La Strata Tower vince il Carbuncle Cup per il peggior edificio britannico edificato nel corso dell’anno

Vi ricordate dalla Strata Tower di Londra? Sicuramente si, anche perché ne abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo. Per chi non rammentasse, la Strata Tower è quel bizzarro grattacielo in grado di soddisfare parte del suo bisogno energetico grazie a delle gigantesche turbine poste sul suo soffitto.

Ebbene questo colosso di 42 piani ha già vinto un premio, ma forse i suoi costruttori non ne saranno contenti. La Strata si è infatti aggiudicata la Carbuncle Cup, celebre competizione organizzata dal magazine Building Design che puntualmente premia il peggior edificio britannico edificato nel corso dell’anno. “Con il suo strano design, la Strata Tower ricorda un rasoio Philishave e non sfigurerebbe nella sequenza iniziale di un film di James Bond” ha commentato Ellis Woodman di Building Design. Adam Jones, un altro giudice della competizione lo ha invece definito: “un edificio caratterizzato da un design grottesco. Prima vivevo nel sud di Londra ma ho dovuto traslocare perché la Strata Tower mi faceva star male ed ero costretto a vederla tutti i giorni. Ovviamente non sto scherzando”.

Strata Tower, abitare in maniera autosufficiente

Sembra una grande astronave frutto della fantasia di qualche scrittore di fantascienza anni ’30. Eppure lo Strata Tower, il nuovo protagonista dello skyline di Londra, è un semplice edificio. Ad essere precisi non tanto semplice visto che sul suo soffitto sono state implementate delle gigantesche turbine. Il grattacielo è stato progettato dagli architetti Hani Rashid e Lise Anne Couture di Asymptote ed è alto circa 147 metri per 40 livelli totali.

I piani per la costruzione del possente edificio sono stati presentati al pubblico circa sei anni fa e la sua costruzione doveva essere ultimata prima del 2020, invece questo enorme colosso da 113 milioni di sterline ha bruciato le tappe aprendo le sue porta con circa 10 anni di anticipo. Lo Strata Tower è in realtà una grande sfida, il primo dei tre grattacieli previsti per la zona di Elephant & Castle ed il primo tangibile tentativo di costruire nuovi edifici autosufficienti.

John Day, Barbara Andrus e Cui Fei, nuove realtà della nuova Land Art

Negli ultimi anni alcuni artisti ascesi agli onori dell’arte contemporanea internazionale hanno iniziato a lavorare con materiali naturali, rispolverando gli antichi fasti della Land Art nata sul finire degli anni ’60. I protagonisti di questa insolita forma d’arte creata con arbusti, rami ed altre elementi sono riusciti nel difficile intento di creare simbolici ed evocativi ambienti che mostrano in pieno la bellezza e la malleabilità della natura.

Tre di questi artisti, John Day, Barbara Andrus e Cui Fei, sono in questi giorni ospiti della Amelie A. Wallace Gallery, all’interno dell’Old Westbury college di New York, in occasione della mostra Regarding Nature: Thorns, Twigs, Buds and Branches (in mostra sino al 2 maggio 2010). Stranamente nessuno di questi tre artisti è realmente interessato alle politiche ambientali ma piuttosto all’estetica ed ai modi in cui alberi e rami possono essere intrecciati per combinare nuove forme.

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