Il MAXXI, una Tate Modern “de noantri”

 

Continuano le MAXXI baruffe, Giovanna Melandri sembra sempre più decisa a trasformare il museo romano in una Tate Modern alla “volemose bene” nominado un direttore internazionale capace di far decollare la baracca. Noi di queste parole ne abbiamo sentite sin troppe e dei rottamatori di turno ci fidiamo ben poco.

Lorenzo Giusti al MAN di Nuoro ma in Sardegna non sono contenti

Il Man di Nuoro, come forse molti di voi già sapranno, ha trovato il suo nuovo direttore. Dopo la dipartita di Cristiana Collu sarà quindi il bravo Lorenzo Giusti, co-direttore dell’ormai defunto EX3 di Firenze. La scelta ha decisamente sbaragliato ogni pronostico ed ha lasciato un poco a bocca asciutta tutti coloro i quali avevano già malignato circa la futura elezione di un direttore sardo e con poca esperienza.

Eppure non tutti sono contenti visto che Francesca Ghirra di Sel, Sinistra Ecologia e Libertà, presidente della commissione Cultura a Cagliari, ha pubblicato le seguenti parole sul suo account di Facebook: “Il MAN ha un nuovo direttore artistico e io, lungi dal dubitare della sua preparazione e competenza professionale, sono molto pessimista e infastidita di come nel nostro paese vengono condotte le selezioni pubbliche”.

Il CAM brucia le sue opere

  Capita a volte di trovarsi con la testa fra le nuvole, a guardare uno dei tanti telegiornale trasmessi dalle varie emittenti. Ecco però che un dettaglio cattura la nostra attenzione, vediamo le immagini di quello che sembra un museo. Tutto normale, vien da pensare, quand’ecco che un uomo all’interno di uno degli spazi espositivi  comincia ad appiccare il fuoco ad un’opera d’arte.

Subito ci avviciniamo allo schermo per guardare meglio e scopriamo che l’incendiario altri non è che il solito Antonio Manfredi, artista nonché direttore del CAM, Contemporary Art Museum di Casoria. Per nostra fortuna, il nostro buon Manfredi ha bruciato una sua opera ma una volta raggiunto dal microfono il direttore/artista si dice pronto a bruciare tutte le sue mille opere, una al giorno, per una giusta causa.

Musei d’Italia, una giungla di regolamenti

CRAA, PAC, PAN, MAN, MART. Se questa piccola lista vi sembra un naturale prolungamento dello Zang Tumb Tumb del Filippo Tommaso Martinetti, possiamo solamente aggiungere che vi siete sbagliati di poco, visto che sempre di arte stiamo parlando. Queste cacofoniche sigle da fumetto si riferiscono infatti (come molti di voi ben sapranno) ai tanti musei e centri per l’arte contemporanea sparsi per l’Italia. Tanti poli culturali ed altrettanti dissimili regolamenti interni che sono per forza di cose subordinati alle varie tipologie di museo.

Ci sono infatti i musei regionali, quelli provinciali, le fondazioni, i musei civici e chi più ne ha più ne metta. Ognuno di questi organismi deve rendere conto ad una diversa amministrazione pubblica che ne stabilisce i regolamenti e stanzia i fondi per la sussistenza stessa dello spazio. Tanto per fare un esempio pratico i Musei regionali sono gestiti più o meno direttamente dall’Assessorato regionale dei Beni culturali. Ovviamente non esiste un regolamento comune ed ogni regione o ogni provincia del caso decide autonomamente.

Exibart torna grande con Angelo Capasso

Lo scorso marzo abbiamo assistito ad una vicenda assai scioccante che ha tenuto con il fiato sospeso migliaia di appassionati d’arte contemporanea del nostro stivale, vale a dire il divorzio tra lo staff storico di Exibart guidato da Massimiliano Tonelli e Giovanni Sighele e la nuova gestione editoriale Emmi. La sofferta decisione ha sollevato un vespaio di polemiche e da ambo le parti si è instaurato un clima di tensione che ha spaccato in due l’opinione pubblica.

Con il tempo fortunatamente le polemiche si sono assopite ed abbiamo anzi assistito con piacere alla nascita di una nuova piattaforma (Artribune) che in poco tempo è riuscita ad imporsi nel difficile mondo dell’informazione artistica. Un evento traumatico si è quindi tramutato in una lieta novella.

Biennali: a Venezia si alloggia a Sharjah si sloggia

Tutto il mondo dell’arte è in trepida attesa per la prossima Biennale di Venezia. Come ben sapete però cercare una sistemazione in laguna è cosa assai ardua, vuoi per i prezzi molto alti, vuoi per la limitatezza degli alloggi. Un gruppo di artisti danesi ha perciò deciso di risolvere questa spigolosa questione, offrendo una sistemazione gratuita ad alcuni artisti che ne faranno richiesta.

Questo gruppo di intraprendenti creativi prende il nome di Wooloo Productions ed è noto per le sue performance a dir poco non convenzionali. Già nel 2002 il gruppo aveva lanciato sul proprio sito il progetto online New Life Copenaghen, garantendo alloggi per 3.000 artisti internazionali presso alcune famiglie danesi. Per la Biennale di Venezia, Wooloo Productions ha intenzione di lanciare il progetto New Life In Venice, seguendo più o meno lo stesso funzionamento di quello attuato in Danimarca. 

Exibart licenzia Exibart: fuori Tonelli e Sighele

Sembrava un banale intervento di routine, quelli che costringono ogni tanto i siti internet con tanti contenuti a fermarsi per aggiornare un software obsoleto o quanto alto. Dopo un paio di giorni di silenzio però, l’immobilità delle speed news di Exibart ci ha fatto pensare a qualcosa di serio. Ebbene dietro quel breve comunicato che addossava le colpe ad un non specificato problema tecnico si nasconde qualcosa di ben più grave, una vera e propria tragedia che rischia di minare le basi dell’informazione artistica su internet. Nel ribadire la nostra solidarietà, vi forniamo il comunicato che in queste ore sta girando su Facebook:

Exibart, testata d’arte tra le più popolari in Italia, ha licenziato nei giorni scorsi sia il direttore editoriale Massimiliano Tonelli, sia il direttore responsabile Giovanni Sighele, entrambi fondatori – alla fine degli anni novanta- di un vero e proprio caso dell’editoria culturale italiana degli ultimi anni. “Exibart è un organismo scaturito da oltre dieci anni di massacrante lavoro” afferma Massimiliano Tonelli.

Il CAM chiama e la Germania risponde

Ricorderete certamente lo strano caso del direttore del CAM, contemporary Art Museum di Casoria. Per chi si fosse persa la notizia, vi ricordiamo che agli inizi di febbraio Antonio Manfredi aveva issato la bandiera tedesca sulla porta principale del msueo ed aveva chiesto asilo politico in una lettera inviata al cancelliere Angela Merkel, poiché vittima della camorra ed impossibilitato a proseguire le normali attività culturali dell’istituzione.

Manfredi aveva inoltre proposto di trasferire lo staff e l’intera collezione del museo in Germania, abbandonando di fatto una terra già fin troppo bersagliata da numerosi attacchi al suo patrimonio culturale. Ebbene il Corriere del Mezzogiorno ci informa che lo scorso lunedì, in mattinata, una delegazione formata dal console tedesco Christian Much, dal direttore del Goethe Institut di Napoli Maria Carmen Morese e dall’addetto alla cultura del consolato tedesco Atonia Weber, si è recata a far visita al tanto chiacchierato museo d’arte contemporanea.

Camorra! ed il direttore del CAM Antonio Manfredi chiede asilo in Germania

Una sbalorditiva notizia è rimbalzata nelle ultime ore sul sito della CBS News. Protagonista della vicenda è Antonio Manfredi, direttore del CAM, Contemporary Art Museum di Casoria, istituzione museale che negli ultimi tempi è stata bersaglio di alcuni atti illeciti portati a termine da ignoti malfattori. Ai microfoni dell’Agence France Presse, Manfredi avrebbe dichiarato di voler presto lasciare il museo e trasferirsi in Germania per proseguire il suo percorso di supporto alla giovane arte.

“Sto dicendo sul serio, se Angela Merkel mi offre asilo, sono pronto a fare i bagagli e trasferirmi in Germania con lo staff del museo e con l’intera collezione di 1.000 opere” ha dichiarato alla stampa il direttore. In parole povere Manfredi sarebbe pronto sin da subito a trasferire l’intero museo con tutte le opere accumulate durante la sua gestione iniziata nel 2005.

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