Damien Hirst e gli Spot Paintings, nuovi stimoli e giuste energie?

Era da molto tempo che non si sentiva parlare di lui ma evidentemente il folletto dell’arte contemporanea, al secolo mr. Damien Hirst era impegnato a preparare l’ennesimo colpo da maestro. Questa volta il piccolo genio della YBA è tornato sui suoi passi dando forse l’ennesima prova di una mancanza di idee alquanto condivisa all’interno del sistema internazionale, giunto oramai in una fase di stanca.

Per analizzare meglio questa notizia dobbiamo però partire dal passato. Come ben ricorderete, nel 2008 il signor Hirst organizzò un’asta storica, giusto prima del disastro economico dove tra le altre cose scoppiò anche la bolla speculativa dell’arte contemporanea. In quel frangente più di 21.000 persone visitarono la preview exhibition di Sotheby’s con le opere all’asta e nella conseguente vendita di due giorni il celebre artista totalizzò un bottino di circa 200 milioni di dollari. Ebbene, proprio all’alba di quella storica asta, Damien Hirst dichiarò al mondo intero che non avrebbe più creato spot paintings, vale a dire quei simpatici dipinti astratti con i pallini colorati.

A noi piace la ICA

ICA è uno degli istituti di arte contemporanea più prestigiosi dell’intero globo. Il centro fu istituito nel 1946, con l’obiettivo di creare uno spazio di dibattito al di fuori della Royal Academy per artisti, musicisti e scrittori. Nel corso degli anni l’ICA ha contribuito a generare diversi miti dell’arte contemporanea come ad esempio la nascita della Pop Art con l’Independent Group e le mostre di Damien Hirst (che proprio all’ICA inaugurò la sua prima mostra in uno spazio pubblico), Jake & Dinos Chapman, Vanessa Beecroft e tantissimi altri.

Tra gli eventi storici ospitati dall’ICA va inoltre ricordata la prima proiezione del film Hurlements en Faveur de Sade di Guy Debord che causò non poche rivolte nel mondo dell’arte. Insomma questo polo culturale sito nei pressi di Trafalgar Square funziona come punto di congiunzione tra l’arte emergente e la scena vera e propria. L’ICA è inoltre teatro dell’exhibition annuale New Contemporaries, dove i neolaureati possono stupire il pubblico con le loro creazioni.

Takashi Murakami raccoglie quasi 9 milioni di dollari per il Giappone

Takashi Murakami e la solidarietà hanno assestato un bel colpo all’interno del variegato mondo del mercato dell’arte. Giusto lo scorso mercoledì, il re del pop giapponese ha praticamente riempito la sala vendite di Christie’s New York alle 9:30 di mattina, totalizzando il ragguardevole bottino di 8.7 milioni di dollari. Si è trattato di un evento di beneficenza ed i ricavi sono andati al Giappone, per tentare di arginare i danni economici e strutturali causati dal tremendo terremoto dello scorso 11 marzo e dal conseguente tsunami che ha devastato le vite di centinaia di migliaia di innocenti. Si stima infatti che più di 300.000 persone siano rimaste senza casa, praticamente una crisi umanitaria che ad oggi non sembra migliorare.

Tornando all’evento, anche se Christie’s e Murakami hanno scelto un orario piuttosto mattiniero, i collezionisti non si sono lasciati scoraggiare e sono accorsi in massa, mentre uno streaming online ha facilitato la partecipazione dei collezionisti asiatici. Ovviamente Murakami, che ha contribuito con 4 opere appositamente realizzate per l’evento, non è stato l’unico big a partecipare all’asta ma è stato affiancato da altre stars del contemporaneo. Jeff Koons, ad esempio, con la sua opera Balloon Monkey Relief ha raggiunto 1 milione di dollari partendo da una quotazione di 600.000 dollari.

Le mostre internazionali di novembre

Mark Rohtko

Eccoci come di consueto ad offrirvi il meglio dell’arte contemporanea in giro per il mondo. Mi raccomando se vi trovate in viaggio o in vacanza non mancate queste mostre, sarebbe un peccato imperdonabile.  Il 13 novembre al MOCA di Los Angeles parte Icons, la grande retrospettiva dedicata a quel geniaccio dell’occulto mr Kenneth Anger, tutta la mostra è ovviamente incentrata sul culto delle icone.

Eddie Martinez va invece in onda dal 11 novembre nelle prestigiose sale della galleria Peres Project di Berlino. In mostra nove dipinti recentemente prodotti dal celebre astrattista. Marlene Dumas è invece ospitata fino al 26 novembre dalla Frith Street Gallery di Londra. Sono presenti in mostra alcuni dipinti facenti parte di una serie recente, c’è anche un ritratto di Amy Winehouse.

Quando c’erano loro…

Periodo di astuta incertezza o totale stallo creativo? In molti se lo chiedono, sta di fatto che i comportamenti dei due enfant terrible dell’arte contemporanea sono profondamente cambiati nel corso degli ultimi dieci anni. Parliamo di due artisti che nel bene e nel male hanno segnato un epoca, scrivendo nuove pagine all’interno dei libri di storia dell’arte contemporanea. Si tratta ovviamente di Damien Hirst e Maurizio Cattelan, personalità e stili diversi ma fondamentalmente simili, in comune soprattutto la voglia di scioccare, di fare notizia e lasciare il pubblico con il riso amaro in bocca.

Hirst e Cattelan, gemelli diversi separati alla nascita, uguali anche per il polverone economico sollevato dalle loro opere, sfociato in seguito nello scoppio della bolla dell’arte contemporanea. Hirst oggi ha 46 anni, un palmares ricco di ori e riconoscimenti, mostre in musei di tutto il mondo e presenze nelle più blasonate collezioni. Dopo un suo ritorno alla pittura pesantemente criticato da pubblico ed addetti al settore, il folletto britannico ha da poco realizzato l’etichetta (e la confezione) del Somerset Cider Brandy. Hirst è ormai un brand.

Phillips de Pury si vende le opere di Damien Hirst a metà

Damien Hirst e Phillips de Pury hanno litigato, non si è trattato di una vera e propria rissa ma di un diverbio ben pesante, visto che la celebre casa d’aste è stata incolpata di aver venduto alcune opere incomplete prodotte dall’artista, ma andiamo per gradi. Nel 2002 Hirst produsse una serie di spin paintings dal titolo In a Spin, The Action of The World on Things, la serie in questione consisteva in alcune scatole, ognuna contenente un singolo dipinto ed ben 23 stampe numerate ed autografate dall’artista.

Ebbene, all’ultima asta organizzata da Phillips de Pury il dipinto è stato venduto indipendentemente dalle stampe, un poco come fanno quei commercianti che si vendono a parte il campioncino di shampoo allegato al bagnoschiuma, quello con su scritto “non vendibile separatamente” per intenderci. Morale della favola, la casa d’aste è riuscita a racimolare ben 73.250 sterline nel 2009 dalle vendite dei dipinti singoli e lo scorso giugno ha ceduto un altro dipinto della serie per circa 51.000 sterline (di cui il 4% di diritto di rivendita spetta all’artista).

Garage Magazine, Dasha Zhukova e i tatuaggi di Damien Hirst

Dasha Zhukova è una vera e propria first lady dell’arte contemporanea ed il suo carismatico potere non accenna a diminuire, anzi con il passar del tempo la giovane tycoon russa sembra divenir sempre più trendsetter. Sfido, direte voi, quando si è belle e ricche si può conquistare il mondo. Sarà anche così ma non si può certo dire che l’avvenente zarina dell’arte sia una totale sprovveduta.

Nel 2009 Dasha Zhukova era stata nominata direttore capo di Pop Magazine, giusto dopo aver fondato il Garage Center for Contemporary Art. L’avventura era però terminata giusto un anno dopo con queste motivazioni: “Voglio focalizzare le mie energie su un progetto di editoria digitale indipendente. Sono emozionata perché costruirò qualcosa partendo da zero”, segno evidente che la poltrona dirigenziale stava un poco stretta alla poliedrica Dasha. Detto – fatto, oseremmo dire, poiché proprio in questi giorni la zarina ha lanciato un suo magazine nuovo di pacca.

11 Gagosian Gallery per Damien Hirst nel 2012

Come titola Artinfo nel 2012 è prevista l’apocalisse, quella fine del mondo tanto sbandierata dai tabloid di tutto il mondo che oramai è balzata in prima posizione nella classifica delle più celebri leggende metropolitane di tutti i tempi. Scherzi a parte, un bel trambusto, almeno per il mondo dell’arte ci sarà e sicuramente non sarà del tutto inferiore ad una sventura di vasta scala.

Nel gennaio prossimo infatti, la Gagosian Gallery di New York organizzerà un evento senza precedenti. Star di questa manifestazione è il pupillo della generazione Young British Artists, Mr. Damien Hirst. Gagosian terrà 11 mostre simultanee nei suoi 11 avamposti sparsi per il globo, protagonisti assoluti saranno i celebri Spot Paintings del folletto-Hirst, quei dipinti a pois colorati su sfondo bianco per intenderci. Questa mostra personale multipla fa parte di una sorta di rilancio in grande stile dopo i numerosi flop che l’artista ha immagazzinato negli ultimi tempi.

Damien Hirst realizza la cover di I’m With You, il nuovo album dei Red Hot Chili Peppers

I Red Hot Chili Peppers sono tornati, la scoppiettante band capitanata dal cantante Anthony Kiedis e dal bassista-funambolo Flea ha infatti da poco ultimato il decimo capitolo di una discografia che non ha mai mancato di affascinare e stupire i fan di tutto il mondo. Per placare la sempre più insistente curiosità degli aficionados che non vedono l’ora di avere tra le mani I’m With You (questo il nome del decimo disco da studio della band che arriverà nei negozi il prossimo 30 agosto), i Red Hot Chili Peppers hanno deciso di fornire alcune anticipazioni tramite la loro newsletter.

Ebbene la band ha mandato a tutti le prime immagini della copertina dell’album ed indovinate un poco chi ha curato l’artwork? Si, stiamo parlando proprio dell’enfant terrible della Young Artists Generation, Mr. Damien Hirst. Lo scapestrato folletto dell’arte contemporanea non ha fatto altro che fondere due soggetti a lui cari, vale a dire i medicinali e le mosche, creando appunto l’immagine fotografica di una mosca posata sopra una pillola recante la scritta I’m With you. La mosca è circondata da uno sfondo completamente bianco, una scelta decisamente minimal che fa da contrappunto alla proverbiale verve della band.

Vorrei quello Skateboard di Damien Hirst

Damien Hirst

Negli ultimi venti anni le dinamiche di mercato legate all’arte contemporanea si sono sostanzialmente trasformate. Ovviamente la vendita di opere uniche tramite gallerie, fiere e aste, rappresenta sempre uno dei canali largamente utilizzati ma è pur vero che nel corso degli anni gli artisti hanno cercato, tramite i multipli, di abbracciare un sempre più vasto bacino di pubblico.

Stampe, litografie, sculture a tiratura limitata e quanto altro sono quindi riuscite a concedere al piccolo collezionismo la possibilità di accaparrarsi un’opera di un dato artista a cifre un poco più abbordabili. La rivoluzione lanciata da Andy Warhol e ripresa ancor più concretamente dai vari Koons e Hirst ha segnato l’ingresso in campo di un nuovo attore: l’oggetto artistico di massa, vale a dire non un multiplo ma un’opera nata appositamente per essere prodotta a tiratura quasi illimitata. Oltre i vari toys lanciati dal fenomeno lowbrow, i poster della street art ed i libri d’artista, i principali attori dell’arte contemporanea hanno iniziato a produrre vere e proprie opere legate ad oggetti di uso quotidiano, entrando di fatto in un pericoloso limbo tra arte e design.

For the love of contemporary a Firenze

Dodici ore no stop tra conferenze, spettacoli, eventi, una vera e propria ‘maratona’ del contemporaneo con epicentro a Palazzo Vecchio ed eventi in tutta la città per celebrare e riscoprire l’identità e l’anima contemporanea di Firenze. E’ ‘For the love of contemporary’, titolo che parafrasa il nome del famoso teschio tempestato di diamanti di Damien Hirst – For the love of God – e che si svolgerà l’11 giugno, alla vigilia della partenza dell’opera da Firenze.

Tra gli appuntamenti, alle 17.30 l’incontro “Città fatte ad arte: nuovi visioni per lo spazio urbano”, dedicato in particolare al tema dell’arte pubblica. Parteciperanno l’assessore da Giuliano da Empoli; Beatrice Trussardi, presidente della fondazione Nicola Trussardi; Mario Cristiani, fondatore di Galleria Continua; Alberto Salvadori, direttore artistico del museo Marino Marini; e Arabella Natalini, curatrice di EX 3.

LIVE! L’arte incontra il rock

Dal 21 maggio al 7 agosto 2011 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta LIVE! L’arte incontra il rock. La mostra curata da Luca Beatrice e Marco Bazzini racconta attraverso un suggestivo punto di vista come la storia dell’arte contemporanea e la storia del rock siano andate di pari passo contribuendo alla costruzione dell’universo culturale degli ultimi quarant’anni.

Arti visive e musica, che nel tempo si sono incrociate e sovrapposte dando vita a un panorama coerente e unitario, sono infatti accomunate nella dimensione della performance che di volta in volta assume i contorni di una mostra o di un concerto. LIVE! propone una lettura parallela e originale di alcuni di questi grandi eventi attraverso l’esposizione di dipinti, sculture, installazioni, videoclip, artworks, LP, opere grafiche, fotografie, riviste e film. Il percorso parte dal 1969, anno dell’ultima storica esibizione live dei Beatles “Welcome to the Show!” sul tetto della casa discografica Apple. E’ l’anno di Woodstock, del Flower Power, della diffusione delle utopie e della loro stessa caduta resa evidente dal concerto dei Rolling Stones a Altamont, finito in tragedia con la morte di quattro ragazzi.

Una mostra tutta “Made in Italy” da Gagosian

In occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, Gagosian Gallery il 27 maggio inaugura Made in Italy, un’importante mostra collettiva nel suo spazio romano di Via Francesco Crispi 16. Curata da Mario Codognato, la mostra intende tracciare un inedito percorso italiano attraverso l’opera di alcuni tra i maggiori artisti degli ultimi 60 anni: Georg Baselitz, Jean Michel Basquiat, Joseph Beuys, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Douglas Gordon, Andreas Gursky, Damien Hirst, Howard Hodgkin, Mike Kelley, Jeff Koons, Louise Lawler, Roy Lichtenstein, Richard Prince, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, Richard Serra, Cindy Sherman, David Smith, Thomas Struth, Cy Twombly, Andy Warhol, Lawrence Weiner.

L’irresistibile attrazione esercitata dal “Bel Paese” nei confronti degli artisti del resto del mondo affonda le radici nel passato profondo e, com’é noto, conosce il momento di splendore a cavallo tra Settecento e Ottocento, all’epoca del cosiddetto Grand Tour, quando artisti-viaggiatori inglesi, americani, francesi e tedeschi varcano le Alpi per sperimentare da vicino la grande tradizione classica conosciuta solo sui libri, i capolavori di un passato idealizzato, ma anche il brivido provocato da uno stile di vita diverso e alternativo rispetto a quello che conoscono in patria.

Damien Hirst, Marc Quinn e i Duran Duran guidano la rivolta inglese

Quando il mondo della cultura made in England si arrabbia (per non pronunziar altre parole) lo fa sul serio. Come già anticipato in altri nostri articoli, il governo britannico ha proposto di rialzare le tasse universitarie annuali a circa 14.000 dollari (9.000 sterline circa). Ovviamente gli studenti di tutto il Regno Unito si sono subito opposti a questa incredibile e sfrontata richiesta ma la loro protesta è stata in queste ultime ore rilanciata da altre figure di spicco. Un gruppo di 90 tra artisti visivi, musicisti ed altre figure creative della Union Jack si è infatti unito alla sommossa popolare, portando nuova linfa a sostegno di una causa che ci sembra più che giusta.

Tra i magnifici 90 svettano i nomi degli artisti Damien Hirst, Marc Quinn e Rachel Whiteread, dei musicisti Mick Jones (Clash),  Bobby Gillespie (Primal Scream),  Nick Rhodes (Duran Duran) e dei fashion designers Stella Mc Cartney e Lily Cole. Il bello è che i magnifici 90 non hanno solamente cercato di dare un aiuto morale ai giovani studenti ma si sono offerti di pagare le multe di questi ultimi al grido di “Can’t pay your fees? We’ll pay your fines!(non potete pagare le rette? noi pagheremo le vostre multe!), incitando così i giovani ad una sana disobbedienza nei confronti di uno stato ladrone.

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