Senza critica la situazione è critica

Benvenuti nell’universo uniformato dell’arte contemporanea, già perché da quanto si evince dalle notizie presenti sui maggiori magazines d’arte italiani, in questi ultimi anni stiamo assistendo al trionfo del bello e della creatività nazionale. Ed allora perché l’arte contemporanea del nostro paese stenta ad imporsi sulla scena internazionale? Dove mai saranno finiti gli eventi male organizzati e gli artisti della domenica?

La quasi totale mancanza di una piattaforma critica coerente è un male diffuso in Italia, un problema annoso che rischia di appiattire l’arte contemporanea su di un unico livello estetico dove tutto è considerato di buona qualità ed ogni artista compie una sua personale ricerca su qualcosa di interessante e sperimentale. Il risultato di questa inutile piaggeria e che gli artisti realmente meritevoli di attenzione così come gli eventi ben riusciti non riescono ad emergere, uniformandosi al resto e pregiudicando un futuro sviluppo sia creativo che tecnico di coloro che potrebbero rappresentare un cambiamento nel vasto mare dell’arte contemporanea nostrana.

Il cuore rivelatore (del gallerista in fiera)

Come è andata la fiera? La domanda diventa sempre più incalzante, la cravatta sempre più stretta ed il rivolo di sudore già inizia a solcare la fronte lucida. Il gallerista indeciso si volta a rimirar le opere in mostra sulla parete di cartongesso e non scorge alcun bollino rosso. Un dubbio l’assale,  anche l’intervistatore ha notato l’assenza di bollini e di certo non si priverà del piacere di torturare il povero dealer. La risposta rimbalza fra i denti e si bagna tra la saliva ma stenta ad uscire.

Artissima: il trionfo/tonfo del New Industrial Minimalism

Artissima si è conclusa lasciando dietro di sé le solite gioie ed i soliti malcontenti. C’è chi dice che il livello delle gallerie e delle opere in mostra è stato incredibilmente alto, c’è invece chi è pronto ad affermare il contrario. C’è chi dice che il volume delle vendite è stato più che soddisfacente e chi invece si lamenta per non aver raggiunto nemmeno i fatidici “nuovi contatti”. Una certezza però l’abbiamo: l’ondata di New Industrial Minimalism che da tempo tentiamo di arginare in tutte le maniere sulle pagine del nostro blog, ha cominciato a stancare anche gli addetti ai lavori.

Il tracollo delle fiere italiane

La maggior parte delle fiere d’arte in Italia non hanno un progetto. E’ per questo che il loro appeal è drammaticamente diminuito in questi ultimi anni. Avere un progetto non significa solamente regalare gli stand alle gallerie più prestigiose ed escludere sistematicamente quelle emergenti (trattenendogli però la famigerata quota di “spese di organizzazione”). Prima di tutto bisognerebbe effettuare una reale ricerca sulle gallerie che ambiscono ad entrare in fiera.

Pillole di Frieze parte 2 – Cosa ci è piaciuto

Aslı Çavuşoğlu

Accantoniamo per ora le nostre diatribe sui collages e parliamo di Frieze nello specifico. Abbiamo senz’altro notato cose positive che andremo ad elencare qui di seguito. La galleria Sgandar di Oslo ha presentato una gigantesca installazione lignea di Oscar Tuazon che ha occupato l’intero stand, opera monumentale decisamente affascinante. 

Pillole di Frieze parte 1 – Collages, collages ed ancora collages

Mladen Stilinović, Galerie Frank Elbaz

Ma insomma, dopo tutti questi articoli su Londra e tutto questo clamore, cosa rimane di Frieze? Innanzitutto è inutile ricordare ai nostri lettori che in fatto di prestigio ed organizzazione la celebre fiera britannica non si smentisce mai, press office puntuale, preciso e severo quanto basta, strutture degne di questo nome,  stand ben costruiti e punti ristoro veramente golosi.

Cosa vedremo a Frieze – Parte 2

Dato che nel precedente articolo abbiamo parlato di Frieze, restiamo sul pezzo ed andiamo a vedere quali sono le gallerie italiane che hanno deciso di partecipare a questa prestigiosissima fiera.

Torna Art Basel, la fiera che non perde colpi

Le fiere d’arte contemporanea del nostro belpaese non se la stanno passando molto bene. L’ultima rovinosa caduta di Rome contemporary è solamente la punta di un iceberg ben più profondo di quanto si possa scorgere dal nostro piccolo battello in balia delle onde. Anche Torino, Milano e Bologna non sono di certo le punte di diamante delle manifestazioni  di mercato del tricolore. Il calo di pubblico ed i micidiali tagli organizzativi non hanno di certo giovato ed alcuni galleristi hanno già minacciato di disertare ogni kermesse nazionalpopolare.

 C’è però una fiera che sembra non sentire la crisi e che ogni anno rilancia la posta, proponendo un programma sempre più ricco e sofisticato in grado di attirare chi cerca la giusta dose di stile, lusso e glitter. Stiamo ovviamente parlando dell’inossidabile Art Basel, celebre polo fieristico che ogni anno riesce ad attirare centinaia di aficionados dell’arte provenienti da ogni parte del globo.

Come attirare l’attenzione del gallerista

Stanchi delle fiere? Siamo certi che la risposta sia no, ma siamo anche certi che molti di voi saranno stanchi di recarsi alle fiere e non essere presi in considerazione dai galleristi. Già, nelle giornate di fiera i dealers sono tutti impegnati a parlottare con i collezionisti e con i loro preziosi contatti. Ed a noi amantissimi dell’arte contemporanea chi ci pensa? Ecco un pratico vademecum che vi renderà simili ad un collezionista/esperto/addetto del settore in grado di attirare l’attenzione del gallerista.

I galleristi in genere notano solamente due tipi di persone: Chi sembra ricco e chi minaccia di rompergli un’opera. Ovviamente voi dovrete tentare di somigliare alla prima categoria. Vestitevi in modo eccentrico ma non volgare per le donne abitino sgargiante e coda di cavallo, per i maschietti completo con pantalone strizzatissimo e mocassinaccio alla Briatore, una bella barba sarà come la ciliegina sulla torta. Ah, non dimenticate mai gli occhiali, se non avete problemi di vista prendetene un paio fasulli.

Censura alla fiera di Tunisi, colpita la Street Art

Ci risiamo, la censura ha colpito ancora, ed ancora una volta le sue luride grinfie si sono posate sul mondo della  Street Art. A farne le spese è stato il graffiti artist tunisino Elecktro Jaye che si era illuso di poter esporre le sue opere alla Primtemps des Art, un’importante fiera d’arte contemporanea organizzata a Tunisi. Poco dopo aver installato le opere, Jaye si è visto costretto a tirarle giù dalla parete:

uno degli organizzatori della fiera mi ha detto che aveva ricevuto alcune pressioni dagli organi di stato e che dovevo togliere le mie opere poiché giudicate troppo impegnate politicamente. A sua detta le opere avrebbero potuto causare dei problemi. Ma alla fine i problemi sono sorti comunque” ha dichiarato l’artista ai microfoni di Tunisia Live.

Poi ti lamenti che il pubblico non c’è

Il crollo verticale del sistema/arte, culminato con la sostanziale debacle di Roma contemporary, può aiutarci a comprendere cosa andrebbe cambiato, per ritrovare il perduto interesse del pubblico. Innanzitutto bisognerebbe farla finita con il concetto di “tecnico straniero”, lo specialista venuto da oltreconfine che salva baracca e burattini è una bella favoletta da raccontare ai vostri nipoti. Abbiamo ottimi curatori, manager ed addetti del settore anche dalle nostre parti, è preferibile un fallimento tutto italiano ad uno estero profumatamente pagato.

Anche i circoletti finto-minimal intellettuali che organizzano talk (in tutte le lingue tranne che l’italiano) sulla relazione tra Marinus Boezem e la margarina sono giunti ben oltre l’umana sopportazione. Proprio per dar retta a questi intellettuali radical-chic molti galleristi sono stati trascinati nel buco nero del Newindustrialminimalism / Cunsumerism, una pseudo corrente creativa che trova la sua ragion d’essere all’interno di lamiere buttate per terra, pezzi di marmo smussati con cartoline appiccicate sopra, sedie, mobili, piume di pavone e quanto altro.

Roma contemporary

La quinta edizione della fiera internazionale d’arte contemporanea Roma contemporary, che si svolge presso il MACRO Testaccio dal 25 al 27 maggio, viene presentata giovedì 24 maggio alle ore 12 da Dino Gasperini, Assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale insieme a Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, Roberto Casiraghi, Direttore Roma contemporary, Luca Cerizza, Curatore della sezione Start Up e Chris Sharp, Curatore della sezione Out of Range.

Sono 66 le gallerie internazionali ospitate nello spazio di oltre 8.000 metri quadrati, articolato nei due padiglioni del MACRO Testaccio e nella Pelanda, con un progetto espositivo rinnovato e un ampio programma culturale dedicato a tendenze emergenti e temi d’attualità della scena artistica. La nuova denominazione della fiera Roma contemporary e il progetto dell’immagine coordinata, a cura del giovane duo grafico svizzero Larissa Kasper & Rosario Florio, esprime interamente lo spirito di rinnovamento della manifestazione diretta da Roberto Casiraghi e organizzata da Revolution.  Le due sezioni della fiera Out of Range, dedicata a 11 opere di grande formato allestite nel cortile del MACRO, e Start Up, che presenta 22 gallerie giovani nate dopo il 2007, sono curate rispettivamente da Chris Sharp e da Luca Cerizza.

Sistema dell’arte contemporanea? Ah ah ah ah ah!

 

Scena dell’arte contemporanea, sistema dell’arte. Chissà quante volte avrete sentito usare queste terminologie all’interno dei discorsi fra addetti ai lavori o magari all’interno degli articoli presenti sui magazine d’arte. Per sistema dell’arte generalmente si intende un vero e proprio indotto costituito da artisti, gallerie, musei, collezionisti, addetti del settore, case d’asta, fiere, fondazioni ed altre realtà legate alle arti visive che contribuiscono al mercato, allo sviluppo ed alla promozione delle stesse.

Per definirlo come tale, un sistema dovrebbe essere strettamente interconnesso, un grande insieme i cui sottoinsieme dialogano incessantemente fra loro, contribuendo al corretto funzionamento dell’intero organismo. Questo succede in altri pianeti, visto che questa connessione reciproca dalle nostre parti è pura fiction.

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