Damien Hirst: Royal Academy, no grazie

Ogni settore ha il suo fuoriclasse, il genio sregolato che puntualmente infrange le regole in maniera plateale infischiandosene di quello che pensa il pubblico e finendo puntualmente sulle prime pagine di giornali e riviste. Damien Hirst, senza star troppo a discutere sulle sue presunte o reali doti artistiche, può essere tranquillamente definito il fuoriclasse dell’arte.

La star britannica al pari di un Jim Morrison furbetto o di un George Best analcolico riesce sempre a fare notizia e molto spesso non per le sue opere ma per le sue chiacchierate decisioni. La notizia del giorno arriva fresca da Londra,  secondo quanto afferma il quotidiano Evening Standard il capo esecutivo della Royal Academy Dr Charles Saumarez Smith, avrebbe ultimamente chiesto a Damien Hirst di diventare membro della Royal Academy of Arts ma questi avrebbe prontamente rifiutato senza addurre spiegazioni plausibili.

Passports, a Milano in viaggio con l’arte

Dal 14 luglio il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita PASSPORTS. IN VIAGGIO CON L’ARTE. 75 anni di pittura, scultura, fotografia e installazioni dalla Collezione del British Council a cura di Michael Craig-Martin.

Si tratta di un’accurata selezione di opere d’arte britannica del XX e XXI secolo acquistate dal British Council nei suoi 75 anni di attività, spesso agli esordi della carriera degli artisti. Il titolo Passports fa riferimento al viaggio compiuto dalle opere a partire dal loro acquisto. Un vero e proprio itinerario nell’arte attraverso i confini internazionali che farà conoscere al pubblico il “passaporto” di ogni opera, costituito dall’insieme dei musei e delle gallerie che l’hanno ospitata nei decenni, nonché il valore stimato per ogni lavoro all’inizio del viaggio.

Classified, una mostra sulla classificazione

Importanti e recenti acquisizioni di arte contemporanea inglese sono attualmente in mostra alla Tate Britain dal 22 giugno. La manifestazione a carattere totalmente gratuito dal titolo Classified include opere di larga scala e molteplici media, tra gli artisti acquisiti svettano in nomi di Phillip Allen, Gillian Carnegie, Jake and Dinos Chapman, Martin Creed, Tacita Dean, Jeremy Deller, Mark Dion, Ceal Floyer, Damien Hirst, Simon Patterson, Peter Peri, Fiona Rae, Simon Starling e Rebecca Warren.

La mostra focalizza l’attenzione sul metodo di lavoro degli artisti, esplorando il  bisogno di classificazione come grande influenza in grado di alterare la nostra percezione del mondo esterno. Classified si riferisce al desiderio di collezionare, ordinare e categorizzare e mostra quanto gli artisti usino questo metodo nel loro lavoro.

Damien Hirst, Il Tate ed i Gemelli

 Incredibile ma vero siamo ancora qui a parlare dei nuovi pruriti artistici di Damien Hirst e di una nuova mostra al Tate Modern di Londra. L’artista sembra essere una inesauribile fucina di idee il più delle volte molto discutibili mentre la famosa istituzione museale britannica inanella una mostra dietro l’altra, il più delle volte abbastanza interessante.

Insomma tirando le somme Londra resta stabilmente nelle zone alte della classifica delle più prolifiche location per quanto riguarda la scena dell’arte contemporanea. Ma torniamo a bomba, dal 1 ottobre 2009 al 17 gennaio 2010 il Tate ospiterà una mostra dal titolo Pop Life: Art in a Material World, ovviamente come suggerisce tale incipit l’evento indagherà sulle influenze della società del consumismo nei confronti della creazione artistica, niente di nuovo sotto al sole e va da sé che lo spettro di Andy Warhol aleggerà più o meno in maniera convincente nel corso di un megapolpettone i cui ingredienti principali saranno nomi del calibro di Tracey Emin, Keith Haring, Martin Kippenberger, Jeff Koons e Takashi Muratami.

Charles Saatchi ha scoperto l’America, in Inghilterra

Charles Saatchi non finisce mai di stupirci, il magnate dell’arte questa volta ha deciso di voltare le spalle ai Young British Artists, la corrente artistica di artisti inglesi da lui stesso creata negli anni ’90 che lo ha reso ancor più ricco e che ha visto schizzare in vetta alle classifiche dell’art world internazionale nomi del calibro di Damien Hirst, Mat Collishaw, Sam Taylor-Wood, Tracey Emin e tanti altri.

Saatchi ha infatti deciso nuovamente di puntare sulla giovane arte ma stavolta il poliedrico gallerista avrebbe intenzione di dedicarsi agli artisti americani, la cosa ancor più originale è che Saatchi vorrebbe imporre tali nuovi talenti ai collezionisti del Regno Unito.

Ben Lewis e la bolla dell’arte

 Il critico d’arte e filmmaker Ben Lewis ha passato tutto il 2008 seguendo il boom del mercato dell’arte contemporanea, dal suo picco in maggio sino al collasso in ottobre. Il risultato di tutto questo impegno è un divertente documentario dal titolo The Great Contemporary Art Bubble in onda in questi giorni sulla BBC inglese.

La bolla speculativa di cui parla il documentario si riferisce ad una tendenza partita circa cinque anni fa quando si incominciò ad avvertire un pazzo interesse per l’arte contemporanea che fece rialzare di milioni di sterline le opere di Andy Warhol, Francis Bacon e Mark Rothko, vendute all’asta ad oltre 30 milioni di sterline sopra il loro prezzo di partenza. Nel settembre del 2008 la bolla raggiunse il suo climax quando Sotheby’s riuscì a vendere opere di Damien Hirst per un totale record di 111 milioni di sterline.

Damien Hirst si butta nel cinema

Da grande imprenditore dell’arte Damien Hirst non si è lasciato di certo scappare l’opportunità di entrare anche nell’industria cinematografica. Dopo aver aperto ristoranti, gallerie ed essersi buttato nella pop music il controverso artista britannico è stato designato come art curator per il film Boogie Woogie, l’attesissima satira ispirata ai trionfi ed agli eccessi di Damien Hirst ed alla sua banda di Young British Artists.

Anche se si tratta di un film di finzione ed i personaggi sono tutti inventati, una delle scene principali si svolge ad una mostra con un dipinto originale di Hirst ed alcune fedeli riproduzioni di altri suoi famosi lavori. Inoltre altri personaggi sembrano somigliare in tutto e per tutto altre figure importanti come Tracey Emin e  Jay Jopling, proprietario delle White Cube galleries. Damien Hirst ha lavorato in grande stile per Boogie Woogie, il film prevede infatti altre scene ambientate ad eventi d’arte contemporanea e l’artista inglese da buon consulente ha subito selezionato importanti opere di Tracey Emin, Banksy e dei Chapman brothers per donare autenticità alle scene.

Nicolas Berggruen, un museo privato o pubblico?

Il collezionista Nicolas Berggruen, figlio del dealer tedesco Heinz Berggruen, ha in mente di aprire un nuovo museo a Berlino per ospitare la sua collezione di arte moderna e contemporanea. Il ricchissimo magnate di origini ebraiche spera di stabilire un grande spazio espositivo in una delle sue numerose proprietà disseminate in tutta la capitale tedesca.

Berggruen che ha iniziato negli anni ’90  ad acquistare opere di Andy Warhol, Damien Hirst e Jeff Koons è presidente della Berggruen Holdings, società di investimenti finanziari con un patrimonio stimato attorno ai 2 miliardi di dollari. A Berlino la famiglia possiede già il Museum Berggruen che ha aperto i battenti nel 1996 ospitando numerosi maestri dell’arte come Paul Klee, Pablo Picasso e Henri Matisse. Nicolas Berggruen avrebbe intenzione di aprire il suo museo privato nelle vicinanze di una futura Kunsthalle pubblica che il governo avrebbe intenzione di costruire in città dopo la chiusura nel 1994 di un precedente spazio espositivo pubblico per mancanza di fondi.

Il piatto piange per Richard Prince

I periodi delle vacche grasse sono stati redditizi per molti artisti, basti pensare alle cifre astronomiche registrate dalle vendite delle opere di Damien Hirst e Jeff Koons. Tuttavia a parte squali sotto vetro venduti per 17 milioni di dollari e cagnolini di acciaio di una tonnellata quotati 5 milioni di dollari, tra gli artisti che fino a ieri hanno totalizzato cifre da record svetta il nome di Richard Prince, famoso per rifotografare le foto altrui e vendersele come sue opere.

Nel 2005 ad esempio una sua opera fu battuta all’asta per un milione di dollari partendo da una base di 250.000 dollari e la scorsa estate un suo dipinto è stato venduto all’asta per 8.4 milioni di dollari, quasi 28 volte la cifra con cui era stato precedentemente acquistato. Tutto questo era appunto ieri poiché il periodo delle vacche grasse è terminato ed ora non ci resta che quello delle vacche magre. Con l’avvento della crisi economica e forse anche a causa di una bolla speculativa, le opere di Prince hanno perso enorme valore, si stima infatti che le sue quotazioni siano scese del 50 per cento.

Kate Moss vende la pelle a Tar Magazine

Il buon Damien Hirst è sempre in cerca di una notizia che tenga alta la sua figura di star dell’arte contemporanea più chiacchierata del mondo. Si può apprezzare o disprezzare ma il suo talento nel catturare l’attenzione dei media è un vero e proprio dono artistico difficile da imitare. Questa volta Mr. Hirst ha compiuto una delle sue famigerate dissezioni anatomiche sul volto della bellissima e famosissima top model inglese Kate Moss, già musa ispiratrice di una serie di opere di Marc Quinn.

L’opera di Hirst che è una manipolazione di una foto apparsa su W Magazine di marzo, apparirà sul secondo numero della rivista biennale Tar (Tar  tradotto dall’inglese significa catrame ma è anche l’anagramma di art-n.d.r.), magazine di arte, moda e tendenze che si distingue per il suo appeal elitario ed i suoi contenuti estremamente curati. Il secondo numero di Tar, la cui uscita è prevista per la fine di questa settimana in tutti gli Stati Uniti, dovrà bissare il successo della precedente edizione che ha registrato una vendita di circa 46.000 al prezzo di copertina di circa 15 euro.

Requiem per Damien Hirst

Dal 25 aprile al 20 settembre 2009 il Pinchuk Art Centre di Kiev presenterà una grande retrospettiva dedicata al controverso estro creativo di Damien Hirst. Lo spazio espositivo fondato dal magnate della finanza Victor Pinchuk ospiterà più di cento opere create dall’artista britannico dal 1990 al 2008 in una superficie espositiva di oltre 2.5000 metri quadrati.

La mostra che avrà il titolo di Requiem e presenterà, oltre alle ormai note installazioni con gli squali sezionati Death Explained del 2008 e Death Denied del 2007, alcune delle opere più rappresentative di Hirst. Saranno presenti alcuni primi lavori come A Thousand Years del 1990, la scioccante testa di mucca ricoperta di mosche e vermi. Sarà presente inoltre Away from the Flock del 1994 la famosa installazione raffigurante una pecora sotto formaldeide.

Paul Fryer, una pietà elettrica

Tornano alla ribalta le polemiche tra arte e religione, leitmotiv che sembra esser ormai divenuto una triste e scordata cantilena che non affascina o scandalizza più nessuno. La Cattedrale di Gap nel sud della Francia in occasione delle festività pasquali ha da poco ospitato una scultura dal titolo Pietà raffigurante il Cristo morto su una sedia elettrica, opera dell’artista britannico Paul Fryer.

L’operazione avrebbe suscitato non poche reazioni ”in maggioranza positive”, ha osservato il vescovo della diocesi, Jean-Michel di Falco. Commenti di fedeli e visitatori , posti accanto alla foto della scultura , sono inoltre stati pubblicati sul sito della diocesi di Gap e sono in gran parte favorevoli all’ iniziativa. ”La croce non era l’equivalente, all’epoca romana, della sedia elettrica?”, si chiede uno dei fedeli. Un altro osserva: ”Oggi entriamo in una chiesa senza neanche guardare Cristo sulla croce. Alloro dico grazie a Jean-Michel di Falco per avermi svegliato”.

Freaky Friday, diario di bordo

 Siamo giunti alla resa dei conti per le due manifestazioni fieristiche romane Roma-the road to contemporary art e Arto’- art fair in open city, mentre Roberto Casiraghi, direttore di The Road to Contemporary tira in ballo le istituzioni per un possibile finanziamento delle future edizioni della fiera, il nuovo direttore di Arto’ Raffaele Gavarro replica che l’aiuto da parte delle istituzioni deve essere attuato in minima parte ed in determinate modalità, ribadendo il concetto di fiera come evento di mercato.
Dietro l’annuncio di Casiraghi si cela forse una realtà fieristica un poco alla deriva ma avremo modo di parlare ampiamente dei due appuntamenti fieristici romani a bocce ferme, in un nostro approfondimento della prossima settimana.

L’effetto Saatchi

Gli artisti contemporanei inglesi sono ormai talmente quotati nel mercato dell’arte internazionale che ogni galleria italiana vorrebbe averne uno, magari anche uno poco famoso ma rigorosamente di sangue britannico. Certo è che ultimamente anche gli artisti della Repubblica Ceca sono molto in voga ma l’Inghilterra è sempre l’Inghilterra. Gli Young British Artists sembrerebbero essere i porta bandiera di una vena creativa inesauribile, un vero tesoro per la terra di Albione per molto tempo devota a John Constable, J. M. W. Turner e Francis Bacon quali rappresentanti dell’arte britannica nel mondo. Oggi tutto è cambiato e la Gran Bretagna sembra sfornare un talento al mese. Dietro questa fucina di creatività c’è sicuramente la mente geniale di Charles Saatchi, proprietario dell’omonima galleria, collezionista d’arte e co-fondatore della famosa agenzia pubblicitaria londinese Saatchi and Saatchi.

Ma cominciamo per gradi, nel 1988 un gruppo di 16 artisti del Goldsmiths College di Londra capitanati da Mr. Damien Hirst al secondo anno di college, prese parte ad una storica mostra chiamata Freeze in uno spazio espositivo alternativo nei Docks di Londra. Alla mostra assistette anche il buon Saatchi che rimase subito colpito dagli animali sotto vetro di Hirst tanto da divenirne il maggiore collezionista.

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