo creativo di oggigiorno. Il curatore è divenuto una primadonna che deve per forza di cose stupire il pubblico con trovate ad effetto che di fatto non tengono in considerazione le opere e non hanno alcun rispetto per gli artisti in mostra.

Il critichese ti accorcia la vita

Difficile entrare nella pelle di questo lavoro, questo perché la meccanica che lo genera si affida non solo al substrato figurativo-narrativo, ma anche ad una logica surreale all’interno di una matrice spaziale che mina la sottostruttura del pensiero. L’iconicità delle opere di XX attiva una qualità transitoria in senso visivo e concettuale.  La qualità sommersa della purezza delle linee contestualizza giustapposizioni formali, per quanto riguarda invece il problema dei contenuti, la perturbazione disgiuntiva dona risalto a distinzioni formali”.

 Ciò che abbiamo appena pubblicato è lo stralcio di un testo critico. A molti questo sembrerà un bel testo critico, ad altri invece potrà apparire un poco inconcludente ed artefatto. Beh, in realtà questo testo è stato scritto con un generatore automatico di testi critici, praticamente il computer ha mescolato alcuni termini a suo piacimento ed ha scodellato questo prodotto finale.

Quando l’arte non è cosa

Le “mafiette” e le relative guerre fra “bande” sono il nostro sport nazionale, una pratica tanto antica quanto diffusa che generalmente mette a confronto vari gruppetti (più o meno coesi) di amici che hanno l’intento comune di spartirsi una torta, sia essa piccola o grande. Questo modus operandi è largamente diffuso all’interno della scena dell’arte contemporanea nostrana e forse il Padiglione Minestrone Italia del Vittorione Nazionale ®, nel tentativo di opporsi alle mafiette, ha di fatto portato alla luce un ennesimo gruppetto di amichetti, vale a dire quello degli artisti che si trovano al di fuori della scena ufficiale ma godono comunque della stima di una parte della borghesia costituita da intellettuali, registi e compagnia cantante.

Il gruppetto messo in luce da Vittorione persegue gli stessi intenti delle altre “bande” vale a dire piazzare artisti in luoghi istituzionali, crearsi una cerchia di collezionisti, stringere rapporti con i galleristi e via dicendo.

Arte contemporanea italiana, una scena senza regole

Chi sono i curatori d’arte contemporanea attivi in Italia? Quali sono i loro compensi base e che contratti hanno? Gli assistenti di galleria hanno ferie e malattie pagate? Quale contratto nazionale stabilisce i loro diritti ed i loro doveri? Al di là delle liste create da magazine del settore, esiste un albo degli addetti ai lavori del settore del contemporaneo?

Quali sindacati esistono, quali associazioni, quali tariffari? Al di là di qualche sparuta unione nazionale, tutte queste figure professionali di fatto non hanno nessuna regolamentazione. Nessuna legge significa che alcuni professionisti o presunti tali (pochi a dire il vero ma ve ne sono) possono chiedere compensi astronomici, magari anche gabbando le tasse.

L’amore…pardon, l’invidia fa girare il mondo

Attenzione, qui di seguito troverete un ipotetico dialogo tra curatore e artista (ma potrebbe anche trattarsi di un dialogo tra gallerista e giornalista etc.ec.). Questa conversazione si ripete di frequente all’interno della scena dell’arte italiana. Se qualcuno intavola con voi una discussione del genere, ditegli di smettere. Per un mondo dell’arte più propositivo e meno astioso:

“Ciao come stai? E’ un bel pezzo che non ti vedo, il lavoro come procede, stai creando qualche nuova opera?”

“Si sono stato impegnatissimo, non ho molto tempo per i vernissage. Sai adesso mi sto preparando per la mia nuova mostra, in quella galleria al centro…”

“Ah si, la conosco benissimo. Pensa che ho anche curato una mostra li, qualche tempo fa. Ottima galleria, poi loro fanno le fiere si muovono bene”

Il cut up del curatore alla moda

L’alchimia che rende eccezionale ed unico un testo curatoriale è senz’altro dura da trovare. Occorre leggere, studiare e documentarsi con un occhio sempre attento alle altre discipline artistiche ed alla filosofia. Ci vuole impegno, ma soprattutto passione. A volte però è possibile imbattersi in testi  che sembrano tutti uguali, quel termine è decisamente inflazionato e quel periodo l’abbiamo sentito un milione di volte. Stai a vedere che ad unirli assieme alcuni testi curatoriali possono fondersi a perfezione?

Già, questo esperimento di cut up alla William Burroughs noi l’abbiamo provato ed abbiamo constatato con discreto disgusto che unendo una ventina di testi in poco tempo si ottiene un bel prodotto uniformato, proprio come centinaia di altri testi senz’anima tanto apprezzati dagli addetti ai lavori very cool. Mancano ovviamente passione e sentimento ma tanto chisseneimporta, basta buttar giù due frasi d’effetto e tutto gira a perfezione.

L’oroscopo dell’arte contemporanea del 2011

Ecco a voi un oroscopo semiserio dell’arte contemporanea del 2011. Alcune previsioni forse si riveleranno azzeccate altre non si avvereranno mai, ma questo è l’imprevedibile mondo dell’arte. Bando alle ciance e partiamo subito col servizio:

I musei di arte contemporanea si apriranno a nuove prospettive. Sappiamo bene che i direttori di alcuni musei espongono solo artisti di determinate gallerie. Così facendo ci si dimentica di agire per interesse pubblico e si agisce per interesse di una ristretta cerchia di amichetti. Tutti sono contenti e le quotazioni degli artisti salgono. Inciuciare meno è la parola d’ordine.

I giovani artisti avranno maggior controllo sulle loro carriere. Oramai il mondo di internet mette a disposizione diverse soluzioni per mostrare il proprio lavoro o stringere accordi tramite i social networks. I giretti poco chiari di certi dealers opportunisti sono noti a tutti, evitare quindi di subire una strumentalizzazione del proprio lavoro ed agire sempre di più in modo indipendente. L’oracolo consiglia spregiudicatezza.

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