New York vuole demolire il suo tempio della Street Art

New York è senza ombra di dubbio la capitale dell’arte contemporanea ed è senz’altro un vero e proprio punto focale per la Street Art internazionale. Forse però non tutti sanno che proprio nella Grande Mela sorge un edificio denominato 5Pointz Arts Center, ovvero una vera e propria mecca per graffiti artists, rappers ed altre figure creative che abitualmente sperimentano le varie forme di espressione artistica urbana.

Nel corso degli anni questo imponente edificio abbandonato è stato teatro di numerose incursioni artistiche, dai graffiti di Cope2, Tats Cru e Tracy 168 fino ai video musicali delle stars della musica come Joss Stone e Jadakiss. Il colpo d’occhio offerto dalla facciata dell’imponente magazzino è decisamente mozzafiato, murales, graffiti e tags di ogni genere si avvicendano su tutta la superficie, creando una sorta di gigantesco totem dedicato alla Street Art. Il “direttore” di questo museo a cielo aperto è Jonathan Cohen, meglio conosciuto come Meresone, che dal 2001 ha avuto questo speciale permesso dal proprietario dell’edificio, Jerry Wolkoff. 

Wu Yuren e il distretto 008, la Cina fallisce per l’ennesima volta

In questi giorni la BBC inglese ha intervistato Ai Weiwei e l’artista ha rilasciato alcune scioccanti dichiarazioni circa i suoi (oltre) 80 giorni di prigionia in mano ai servizi di polizia cinesi. Weiwei ha detto alla stampa di essersi sentito “molto vicino alla morte”, a conferma della gravità di una situazione che ha tenuto con il fiato sospeso l’intero mondo dell’arte.

Va detto però che Weiwei non è l’unico artista cinese ad essere caduto vittima di un regime a dir poco oscurantista. Vi ricordate ad esempio di Wu Yuren? Ebbene se non sapete di chi stiamo parlando, vi rinfreschiamo un poco la memoria. Yuren è un intrepido artista cinese che è stato soprannominato il “piccolo Ai” per il suo coraggio e la sua combattività, attributi molto simili al suo noto collega Ai Weiwei. Yuren è stato processato nel novembre 2010 ed è stato successivamente imprigionato aver scatenato, nel corso della precedente estate, una rivolta nel distretto artistico di Pechino denominato 008, dopo che le autorità cittadine avevano deciso di raderlo al suolo.

Weihai Road 696, quando Shanghai non ama i suoi artisti

Se Londra, Berlino, New York e molte altre metropoli del mondo si sono trasformate negli anni in vere e proprie capitali dell’arte contemporanea, Shanghai potrebbe vincere il premio come città meno ospitale di tutta la creatività internazionale. Già, la città più popolosa della Cina nonché metropoli più popolosa del mondo, non è proprio il posto ideale per uno studio d’artista. Ne sa qualcosa il povero Ai Weiwei che pochi mesi fa era stato invitato a costruire uno studio proprio dalle autorità governative cittadine, vale a dire le stesse che hanno poi raso al suolo ogni centimetro quadrato di quel piccolo tempio della creatività.

Ebbene, in questi ultimi giorni altri artisti locali si sono trovati a sperimentare sulla loro pelle le difficoltà di essere creativi a Shanghai. Da ormai quattro anni infatti una colonia di artisti dissidenti si è stabilita in una fabbrica abbandonata nel centro della città, a pochi passi da Nanjing Road, la fashion street sede del main store cinese di Louis Vuitton. In poco tempo la colonia creativa ha ribattezzato quel distretto creativo come Weihai Road 696, dando vita ad una scena artistica caratterizzata da un estremo sentimento di avanguardia il quale molto spesso non incontra i favori dell’arte commerciale.

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