Red Shirley, il documentario di Lou Reed finalmente in TV

Chi non conosce Lou Reed? Stiamo ovviamente parlando dell’ex leader dei Velvet Underground che assieme al grande John Cale compose alcuni brani entrati nella storia del rock come Sunday Morning, Femme Fatale, Heroin, I’ll Be Your Mirror, Venus in Furs, I’m Waiting for the Man, The Black Angel’s Death Song e All Tomorrow’s Parties. In seguito il grande rocker ha proseguito da solo, collaborando con grandi cantautori come David Bowie e dando vita all’album Transformer, presumibilmente uno dei migliori dischi di sempre.

Nel corso della sua lunga carriera, Lou Reed ha più volte incrociato le arti visive, reinventandosi persino fotografo. Oggi il grande vecchio compie gli anni, visto che è nato in quel di Brooklyn il 2 marzo del 1942. In occasione di questa lieta ricorrenza, abbiamo deciso di parlare del suo primo documentario, visto che il film verrà trasmesso per la prima volta in Italia da Studio Universal (Premium Gallery su DTT) il 2 marzo alle ore 20:00 all’interno della rassegna Lost & Found, dedicato alle perle del cinema che spesso vengono dimenticate in cantina.

Brian Duffy, l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda

Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze inaugura il 12 gennaio la prima retrospettiva completa di Brian Duffy (1933-2010), l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda. La mostra arriva in prima assoluta in Italia dopo il grande successo ottenuto alla Idea Generation Gallery di Londra. L’ evento è inserito nelle manifestazioni di Pitti Immagine Uomo 81. Celebrato autore di tante immagini della Swinging London e famoso per le sue fotografie a musicisti, attori e modelle, Duffy ha creato il culto del fotografo di moda mettendo se stesso al centro della passerella, insieme a modelle e celebrità.

All’apice della sua carriera, nel 1979, Duffy ha lasciato la fotografia. Ha radunato la maggior parte dei suoi lavori nel giardino dietro casa e ne ha fatto un falò. Faticosamente, dopo anni di ricerca tra gli archivi e le pubblicazioni di tutto il mondo, il figlio Chris ha recuperato 160 fotografie. L’insieme di immagini iconiche, rare e inedite che ne è risultato, offre un vero e proprio catalogo dell’iconografia culturale degli anni ’60 e ’70: dai mitici divi di Hollywood da Michael Caine e Sidney Poitier alle grandi rock star John Lennon, David Bowie e Debbie Harry, dalle bellezze di quegli anni Jean Shrimpton e Joanna Lumley alla leggenda letteraria William Burroughs, e molti altri ancora.

Un solo nome: Klaus Nomi

 Un cantante dalla voce fuori dal comune, un performer selvaggio ed originale, un’animale da palcoscenico, un trasformista, un grande artista. Questo è molto altro ancora è stato Klaus Sperber, meglio conosciuto come Klaus Nomi. Nato a Immenstadt, in Germania nel 1944, negli anni ’60 iniziò a lavorare come usciere alla teatro dell’Opera di Berlino dove aveva preso l’abitudine di cantare sul palco dopo la fine degli spettacoli. Nel 1972 Nomi decise di partire per gli Stati Uniti e si trasferì a New York dove cominciò a farsi conoscere nella scena artistica dell’East Village.

Per sbarcare il lunario il giovane artista faceva il pasticcere mentre allo stesso tempo seguiva delle lezioni di canto. Nel frattempo l’artista cantava e creava performances per alcuni piccoli club. Il suo stile caratterizzato da una improbabile quanto perfetta fusione tra lirica, rock e disco, unito al suo make up inconfondibile non passò di certo inosservato e nel 1978 Nomi fece la sua irruzione nella scena dell’arte con la sua performance all’evento New Wave Vaudeville, creato dall’artista David Mc Dermott.

Peter Howson è al verde e svende le sue opere

 Peter Howson è un artista scozzese, non uno dei più grandi certo ma nemmeno un pittore della domenica visto che nel 1993 ha ricoperto il ruolo di artista di guerra per l’esercito britannico durante il conflitto bosniaco, creando alcune delle più incredibili e controverse opere che fissarono su tela gli orrori e le atrocità di quella insensata lotta fratricida. Nella sua prima spedizione in Bosnia l’artista rimase talmente traumatizzato che chiese di tornare a casa senza aver prodotto nemmeno un disegno. Quando Howson decise di tornare in Bosnia riuscì finalmente a sbloccarsi ma dovette creare le sue opere usando il lucido da scarpe e la cera delle candele poichè una parte del suo materiale artistico era stata rubata.

Lo stile di Howson potrebbe sembrare un poco datato e non consono alla moda contemporanea ma il pittore è largamente apprezzato e vanta tra i suoi collezionisti nomi come David Bowie, Madonna e Jack Nicholson, a cui ha venduto opere per somme elevate arrivando anche a 300.000 sterline al pezzo. Eppure il caso di Peter Howson potrebbe essere un fulgido esempio di come sia possibile per un artista contemporaneo passare dalle stelle alle stalle in un breve lasso di tempo.

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